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Né crisi né riforme, politica troppo debole per muoversi. Parla il prof. Orsina

Il prof. Giovanni Orsina ad Atlantico Quotidiano: impensabile una crisi ora, ma governo troppo debole per fare ciò che servirebbe

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La decisione di ieri dei deputati 5 Stelle di non partecipare al voto finale della Camera sul decreto aiuti può essere letta come il segnale di una imminente crisi di governo? Riuscirebbe questo governo ad affrontare le tensioni sociali che potrebbero scaricarsi in autunno? Andiamo verso un ritorno del sistema proporzionale? Questi alcuni dei temi che abbiamo affrontato con Giovanni Orsina, professore di storia contemporanea e direttore della School of Government alla LUISS Guido Carli di Roma.

Impensabile una crisi ora

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Prof. Orsina, innanzitutto una sua valutazione sullo stato di salute attuale della legislatura. Ritiene che la maggioranza sia logora? Verosimile attendersi una crisi di governo già sul decreto aiuti?

GIOVANNI ORSINA: Credo proprio di no. In una situazione come quella attuale l’inizio di una crisi di governo mi sembra qualcosa di impensabile. Emergenza sanitaria, crisi energetica, guerra e sessione di bilancio da aprire in autunno rappresentano degli scogli insormontabili perché qualcuno si prenda la responsabilità di far cadere il governo.

TADF: Però il governo di unità nazionale è chiaramente in difficoltà. Riuscirebbe a fronteggiare le tensioni politiche e sociali che potrebbero scatenarsi in autunno, a causa della crisi?

GO: Se parliamo di eventualità diventa complesso immaginare il prossimo futuro, dato che non abbiamo certezza che le tensioni sociali dilaghino in autunno e, nel caso, non sappiamo quanto gravi esse possano essere.

È ben evidente che l’Esecutivo attuale è debole, sostenuto com’è da partiti divergenti e in campagna elettorale, che hanno necessità di sventolare le proprie bandierine ideologiche. Anche in ragione di ciò, è chiaro che nei prossimi mesi non potrà fare molto di più dell’ordinaria amministrazione: sessione di bilancio, Pnrr, automatismi vari.

L’eventuale scoppio delle tensioni sociali potrebbe però essere fronteggiato dall’Esecutivo, che di per sé nasce proprio come governo di emergenza.

Crisi del gas

TADF: Una delle emergenze a cui l’Italia va sicuramente incontro è quella energetica, data l’eventualità di uno stop definitivo delle forniture di gas dalla Russia. Pensa che il governo Draghi stia attuando un’adeguata strategia di diversificazione?

GO: Mi pare di sì, nell’ambito del possibile, ad esempio ampliando le forniture provenienti da nazioni come l’Algeria. Tuttavia, non so se ciò possa risultare sufficiente a risolvere le difficoltà già nel breve termine.

Ragionando in termini generali, dovremmo tener conto della politica energetica attuata negli anni verso la Russia, che però ha a che vedere con le strategie europee e atlantiche e solo in parte con questo governo.

TADF: Ritiene che il blocco euro-atlantico si stia dimostrando compatto nel sostegno dell’Ucraina e nella risposta all’aggressione russa?

GO: Il blocco euro-atlantico è diversificato strutturalmente, ma credo che il grado di coesione dimostrato fino ad oggi rimanga piuttosto sorprendente. Ci saremmo aspettati una frammentazione maggiore tra i vari stati, eppure al momento non è avvenuta.

Tuttavia, siamo ancora nel periodo breve della guerra in Ucraina e l’effettiva solidarietà del blocco sarà da valutare nel lungo periodo, anche dinanzi a problematiche decisive come quella energetica.

La trappola tasse-debito

TADF: Che tipo di soluzioni sul piano fiscale ed economico potrebbero favorire una ripresa dell’economia italiana nel lungo termine?

GO: L’Italia è chiusa da decenni in una trappola composta da una tassazione troppo elevata, un debito pubblico altrettanto elevato e una crescita troppo bassa. In astratto sarebbe possibile immaginare una strategia di riduzione della pressione fiscale che rimetta in moto la crescita e nel medio periodo non impatti sul debito.

Ma in astratto, appunto: in concreto, una strategia simile richiederebbe tempi lunghi, stabilità politica, mercati finanziari che nutrano fiducia nell’operazione. Condizioni che in Italia purtroppo non si danno. Il sogno europeista è che la crescita di cui parliamo possa essere generata dalla quantità di denaro iniettata con il Pnrr. Temo però di non essere così ottimista.

Nuova legge elettorale?

TADF: Si attende in questo ultimo anno di legislatura una modifica della legge elettorale in senso proporzionale? Se sì, anche partiti come Lega e Forza Italia potrebbero essere tentati dall’approvarla?

GO: Credo che sarà difficile assistere ad un cambio di legge elettorale nei prossimi mesi, il tempo ci sarebbe ma il Parlamento è talmente frammentato da rendere quasi impossibile un accordo tra le forze politiche su temi simili.

Inoltre, in caso di proporzionale andrebbero inserite le preferenze, eventualità che non piace ai parlamentari che avrebbero qualche chance di essere rieletti.

Tutte le forze politiche, a giorni alterni, sono tentate dall’approvazione del proporzionale, al fine di rompere le coalizioni attuali e provare a formare una maggioranza politica nel nuovo Parlamento dopo il voto.

Tuttavia, non penso che ci saranno stravolgimenti nei prossimi mesi e ritengo che finirà la legislatura con legge elettorale e maggioranza attuali. Paradossalmente, il nostro contesto politico è troppo debole per muoversi.