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Ora svolta liberale ma con responsabilità: intervista a Corrado Ocone

La rivincita della politica sui tecnici, gli elettori hanno premiato coerenza e identità. Massimo sforzo in campo fiscale senza compromettere la stabilità del governo

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Il valore della coerenza e dell’identità nelle ultime elezioni, la rivincita della politica sull’opzione tecnocratica, cosa dobbiamo aspettarci in campo economico e in politica estera dal governo di centrodestra. Questi i temi toccati da Corrado Ocone, filosofo, saggista, editorialista, nella conversazione con Atlantico Quotidiano.

Ha vinto la coerenza

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Prof. Ocone, qual è la sua analisi del voto di domenica scorsa? Cosa ha determinato l’ampio successo di Giorgia Meloni?

CORRADO OCONE: Ritengo che le elezioni abbiano consegnato agli opinionisti numerosi messaggi: il popolo italiano ha scelto di dare fiducia alla politica che più ha dimostrato coerenza nelle proprie decisioni, rifiutando anche possibili ingressi al governo.

In un momento storico dove la gran parte dei partiti e dei leader politici si presentano come “post-ideologici”, il valore dell’identità ha giocato un ruolo nel favorire l’ascesa al potere di Giorgia Meloni.

Penso che sia questo un dato su cui riflettere, dato che la parentesi del governo Draghi era parsa a molti come la definitiva vittoria della tecnica sulla politica e sull’identità di partito.

La rivincita della politica

TADF: Crede che il risultato elettorale rappresenti dunque una rivincita della politica sulla tecnica?

CO: Assolutamente sì! C’era un rischio in questa tornata elettorale: quello di non avere un vincitore chiaro, che avrebbe potuto spingere il presidente della Repubblica ad optare per un nuovo governo di larghe intese o di unità nazionale. Invece, il risultato netto uscito dalle urne rilancia la politica come soluzione e garanzia di rappresentanza popolare.

Non ho mai condiviso l’idea per cui il commissariamento dei governi e dei politici rappresentasse un’opportunità nei momenti complessi. Anzi, ritengo che a maggior ragione in tempi di crisi i politici debbano poter governare e dimostrare di saper risolvere le problematiche dei cittadini.

Se non riescono nell’intento, l’opzione tecnocratica va a sostituire il diritto degli elettori di punire direttamente nelle urne chi non ha saputo governare, optando per altre figure o coalizioni politiche.

In caso di fallimento del prossimo governo dovranno essere gli italiani, al momento del ritorno al voto, a scegliere altri partiti, senza che si vadano a formare nuovi governi tecnici, dove la responsabilità politica delle scelte non se la intesta nessuno e chi prende decisioni lo fa sapendo di non doversi confrontare con l’elettorato.

Svolta liberale in economia?

TADF: È arrivato il momento di una svolta liberale anche in Italia? Al contrario di quanto denunciato dal mainstream e dalla sinistra, il governo non rischia di fare troppo poco su fisco e riforme economiche, per compiacere mercati ed istituzioni europee?

CO: Penso che in queste elezioni un liberale non abbia potuto avere dubbi sulla parte politica a cui dare fiducia. Nel programma del centrodestra, unico e dei singoli partiti, ci sono la lotta ai sussidi come il reddito di cittadinanza, la difesa della proprietà privata e la battaglia sui temi fiscali, fondamenti per chi crede nella libertà economica e politica.

Tuttavia, ci sono dei condizionamenti esterni, in particolare quello europeo, che si aggiunge alla crisi ed ovviamente influenzerà l’operato di governo, anche se si può sperare che con la prossima tornata elettorale europea nasca una Commissione meno ideologizzata e rigida.

Giorgia Meloni ha chiaramente parlato di responsabilità nelle decisioni da prendere anche in campo economico. Uno dei miei autori di riferimento, Benedetto Croce, diceva che “la responsabilità non esiste, perché è la situazione che ci fa responsabili”.

Pertanto, oggi responsabilità significa stare attenti alle conseguenze delle proprie scelte politiche e niente più. Sono certo che il centrodestra proverà ad ottenere il massimo risultato possibile in campo fiscale ed economico, evitando però di compromettere irrimediabilmente la stabilità istituzionale e del governo.

Sostegno a Kiev fuori discussione

TADF: Il centrodestra riuscirà a restare unito sul sostegno militare a Kiev e le sanzioni alla Russia? Oppure, dobbiamo attenderci delle divergenze?

CO: Credo che resterà unito per due motivi: in primis perché i rapporti di forza sono ben delineati, con Giorgia Meloni nettamente più decisiva sulle scelte da prendere rispetto ai suoi alleati.

La seconda motivazione è determinata dal fraintendimento delle posizioni espresse da Lega e Forza Italia in politica estera: Matteo Salvini è politicamente istintivo, non sempre si preoccupa di prevenire le conseguenze a cui porteranno le sue parole e, purtroppo, ha compiuto degli errori comunicativi evidenti.

Alcune considerazioni dei mesi passati su obbligo vaccinale, restrizioni e sanzioni alla Russia potevano anche avere un fondamento, ma sono state espresse male, fornendo l’assist ai suoi avversari per dargli del no-vax o per mettere in dubbio la sua scelta di campo geopolitica.

Silvio Berlusconi, invece, ultimamente si lascia andare a dichiarazioni un po’ estemporanee, ma non metto in dubbio il posizionamento atlantista di Forza Italia e la volontà di continuare a difendere Kiev.