Nelle intenzioni degli organizzatori, le Olimpiadi di Parigi avrebbero dovuto essere una celebrazione della Francia sotto la guida di Emmanuel Macron. Il mondo ha assistito, però, ad una falsa partenza. Nonostante le aspettative di unità e celebrazione, la cerimonia di apertura ha suscitato polemiche in tutto il mondo, in un contesto caratterizzato da fragilità e tensioni.
Rischi e opportunità dei Giochi
La decisione di ospitare le Olimpiadi è sempre una scelta delicata. Per il Paese organizzatore è un’opportunità per mostrarsi al mondo, per esibire potenza, valori, cultura, e anche capacità di attrarre investimenti. Ronald Reagan, ad esempio, utilizzò i Giochi di Los Angeles del 1984 per smentire i critici che parlavano di declino degli Stati Uniti. Anche Macron aveva un obiettivo simile.
Tuttavia, ospitare un evento di tale portata comporta rischi di pari magnitudine. Non solo per i costi organizzativi elevati, ma anche perché i Giochi possono fornire una ribalta globale per contrasti internazionali e problemi interni. Ne sono chiari esempi i boicottaggi durante la Guerra Fredda (Mosca 1980 e Los Angeles 1984, ma anche Montreal 1976), e, più di recente, quelli della cerimonia di apertura dei Giochi invernali di Pechino 2022.
Un inizio divisivo
La cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi è stata funestata da due eventi principali. Il primo è stato il massiccio sabotaggio delle linee ferroviarie ad alta velocità, uno dei simboli della Francia contemporanea, che, la notte prima, ha coinvolto centinaia di migliaia di passeggeri. Un fatto grave, che ha messo in discussione la capacità del Paese di garantire la sicurezza durante un evento di tale importanza.
Il secondo evento è stato il controverso spettacolo della cerimonia di apertura. Che fosse intenzione degli organizzatori dileggiare l’Ultima Cena o meno, ciò che conta è come essa è stata percepita dal pubblico. La cerimonia ha scatenato le polemiche tra chi si è sentito offeso da certi eccessi ideologici woke – e chi ha esplicitamente irriso le reazioni indignate degli altri.
È la prova di un fallimento. Le cerimonie di apertura dei Giochi devono essere belle, al massimo possono essere noiose o retoriche. Ma non devono essere momento di polemica o offesa, pena il tradimento del motivo stesso per cui i Giochi vengono organizzati. Le Olimpiadi, per definizione, devono unire i popoli, e promuovere la pace e la comprensione tra le Nazioni nel nome dello sport. Le polemiche attorno alla cerimonia di apertura di Parigi, invece, hanno dimostrato che il risultato raggiunto è esattamente l’opposto. L’evento è diventato un fattore di divisione, e a livello globale.
Il fattore Macron
Nelle intenzioni di Macron, le Olimpiadi di Parigi avrebbero dovuto essere una celebrazione del suo regno da monarca repubblicano che volge ormai alla conclusione (non può ricandidarsi). “This is France!”, ha scritto baldanzoso su X (ex Twitter). E nel fare ciò, ha dimostrato un notevole distacco dalla realtà, se si considera che, solo poche ore dopo, gli organizzatori dei Giochi, travolti dalle polemiche sulla cerimonia di apertura, sono stati costretti a scusarsi.
D’altro canto, le Olimpiadi sono iniziate a meno di tre settimane dalle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale, che hanno evidenziato un Paese profondamente diviso, con un Macron in crisi di consensi che, per arginare l’ondata della destra lepenista che si era palesata alle elezioni europee, ha dovuto resuscitare proprio quella sinistra che, all’inizio della sua carriera politica, aveva voluto “rottamare”.
Quanto avvenuto alle Olimpiadi di Parigi è un monito, per i leader politici, delle complessità e dei rischi associati all’ospitare un evento di tale portata in un contesto politico e sociale già teso. Per fortuna i Giochi sono, soprattutto, il più importante evento sportivo della nostra era, e saranno gli atleti, con le loro imprese, ad incarnare lo spirito olimpico autentico.