Politica

Le responsabilità di Bonaccini-Schlein a giudizio nelle urne, non nei tribunali

Sulla “spinta ambientalista” che in Emilia Romagna ha ostacolato opere utili per limitare i danni dovranno esprimersi gli elettori, non i magistrati. Il Pd rammenti la lezione

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Ai lettori chiediamo un piccolo sforzo: distogliete per un momento l’attenzione dalle esondazioni in Emilia-Romagna e nelle Marche, che ad oggi hanno mietuto 14 vittime (speriamo di sbagliare, ma temiamo che il bilancio sia destinato a salire).

Chiudete gli occhi e tornate con la mente al primo lockdown di marzo-aprile 2020: un virus misterioso per il quale non abbiamo ancora trovato né un vaccino né una cura, le bare che sfilano sui camion dell’esercito per le strade di Bergamo, la visita del capo dello Stato all’Altare della Patria, il Papa che celebra l’Angelus in una Piazza San Pietro deserta, i numeri dei malati nelle terapie intensive elencati ogni sera dal presidente del Consiglio alla conferenza stampa delle 20 etc…

La campagna contro Regione Lombardia

Bene, negli ultimi due anni e mezzo numerosi organi di informazione si sono profusi in una campagna martellante contro le regioni amministrate dal centrodestra, in particolar modo contro la Lombardia, per non aver chiuso i comuni investiti dal Covid con sufficiente tempestività. Accuse che si sono tradotte in vere e proprie inchieste giudiziarie ai danni del governatore Attilio Fontana — riconfermato alla presidenza della Regione con percentuali stellari — e dell’assessore alla sanità Giulio Gallera.

Un fatto quantomeno bizzarro. Di solito, in Italia, si viene inquisiti per aver preso decisioni impopolari. Coloro che da quelle decisioni si sono sentiti in qualche modo feriti sporgono denuncia, le denunce si accavallano e i pubblici ministeri sono costretti ad avviare un’indagine (in giurisprudenza, si chiama “obbligatorietà dell’azione penale”: un’anomalia del nostro sistema giudiziario su cui molti hanno cercato di intervenire senza ottenere risultati).

Ma poche volte si era sentito parlare di un politico che viene messo sotto accusa per non aver fatto abbastanza, ovvero per non essere stato in grado di prevedere un male del quale nessuno poteva immaginare la portata.

Conte e Speranza

Vittime dello stesso cortocircuito sono stati — a loro modo — anche Giuseppe Conte e Roberto Speranza, sotto processo a Brescia per la gestione dell’emergenza coronavirus (nel caso specifico, le accuse sono di epidemia e omicidio colposi).

Su Atlantico Quotidiano, abbiamo più volte criticato le scelte illiberali dei governi Conte e Draghi durante la pandemia (dai lockdown generalizzati al coprifuoco passando per il Green Pass). Scelte sbagliate, anzi, sbagliatissime su cui gli italiani si sono espressi in modo chiaro lo scorso 25 settembre premiando chi era sempre stato all’opposizione. Ma quelle di Conte e Speranza erano e rimangono decisioni politiche che possono essere giudicate soltanto nelle urne, non nei tribunali.

La spinta ambientalista

Lo stesso ragionamento può essere esteso anche alle scelte di Stefano Bonaccini e di Elly Schlein, inchiodati alle loro responsabilità politiche dal geologo Massimiliano Mazzini in un’intervista a Ermes Antonucci su il Foglio del 18 maggio:

L’Emilia-Romagna è da sempre all’avanguardia nella ricerca ambientale. Il problema è che negli ultimi dieci anni dal punto di vista infrastrutturale non è stato fatto nulla, tanto che il territorio è quello mediamente a più alto rischio idrogeologico.

E ancora: “La spinta ambientalista all’interno della politica emiliano-romagnola è stata talmente forte che non ha permesso di far nulla”. Ma su quella spinta ambientalista, che purtroppo ha rappresentato un ostacolo alla realizzazione di infrastrutture utili per limitare i danni, dovranno esprimere un giudizio gli elettori, non i magistrati. Confidiamo che i parlamentari del Pd rammentino questa lezione la prossima volta che dovranno votare per l’autorizzazione a procedere di un loro avversario politico.

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