Il governo Meloni è in carica da poco più di un mese e i suoi detrattori non hanno pace. Anziché proporre una dialettica costruttiva come opposizione, preferiscono limitarsi a qualche sterile bagarre per esaltare le proprie bandiere ideologiche. I tentativi, fin qui miseri, si concludono con un nulla di fatto.
Nonostante ciò, esiste qualcosa in grado di risvegliare gli animi dei progressisti: la passione per un welfare state onnipresente.
Un Leviatano pietoso, dal cuore d’oro, che blandisce i cittadini e li persuade a non lavorare, a non produrre, a non confidare nelle proprie capacità. Scelta audace, se consideriamo che gli elettori hanno sonoramente bocciato la sinistra alle urne.
Ma non importa: l’assistenzialismo è l’unica strada percorribile per Pd e Movimento 5 Stelle, costi quel che costi. I due partiti si ricompatteranno per inseguire le utopie socialiste?
La “rinascita” grillina
La nuova verginità dei pentastellati meriterebbe un approfondimento su Science. Dopo essersi asserragliati nel Parlamento che volevano aprire come una scatoletta di tonno, i forcaioli di casa nostra minacciano di fare le barricate contro i tagli ai sussidi. Per chi segue la politica, tutto questo non può non rievocare un certo amarcord.
Negli ultimi tempi Giuseppe Conte è apparso bellicoso, persino un pizzico aggressivo davanti ai microfoni dei giornalisti – la sua grandeur va ammirata. Giudica la manovra del centrodestra come il primo atto di una “guerra senza scrupoli ai poveri”, tanto da indire una manifestazione pro-reddito di cittadinanza che ha avuto luogo a Napoli il 2 dicembre.
La paghetta di Stato
Il 17 per cento che i sondaggi attribuiscono al Movimento 5 Stelle ha generato uno scatto d’orgoglio nel “papà du redditu”, come è stato battezzato dagli aficionados palermitani.
Ancora una volta, Conte usa gli indigenti per mandare avanti le sue bieche campagne clientelari. Favorire l’occupazione e promuovere strategie di lungo termine per lo sviluppo del Mezzogiorno? Macché, meglio dare una paghetta di Stato. Si scrive reddito minimo garantito, si legge voto di scambio.
Il leader pentastellato ha dichiarato che le misure introdotte dai suoi governi sono state le uniche di sinistra da trent’anni a questa parte. Ne abbiamo visto i risultati: 26 miliardi di euro sprecati dal 2020 al 2022 per uno strumento che non ha arginato la povertà.
Le truffe
Promettere soldi a valanga si è rivelato un tiro mancino. Decine di migliaia di percettori, più precisamente 29 mila soggetti, hanno beneficiato del sussidio in modo illecito. Stando ai dati elaborati dalla Guardia di Finanza, nel triennio 2019-2021 si sono calcolate truffe per un valore complessivo di 288 milioni di euro, di cui 171 milioni indebitamente percepiti e 117 milioni fraudolentemente richiesti e non ancora riscossi.
Galeotto fu “il reddito”
Proprio il reddito di cittadinanza ha fatto scoccare la freccia della passione tra Dem e grillini nel settembre 2019, con la nascita del governo giallo-rosso. A onor del vero, il Partito democratico si era opposto duramente al reddito durante il Conte I.
Ma si sa, tornare sui banchi ministeriali è motivo di gioia per i piddini, che amano governare senza vincere le elezioni. Ora gli stessi esponenti del Pd sono pronti a scendere in piazza al fianco degli amici-nemici, pur di racimolare qualche preferenza in più (che non otterranno).
Il Pd post-Lettam soffre un’emorragia di voti verso la formazione di Conte. La corsa alla segreteria del Pd, come ha efficacemente spiegato Lorenzo Gioli su Atlantico Quotidiano, rischia di trasformarsi in una gara a chi lancia le proposte più assurde.
Uno tra i temi discussi in queste ore al Nazareno è l’eventualità di un’alleanza organica con i 5 Stelle. Se confermata, sarebbe l’ennesima giravolta politica che si compie a sinistra.
Dem stampella dei 5 Stelle
Sembra che il Pd preferisca le incursioni notturne di Gubitosa nei talk show alle tesi ondivaghe ma riformiste di Calenda. Altro che “Ulivo 2.0”; per la classe dirigente Dem diventare la stampella del Movimento 5 Stelle non è un sogno, ma una solida realtà. Un richiamo della foresta forte e penetrante, che risuona così: pauperisti di tutta Italia, unitevi!
I cavalli di battaglia statalisti folgorano Pd e 5 Stelle. L’opposizione non comprende che le sue ricette, economicamente fallimentari, hanno fatto sprofondare il Paese nel baratro.
Assistenzialismo, demagogia e redistribuzione forzata (del malessere) sono l’emblema di una sinistra allo sbaraglio. Finché i maghi del “più Stato” proseguono in questa direzione, il centrodestra può dormire sonni tranquilli.