Politica

Nessuna intimidazione squadrista contro la Di Cesare: ecco com’è andata

Un rispettoso silenzio durato circa un minuto e le immagini delle vittime. La testimonianza di chi era presente in aula alla Sapienza

Donatella Di cesare

Da giorni si dibatte, su scala nazionale, sulle ultime affermazioni di Donatella Di Cesare la quale, in occasione della dipartita di una tristemente nota brigatista, Barbara Balzerani, si è ben scomodata nell’encomiarne le gesta, scrivendo: “La tua rivoluzione è stata anche la mia. Le vie diverse non cancellano le idee. Con malinconia un addio alla compagna Luna”.

Queste parole hanno suscitato una comprensibile indignazione, che ha spinto la rettrice dell’Università La Sapienza, Antonella Polimeni, a prenderne le distanze con profondo “sconcerto”. Lo stesso Ateneo ha comunicato, nei giorni a seguire, di aver “avviato un iter sulle parole della Di Cesare, di cui è stato informato anche il Ministero dell’Università”.

Ci chiediamo, dunque, come sia possibile un suo rientro in aula dopo un fatto così grave. Un rientro che rafforza l’immagine di casta universitaria intoccabile e di una università palesemente “rossa” schiarata a difesa di una docente dichiaratamente di sinistra. Anzi, comunista.

La sua difesa non si è fatta attendere: “Non ho mai condiviso i metodi violenti, tutto quello che ho fatto o scritto, e il mio stesso insegnamento, dimostrano la mia più assoluta lontananza. Ritengo sia importante, sempre, il confronto aperto, democratico: nulla si risolve con la violenza”.

Davvero celebrare la “rivoluzione” di una criminale non significa condividere i suoi “metodi violenti”? Anche se fosse un “fraintendimento”, la gravità delle sue parole non può essere giustificata. Se è questa l’istruzione offerta alle nuove generazioni, non meravigliamoci allora della società in cui viviamo (e in cui vivremo!).

Le reazioni politiche

L’indignazione è stata condivisa da gran parte del mondo politico. Una affermazione “vergognosa” per Matteo Salvini (Lega), “pericolosa” per Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) e “priva di requisiti etici” per Carlo Calenda (Azione). Ma si è esposto addirittura Gianni Cuperlo del Partito Democratico: “Una gravità che impressiona. Calpesta la storia del Paese e non so darmi ragione di come si possa averlo pensato e scritto. Quanto poi all’averlo cancellato, forse è persino peggio”.

Anche Forza Italia si è pronunciata attraverso il responsabile nazionale dell’organizzazione del movimento giovanile, Simone Leoni che invoca “un intervento deciso e immediato nei confronti della professoressa Di Cesare”. Ma non è bastata l’eliminazione del post da parte della Di Cesare per calmare lo sdegno.

Cosa è accaduto in aula

Su iniziativa di Leoni e del coordinatore capitolino Francesco Innocenzi, giovedì 14 marzo, una delegazione del movimento giovanile di Forza Italia si è presentata in aula. C’eravamo anche noi e abbiamo video-documentato l’accaduto.

Prima che iniziasse la lezione, entrata in aula la docente, il gruppo di ragazzi, seduti in ultima fila, si è silenziosamente alzato in piedi esponendo agli occhi di tutti uno striscione “Forza Italia Giovani Ricorda”, assieme ad una serie di immagini ritraenti solo alcune delle vittime delle Brigate Rosse, come Aldo Moro, gli agenti della sua scorta, Lando Conti (ex sindaco di Firenze), due professori della stessa Sapienza, Vittorio Bachelet ed Ezio Tarantelli, assassinato nel parcheggio della Facoltà di Economia.

Un rispettoso silenzio durato circa un minuto, prima di uscire dall’aula senza nemmeno essere cacciati. Nessuna manifestazione rissosa. Nessun commento provocatorio o maleducato nei confronti della professoressa. Era la forza di quelle immagini a gridare contro l’indifferenza della Di Cesare, priva di ogni empatia, e il ghigno dei suoi studenti che, vuoi per insolenza vuoi per ignoranza, si sono dimostrati insensibili in un momento così delicato e pacifico.

Questa condotta fa pensare, con una stilla di sarcasmo, che ci sia forse un problema di “metodo” o di “comunicazione” nell’insegnamento della filosofia, nella stessa Facoltà in cui si laureò, caso vuole, proprio la brigatista Balzerani. Di contro, la Di Cesare ha denunciato sui propri social:

Intimidazione squadrista di militanti di Forza Italia Giovani, esterni all’università, durante il mio corso di Filosofia su Walter Benjamin alla Sapienza. È la seconda volta che le lezioni vengono interrotte. Non mi viene consentito di svolgere il mio insegnamento, così come viene violato il diritto degli studenti. Non una pagliacciata, ma una violenta azione di squadrismo.

Un post che fa capire anche il precedente: quello della Di Cesare non è un problema di fraintendimento. Come può, un docente, diffamare dei ragazzi, solo perché portatori sani di un pensiero che contrasta il terrorismo? Come si può mentire, ricoprendo un ruolo pubblico e accademico così rilevante, come si evince dal video? In che modo sarebbe stata interrotta la sua lezione, impedendole di “svolgere il suo insegnamento”, se l’episodio è terminato prima ancora che iniziasse?

Nessuna intimidazione

Immediate le reazioni di Raffaele Nevi e del senatore Maurizio Gasparri: “La Di Cesare torni nel mondo reale. Dai giovani di Forza Italia nessun disagio, nessuno squadrismo e nessuna violenza”. Parole cui si aggiungono quelle più dure dell’onorevole Stefano Benigni: “Si dimetta. Un comportamento incompatibile col suo ruolo docente”. 

Persino la preside della Facoltà smaschera la menzogna: “Nessuna lezione interrotta, nessuna sacralità dell’aula violata; bensì è stata onorata”.

Quale diritto degli studenti sarebbe stato violato, cara professoressa Di Cesare? Da suo “studente ospite” non ho ravvisato alcuna violazione di diritti e – permetta – neanche dei suoi. Dov’è l’intimidazione squadrista? Non si sarà forse confusa con le minacciose contestazioni dei collettivi di sinistra della settimana precedente contro David Parenzo? In quel caso, l’incontro organizzato da Damiano Vulpiani, responsabile di Azione Universitaria, è stato reso impossibile, fino a rendere necessario l’intervento delle forze dell’ordine e costringere l’ospite a lasciare l’Ateneo. E pochi mesi prima successe già con Daniele Capezzone. Ma non sono casi isolati. Come dimenticare il rifiuto di Papa Benedetto XVI nel 2008?

Durante la sua lezione, è emersa una chiara vicinanza al pensiero di Walter Benjamin che è diventato – come ha spiegato in classe – “la sentinella messianica della Sinistra, nonché simbolo dei lavoratori sconfitti”. Oltre a raccontare solo ciò che le conviene e in cui crede, forse dovrebbe sforzarsi di essere più oggettiva, approfondendo ad esempio (sempre del suo amato Benjamin) il “compito della responsabilità”, citato ma evidentemente non compreso.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde