Perché bloccare gli espropri “green” dei terreni non è urgente: è urgentissimo

Mattarella intenzionato a non firmare il decreto “Lollobrigida”. Occasione per estendere lo stop agli espropri a tutti i tipi di impianti e a boschi e parchi

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fotovoltaico

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parrebbe intenzionato a non firmare il decreto-legge “Agricoltura”, detto anche decreto-legge “Lollobrigida”, dal nome del ministro proponente, contenente una serie di misure nel settore agricolo, la più importante delle quali è il blocco degli espropri dei terreni agricoli per il loro uso come campi fotovoltaici.

I motivi dello stop

Lo stop al decreto parrebbe legato al fatto che il presidente non ne ravviserebbe il carattere di urgenza. Più in particolare, pare che Mattarella non abbia gradito l’inserimento nel decreto dell’accorpamento della società “Sistema informativo nazionale per lo sviluppo dell’agricoltura” (Sin) nella “Agenzia per le erogazioni in agricoltura” (Agea), così come lo spostamento del corpo dei carabinieri ambientali dal Ministero dell’ambiente a quello dell’agricoltura.

Neanche a dirlo, la notizia trapelata dagli ambienti del Quirinale è stata immediatamente cavalcata dalla sinistra per criticare aspramente il ministro Francesco Lollobrigida, reo anche di essersi lasciato andare venerdì scorso ad una gaffe circa la siccità in Sicilia.

Pur nell’alveo delle sue prerogative costituzionali, l’annunciato stop al decreto da parte di Mattarella lasciato trapelare dalle stanze del Quirinale ha tuttavia il sapore dell’indirizzo politico e dell’ingerenza nelle altrettanto legittime prerogative del governo di stabilire cosa abbia realmente carattere di urgenza tanto da giustificare il ricorso a un decreto-legge e cosa invece no.

Cosa prevede il decreto Draghi

Inoltre, lo stop al decreto colpisce in maniera del tutto inaspettata la misura a nostro avviso più importante, e cioè la correzione dello scempio inaudito – incostituzionale, oseremmo dire, se l’articolo 42 della Costituzione ha ancora la sua validità – perpetrato nel DPR 77 del 31 maggio 2021 (“Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”) varato dal governo Draghi ai danni dei proprietari di terreni, che pure lo stesso Mattarella non esitò un istante a firmare.

Cosa prevede in particolare quel famigerato decreto? Come sempre, il diavolo si nasconde nei particolari, e allora scopriamo che, col pretesto dell’asserita accelerazione e snellimento delle procedure, l’Allegato 1-bis del DPR 77/2021 consente l’utilizzo di parchi, boschi e aree agricole per impianti di generazione fotovoltaica, eolica e, in genere, da fonte non fossile, e l’art. 18, comma 1., lettera a), punto 1) recita testualmente:

Le opere, gli impianti e le infrastrutture necessari alla realizzazione dei progetti strategici per la transizione energetica del Paese inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC), predisposto in attuazione del Regolamento (UE) 2018/1999, come individuati nell’Allegato 1-bis, e le opere ad essi connesse costituiscono interventi di pubblica utilità, indifferibili e urgenti.

Tradotto in italiano comprensibile, ciò vuol dire che, in nome del Moloch del PNRR, la proprietà privata s’è liquesa, come avrebbe detto il grande Gigi Proietti. Eh già, perché, nel momento in cui si caratterizza un impianto fotovoltaico/eolico/biomasse come intervento di pubblica utilità indifferibile e urgente purchessia, il soggetto proponente, sia esso un ente pubblico o una società privata, è conseguentemente autorizzato a buon diritto a dare inizio presso l’amministrazione locale competente all’iter di esproprio del fondo agricolo o della porzione di bosco o parco cui quel progetto fa riferimento, con buona pace del diritto costituzionale alla proprietà privata, del rispetto dell’ambiente e delle associazioni ambientaliste.

Per chi ancora non fosse riuscito a comprendere a fondo la portata devastante di questa misura, immaginate per un attimo di essere proprietari di un terreno o di essere addirittura i titolari di un’azienda agricola. Ebbene, se il vostro terreno fa gola a una società di installazione di impianti fotovoltaici – magari perché ha un’esposizione ritenuta ideale o perché magari si presta a un’agevole installazione dei pannelli – quella società oggi è autorizzata a dare inizio a un iter di esproprio tout court, poco importa se voi da quel fondo traete il vostro guadagno per vivere o se, più semplicemente, non intendete vendere. Spero adesso sia più chiaro lo scempio perpetrato a norma di legge in nome del Moloch dell’Unione europea.

Stop agli espropri da estendere

Il decreto-legge “Lollobrigida” ha l’obiettivo di impedire che questo accada. Tuttavia, la norma scritta nella forma attuale prevede lo stop agli espropri solo per gli impianti fotovoltaici ma lascia fuori gli impianti eolici e quelli a biomasse. Pertanto, è il caso di dire che non tutti i mali vengono per nuocere: se il ministro Lollobrigida è intenzionato a interloquire in maniera proattiva con il Quirinale, come pare abbia dichiarato, ci si augura adesso che le norme più controverse vengano espunte dal decreto e lasciate alla discussione in disegni di legge ad hoc mentre lo stop agli espropri venga invece esteso a tutti i tipi di impianti, non solo quelli fotovoltaici, e che, per il bene dell’ambiente, esso riguardi anche i boschi e i parchi.

Del resto, il presidente Mattarella si dichiara da sempre estremamente sensibile alle tematiche ambientali; sicché, non potrà che approvare, no?

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