Politica

Nessuno potrà fermare la tua grande storia. Ciao Silvio

Perché Berlusconi è stato un fenomeno: volontà di potenza, ma anche necessità storica. Ed ecco perché il popolo delle libertà lo amava

Silvio Berlusconi

Forse è vero che c’è un istante nella vita in cui si comprende di essere arrivati al capolinea. Una intuizione, un’altra importante delle sue:

… ha voluto fare un giro per Milano 2, poi al laghetto dei cigni, luogo simbolo per lui, si è fermato. È entrato al bar per un caffè… Si è guardato attorno, ed ha girato la testa chiudendo un sorriso. E poi ha detto all’autista: “Possiamo andare”. E si è diretto al San Raffaele.

È stato l’ultimo saluto ai suoi ricordi. A ciò da dove tutto ebbe inizio. Da studente squattrinato a grande industriale, con attività che spaziano dall’edilizia all’editoria, dall’elettronica alla televisione. Silvio Berlusconi è stato un grande imprenditore, e un leader politico di statura.

Un vero self made man, che ha intuizioni, che crede nella forza dell’impegno, “con un pizzico di fortuna”, come diceva. Su di lui sono piovute leggende metropolitane, accuse e colpi bassi, così come le accette di una magistratura irriverente, come lo è quando c’è in giro qualcuno di scomodo. Per loro, si intende.

Cosa ha fatto nella sua vita Silvio Berlusconi? Forse facciamo prima a dire ciò che non ha fatto, perché solo per ricordare: musica, reti tv, calcio, pubblicità, edilizia, per finire la politica.

“Perché io amo l’Italia e non la lascio in mano ai comunisti”, la frase cult con cui scese in campo, con un partito suo. Eh sì, suo. Mai si era visto un imprenditore investire di tasca propria in un progetto politico nazionale, come lui ha fatto. Da lì, la storia.

Un successo, finché non è scesa la scure del giustizialismo. Quello che condanna ancor prima di aver la giusta sentenza. Quello che (a mal vedere) esiste anche nella penna di certa stampa che non perde occasione (neppure di fronte alla morte) per tirare fuori il peggio di sé.

Perché? Perché Berlusconi è stato un fenomeno: volontà di potenza, certo, ma anche necessità storica. Nel bene (per taluni nel male), è stato il fondatore di un centrismo liberale, di un liberismo popolare, che ha fatto scuola nel mondo e dominato la scena italiana per un ventennio.

“Ho portato questo Paese nel tempo nuovo, l’ho reso leggero e moderno”, diceva vantandosi Silvio. E non aveva affatto torto. Ha cambiato l’Italia il “nostro” Cavaliere dimostrando che i vecchi partiti non servivano più, erano stantii: con le sue tivvù private ha inventato il duopolio avvicinando gli italiani all’informazione ed allo svago.

E il popolo delle libertà lo amava. L’intuizione berlusconiana è stata quella di unire, diventare simbolo di mutamento dei linguaggi, degli stili, degli approcci. È stato il mito di tantissimi che oggi lo piangono, anche chi, grazie a lui, ha ricoperto ruoli importanti per poi allontanarsene. Ed il “diavolo” per una sinistra che ne soffriva la grandezza rispetto ai propri limiti, concentrata più a dileggiarlo che a elaborare nuovi programmi.

Che altro dire di questo grande protagonista? Si dice che don Verzè, fondatore del San Raffaele di Milano, di cui era amico e benefattore, una volta rivelò che Silvio gli aveva chiesto di poter “campare fino a 150 anni per mettere a posto l’Italia”. Non è stato esaudito. Il suo fisico si è fermato prima. Lo ha fermato contro la sua forte volontà di vita e di rimettere mano al suo partito. Ma sono certa che nessuno mai potrà fermare la sua grande storia. Mai.

Ciao Silvio.