Chissà se riuscirà a risollevare le sorti del centrosinistra la candidatura di Fabrizio Pregliasco in quota Majorino per le prossime elezioni regionali in Lombardia. Pregliasco non è certo il primo dei virologi che abbiamo conosciuto in questo lungo biennio a tentare l’avventura politica.
Avevamo già registrato l’esperienza di Pierlugi Lopalco, assessore della giunta Emiliano in Puglia, e l’elezione al Senato nella circoscrizione Europa di Andrea Crisanti. Tutti con un tratto comune: si sono schierati rigorosamente a sinistra.
La scelta, va senza dire, è più che legittima ma certamente indica una chiara tendenza. Non è stato un caso se, durante questi duri mesi, la maggior parte di virologi, o almeno quelli mediaticamente più esposti, abbiano assunto una posizione favorevole a restrizioni, chiusure, divieti, obblighi, lasciapassare sulla cui efficacia, peraltro, si potrebbero sollevare parecchie obiezioni.
I fan del Covid-zero in Italia
È sufficiente accennare a quanto sta accadendo in questi ultimi giorni in Cina, dove sembra essere stata abbandonata l’utopistica e fallimentare strategia Covid-zero, quella però che è stata perseguita fino agli eccessi e nella quale si è perseverato pure in Italia anche quando stava emergendo la sua sostanziale inutilità.
Infatti, tanti sono stati i fautori nostrani di questo rigido modello cinese. Come dimenticare le reiterate dichiarazioni di Walter Ricciardi (anche lui impegnato politicamente in Azione), consulente del ministro Speranza, e convinto sostenitore dell’impostazione draconiana congegnata dai cinesi.
Resterà un mistero poco gaudioso il motivo per cui quest’approccio così autoritario e illiberale abbia attecchito così rapidamente dalle nostre parti. L’ex ministro della salute, Roberto Speranza, ospite di Lucia Annunziata lo scorso febbraio, ha riconosciuto che l’Esecutivo Conte decise di intraprendere “una strada molto molto dura” proprio ispirandosi all’esempio cinese.
Lo stesso ministro – vale la pena ricordarlo – che sul periodo pandemico intendeva costruire una nuova egemonia culturale della sinistra.
Più politica che scienza
Ora, al di là dell’inefficacia, anzi della dannosità, dell’irriducibile intransigenza sanitaria concretizzatasi in norme assurde e liberticide, appare lampante come tutta questa vicenda abbia connotazioni più politiche che scientifiche.
Il programma di Pregliasco
E lo conferma l’attivismo di tanti esperti che adesso scelgono la militanza partitica e sposano la causa progressista. “Ho sempre votato il centrosinistra”, ha dichiarato proprio Pregliasco durante l’intervista a Tommaso Labate pubblicata sul Corriere della Sera. Non i 5 Stelle che, però, adesso sono alleati con la sinistra (quindi anche con Pregliasco) e appoggiano Majorino.
Il direttore del Galeazzi che, in caso di vittoria, già sogna la poltrona di assessore alla Sanità, dovrà vincere le resistenze pure della compagna che, invece, parteggia per il centrodestra (Carolina Pellegrini è stata assessore durante la presidenza Formigoni). “Conosceva benissimo la mia adesione individuale al fronte progressista, spero che mi voti”. Insomma, nemo propheta in patria ma lui non demorde.
Già sciorina il programma di governo: “Le persone che fanno parte del personale sanitario, a cominciare dagli infermieri e dagli operatori socio-sanitari, sono stati considerati eroi. Ma, tolte le parole, la loro condizione lavorativa non è cambiata in meglio, anzi. C’è da costruire un intero sistema sanitario”.
Intanto, non ha rinunciato neppure a una stoccata nei confronti del governo in carica: “Ha preso provvedimenti improntati a un liberi tutti forse eccessivo”. Probabilmente, è mancato il decalogo per le feste che era una sua specialità con tanti utili suggerimenti per sanificare i contenitori di sale e olio infettati dai contagiosi polpastrelli di zii e nonni.
Tempo scaduto
Quest’anno la sua posizione si è inevitabilmente ammorbidita, anche perché la narrazione tremebonda fatta di tamponi e panettone, mascherine e tombola non funziona più neppure in Cina. Per dirla alla Eduardo, le persone non si vogliono intossicare pure queste festività natalizie, le prime dell’era post pandemica.
È finito il tempo dei guastafeste e degli Scrooge. A cui non resta che scendere nell’agone politico per prolungare il momento di popolarità. Chi sarà il prossimo?