Politica

Patriarcato: maschi tutti colpevoli se bianchi, se islamici oppressi o svitati

Bizzarro fenomeno: le colpe del maschio (bianco e occidentale) vengono collettivizzate, quelle del terrorista islamico “privatizzate”. Matrice ideologica il marxismo

Non una di meno patriarcato

In queste due settimane abbiamo assistito a uno strano fenomeno: la collettivizzazione delle colpe del maschio e la privatizzazione delle colpe degli islamici.

Patriarcato categoria dello spirito

L’uccisione di Giulia Cecchettin, per mano del suo ex fidanzato Filippo Turetta, è colpa del “patriarcato”. Chiunque abbia dimestichezza con questo termine sa che, almeno in questo delitto, il patriarcato non c’entra nulla. Turetta è un ragazzo senza figli, in un sistema patriarcale non avrebbe neppure potuto fidanzarsi senza il consenso, o l’imposizione, di suo padre. Men che meno avrebbe potuto uccidere una ragazza, se non per ordine diretto del padre, per motivi di onore.

Quella del “patriarcato” è diventata, letteralmente, una categoria dello spirito. Per giustificare l’accusa di patriarcato, in contesti in cui non esiste più, chi usa il termine si inventa la sub-categoria del “patriarcato interiorizzato”. Quindi: non esiste più come istituzione, non esiste più come consuetudine, però “io so che esiste ancora” nella psiche dei maschi. Viene tirato per la giacchetta per spiegare tutti i casi in cui un maschio prevarica sulla femmina, in famiglia o fuori, con metodi psicologici o violenti.

Il patriarcato si è estinto ovunque, in Europa e Nord America, ormai da quasi un secolo. Resta nelle società africane, in quelle asiatiche meno sviluppate e in parte dell’America meridionale. Ma è singolare che per “società patriarcale” si intenda solo quella occidentale (europea e nordamericana).

Il femminicidio

A questo proposito è stata inventata un’altra categoria collettiva, il femminicidio, per inserire nella stessa categoria tutti i delitti in cui la vittima è una donna, siano esse aggressioni di sconosciuti, delitti “passionali”, omicidi preterintenzionali durante liti coniugali, delitti per gelosia commessi da fidanzati piantati o anche omicidi con cause patrimoniali. Non c’è un solo caso di cronaca nera che somigli all’altro, ma se la vittima è donna, allora è “femminicidio”.

I femminicidi, intesi in senso proprio (uccidere una femmina, in quanto femmina) non sono più praticati al di fuori delle società in cui si pratica l’aborto o l’infanticidio selettivo delle figlie femmine. Dunque soprattutto in India e in Cina.

Equivoci grotteschi

L’idea che esista un’emergenza femminicidio e che la nostra società sia affetta da patriarcato (interiorizzato) è dunque completamente falsa. Si tratta di categorie sociologiche, più mediatiche che accademiche, che non hanno alcun valore per spiegare la realtà.

Danno adito ad equivoci grotteschi. Per esempio a manifestazioni femministe a cui si affiancano dimostranti per la “Palestina libera” che inneggiano alla vittoria di movimenti islamici, come Hamas, che patriarcali lo sono per davvero e sono realmente ostili ai diritti della donna.

Hamas, Houthi, Hezbollah

Se le colpe del maschio (bianco e occidentale) vengono così collettivizzate, quelle del terrorista islamico sono privatizzate. Il 7 ottobre, Hamas ha massacrato circa 1400 israeliani e da allora sta conducendo una guerra senza quartiere, con lanci di razzi contro le città del Sud di Israele. La stessa guerra viene combattuta dagli Houthi, movimento islamista sciita del Yemen, armato dall’Iran, che lancia missili contro Israele e sequestra navi mercantili nel Mar Rosso.

Il quadro viene completato da Hezbollah, partito armato islamista sciita, sempre armato dall’Iran, che, da ottobre, lancia più sporadici attacchi contro il Nord di Israele. Hamas, Houthi e Hezbollah sono scarsamente coordinati, ma stanno combattendo la stessa guerra, contro il medesimo nemico (Israele), sotto l’egida dello stesso protettore (l’Iran).

Però: guai a scriverlo. Per gli analisti di politica internazionale, mettere nello stesso calderone Hamas (sunnita) e due movimenti terroristi sciiti è ancora un errore “da matita rossa”, sono “semplificazioni giornalistiche”.

Se ci sono azioni simultanee, contro lo stesso bersaglio, è dunque secondario. Per analizzare ogni singolo movimento e le sue azioni, si privilegia l’esame delle situazioni particolari locali, il qui ed ora, senza visione di insieme. Dunque Hamas agirebbe come reazione alla “politica coloniale” del governo Netanyahu. Gli Houthi contro i bombardamenti sauditi e l’embargo sullo Yemen, appoggiati ovviamente dagli Usa. E Hezbollah è una questione prodotta dal caos libanese, dunque “non va confusa” con il conflitto mediorientale nel suo complesso.

Lupi solitari in Europa

In Europa, più lontano dal fronte, si moltiplicano gli attentati di “lupi solitari”: ben tre in Francia e uno in Belgio. La spiegazione però non è mai quella dell’esistenza di un movimento jihadista. No. Per carità. Sono azioni lette, esclusivamente, come frutto di decisioni individuali e condotte da persone mentalmente disturbate. Il fatto che, dai primissimi giorni di guerra a Gaza, i leader di Hamas abbiano istigato i “fratelli” in Europa a “dimostrare la loro rabbia” è puramente casuale.

La matrice ideologica

La collettivizzazione delle colpe del maschio e la privatizzazione del terrorismo islamico sono prodotti di un’unica matrice ideologica: il marxismo. Inutile girarci attorno e cercare nelle nuove ideologiche, è sempre Marx il problema della cultura occidentale, nelle università, nei media e ultimamente anche nella Chiesa. Per Marx non esistono ideologie, ma interessi materiali. Non esistono individui, ma classi sociali.

Gli jihadisti agiscono sulla base di una convinzione religiosa (l’islam) e al tempo stesso ideologica (l’islamismo o jihadismo). Quindi: non esistono. Il fatto che vi sia una pluralità di movimenti e di soggetti singoli che agiscono sulla base di una religione e di una ideologia, è un qualcosa che sfugge completamente ai radar dei marxisti. L’islamico viene visto esclusivamente come “minoranza” (in Europa) o come popolo colonizzato e sfruttato (in Medio Oriente, nei confronti di Israele e degli Usa).

Quindi se il jihadista massacra civili ebrei, sgozza professori francesi o pugnala turisti svedesi e tedeschi, lo fa perché “oppresso”, reagendo alla classe dei suoi “oppressori”. Questa è l’unica generalizzazione che il marxista ammette quando parla del terrorismo islamico.

E i maschi, invece? I maschi sono collettivamente intesi come classe sociale. Da quando i marxisti hanno perso il proletariato, che ormai vive meglio della borghesia dei tempi di Marx, hanno ripiegato su altre classi sociali: sulle minoranze, sui gay, sui trans e sulle donne ovviamente. La donna, in questa ottica, è il nuovo proletario e il maschio è il nuovo borghese sfruttatore. Ogni interazione è letta con le lenti della lotta di classe. Quindi se un fidanzato uccide la ex morosa, è un atto di oppressione. A prescindere dalle cause.