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Mascherine, i colpi di coda dei chiusuristi: vogliono far ripartire la giostra in autunno

Ma la positività di Draghi e Speranza fa crollare la narrazione pandemicamente corretta. Mascherina più etica che medica, educa alla sudditanza

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La positività del ministro Roberto Speranza (a cui, va senza dire, auguriamo una rapida guarigione) è piombata nel bel mezzo delle ultime discussioni sui residui ambienti in cui lasciare l’obbligo di indossare la mascherina.

L’ultimo fronte dei chiusuristi

Dopo i pasticci sulle regole da dettare per la maturità e per le elezioni di domenica scorsa, l’ultima frontiera dei chiusuristi è rappresentata dai mezzi di trasporto sui quali permarrà l’obbligo fino al 30 settembre (saranno contenti i coraggiosi turisti stranieri che hanno scelto l’Italia come meta delle loro vacanze estive). Si discute solo delle regole da applicare sugli aerei vista la necessità di armonizzare la disciplina a livello comunitario.

Piuttosto, bisognerebbe far notare che l’Enac ha già chiarito la portata e i limiti della norma: prevale quella del Paese la cui compagnia opera il volo. Molto semplicemente, se si viaggia con ITA da Roma a Londra o viceversa allora la famigerata Ffp2 è obbligatoria. Se si sceglie una compagnia che non esibisce la bandiera italiana sulla carlinga allora si può volare a volto scoperto.

La mascherina come feticcio

Cosa ci sia di razionale, prima ancora che scientifico, in una misura del genere resta un enigma difficilmente risolvibile. Intanto, nell’incertezza e nel limbo di queste regole, si crea la confusione più assoluta. Senza considerare che sull’efficacia delle mascherine ci sono diversi studi pure autorevoli che hanno demolito la narrazione prevalente in Italia, dove sono considerate alla stregua di uno scudo inviolabile.

Per la verità, quel pezzetto di stoffa è diventato un oggetto di venerazione per alcuni e un amuleto per altri. D’altronde, quando si trasforma la scienza in una religione (che spesso sconfina nella scaramanzia), il pericolo di passare dal metodo empirico al culto è particolarmente elevato.

Crollano i teoremi

Proprio la vicenda personale del ministro, dimostra che, per quanto si possa predicare la prudenza, non esiste il rischio zero sull’altare del quale sono state sacrificate le libertà, compressi i diritti e compromessa l’economia. Così come crolla definitivamente il teorema non dimostrato che “il Green Pass è garanzia di trovarsi tra persone non contagiate o non contagiose”. Tanto è vero che prima il premier Draghi e poi il ministro Speranza sono risultati positivi al test.

Eppure, sulla base di questo assunto, alcune persone sono state sospese dal lavoro, ad altre è stato impedito di usare i mezzi pubblici e ad altre ancora sono stati preclusi i momenti di socialità. Perciò, quando la realtà dei fatti stride con quanto ci è stato raccontato e imposto in maniera martellante e asfissiante, non si comprende quest’ulteriore accanimento che sposta ancora una volta in avanti il termine per la cessazione di ogni restrizione.

Anche perché questo 30 settembre non sembra il tanto agognato Independence Day ma solo il giorno che precede un nuovo giro di divieti e obblighi autunnali. Sembra quasi che si abbia il timore di decretare la fine delle restrizioni per riservarsi la possibilità di far ripartire la giostra.

L’assist Ue sul Green Pass

Intanto, l’Unione europea, pur raccomandando agli Stati membri di evitare misure eccessivamente zelanti, ha prorogato la scadenza del certificato verde al 30 giugno 2023 offrendo l’assist ai governi più intransigenti (come quello italiano) per non smantellare l’armamentario emergenziale.

Di proroga in proroga, mentre si susseguono anche importanti studi scientifici sulla inutilità (e a volte, anche la pericolosità per le persone sane) di campagne di immunizzazione ravvicinate, c’è chi già pregusta un altro giro autunnale negli hub, il ritorno delle mascherine un po’ dappertutto e una nuova stagione pandemica con il cittadino ormai esausto, arreso e obbediente.

Misure più etiche che mediche

Perciò, non si comprende neppure la ragione per cui il principio di massima precauzione sia stata usato a senso unico senza tener conto realmente dei costi/benefici delle pesanti restrizioni e dei ripetuti adempimenti sanitari, nonché dell’impatto sui più giovani già privati di un paio di anni di vita e poi costretti a porgere il braccio per recuperare un po’ di libertà; l’unico modo per smarcarsi dalla reclusione domiciliare simile a quella dei “sorci” – Burioni dixit – visto che, a un certo punto, nemmeno la negatività al test o la guarigione dalla malattia sono state sufficienti per evitare la puntura.

Su tutte queste questioni sarebbe stato utile un contraddittorio con il ministro che, invece, ha sempre preferito la comfort zone di trasmissioni o giornali meno impertinenti. Eppure, i tempi per un dibattito sarebbero ormai maturi.

Viene in mente quell’altra infelice uscita del premier sulle persone da riammettere in società quanto prima. In realtà, a dover dare delle spiegazioni è chi ha propagandato un’ipotesi scientificamente infondata e inconsistente sul piano logico, poi puntualmente smentita dai fatti.

Il Green Pass non dà alcuna garanzia, se non quella di stressare la gente e limitare le libertà senza alcun beneficio sul piano sanitario. Così come le mascherine sono ormai una misura più etica che medica.

Hanno un “valore educativo”, come ha detto improvvidamente il ministro Bianchi. Sì, educano e abituano alla sudditanza. Perché, come insegnava Montesquieu, “non vi è peggior tirannia di quella esercitata all’ombra della legge”.

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