Manovre e ripicche, niente di scandaloso. È la politica, bellezza

Gli appunti vergati da Berlusconi in Senato e la risposta della Meloni. Tre considerazioni – tecnologica, giuridica e politica – su una polemica spropositata

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Sulla faccenda delle foto degli appunti vergati da Silvio Berlusconi in Senato, che stanno suscitando una polemica spropositata, con tanto di dichiarazioni della probabile futura presidente del Consiglio, la mia riflessione è la seguente. Andiamo per punti sintetici, per restare all’essenza della questione:

L’aspetto tecnologico e anagrafico

1) La tecnologia moderna permette di effettuare fotografie e riprendere video a distanze e con risoluzione grafica inimmaginabili soltanto dieci anni fa. Di questo tutti dovremmo tenerne conto, nella vita quotidiana, a maggior ragione chi eserciti un alto incarico rappresentativo.

Allo stesso modo per cui vediamo in tv le mani messe davanti alla bocca per comunicazioni riservate tra politici che si vogliano sottrarre alla stampa, metodo utilizzato persino persino tra calciatori ed allenatori, Berlusconi è stato ingenuo a tracciare, a portata di teleobiettivi della stampa, come peraltro fa da decenni, i suoi appunti presi in libertà, forse per basarvi un suo intervento futuro.

Bella o brutta abitudine che possa sembrare quella di prendere appunti in pubblico, ricorderei, piuttosto, che si parla di un ultraottantenne che fa già miracoli a riuscire ad occuparsi ancora di tante cose. Sfido tanti suoi impietosi detrattori a dimostrarsi più lucidi e “sul pezzo” di lui, quando e se raggiungeranno gli  86 anni.

Limiti di legge

2) Esistono precisi limiti di legge sulle riprese audio-video in ambienti pubblici. Utilizzare un teleobiettivo per carpire il contenuto di uno scritto a mano che non sia un cartellone esibito alla pubblica attenzione, anche se malaccortamente lasciato sullo scranno parlamentare per pochi secondi, è illegale. Punto.

Sarebbe come servirsi di una microspia per ascoltare meglio una conversazione tra persone lontane. Esistono norme specifiche, severissime, che regolano la materia e la sottopongono a regole assai stringenti. Giornalisti e fotografi non possono tutto, anche riconoscendo loro il più ampio diritto di cronaca. Altro punto fermo.

Manovre fisiologiche

3) Tutte le illazioni, supposizioni varie, ricostruzioni postume dei giorni febbrili che vedono nascere un nuovo Parlamento ed un nuovo governo sembrano appartenere alla fantapolitica più che alla cronaca dei fatti. Niente di scandaloso su certe “manovre” dei segretari di partito e sull’estrema difficoltà di indicare ministri o presidenti dei due rami del Parlamento.

Dai tempi di Catilina a quelli di Carlo Magno, dagli anni delle agorà greche alle dispute tra Cavour e Mazzini, questa si chiama politica.

Chi non ha ancora capito che politica vuol dire anche febbrili consultazioni dell’ultima ora, cambiamenti di opinione su qualche collega di schieramento, con tanto di sgarbi e ripicche conseguenti, che appartengono all’indole umana, anche ai massimi livelli parlamentari, non ha capito nulla della politica e sarebbe meglio continuasse a parlare di squadre di calcio o dei fenomeni social.

Politica deriva dal greco πόλις, ossia città, intesa come Stato e vita pubblica dei suoi abitanti. Siamo e rimarremo, almeno si spera, esseri umani.

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