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Pericolo autoritarismo? Certo che c’è, ma viene da sinistra

L’autoritarismo lo abbiamo già sperimentato in tempi recenti e ce lo ha regalato la sinistra pandemica, pronta a replicarlo per qualunque emergenza

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Il moralista, si sa, tende sempre a occultare i propri scheletri negli armadi altrui.

Cattiva coscienza strutturale

E così, un po’ per cortina fumogena finalizzata a celare la inconsistenza del proprio programma e le enormi contraddizioni di uno schieramento elefantiaco, un po’ per strutturale cattiva coscienza, a sinistra non sembrano avere altra arma elettorale se non la stanca litania sul pericolo fascismo.

La fiamma nel simbolo di Fratelli d’Italia. Una qualsiasi sezione che ancora esibisca gagliardetti o paccottiglia nostalgica. Il presidenzialismo che in realtà (processo alle intenzioni contraddetto dalle evidenze empiriche di robuste liberal-democrazie che adottano esattamente quella forma di governo) sarebbe semplicemente un maquillage semantico-istituzionale per tornare dritti dritti all’uomo forte se non addirittura al Duce in persona. La commemorazione di Sergio Ramelli…

In questi caldi giorni d’agosto, una parte della stampa e la quasi totalità della sinistra nelle sue varie sfumature, da quella radicale a quella pseudoliberale, non ha fatto altro che ruminare questa roba.

Anche Carlo Calenda, secondo cui bisognerebbe parlare della irresponsabilità del programma politico della destra e della incapacità di governare dello schieramento conservatore, alla fine se ne è uscito con un tweet in cui chiedeva conto degli irrisolti conti col fascismo da parte di Giorgia Meloni.

Ovviamente, se poi questa ultima prende tutte le distanze del caso dal fascismo con un video e con dichiarazioni che non erano nemmeno le prime in argomento, ciò dalle parti del Pd è visto solo come tattica, strategia, fuffa verbale, e la sinistra continua a macinare risentimento, non paga dell’abiura e desiderosa di ulteriori genuflessioni al suo moralismo d’accatto.

L’unica arma per mobilitarsi

Polarizzare il dibattito per lo schieramento che si apre a raggiera dal Pd è una condizione vitale, unico metodo per tenere avvinti i satelliti raccattati farraginosamente per la disfida elettorale.

Difesa della Costituzione, lotta contro le risorgenti camicie nere, lo spettro di una nuova versione della Marcia su Roma sono la strada non per l’inferno ma semplicemente per evitare che i partiti e i partitini della coalizione progressista finiscano per dissolversi e sgretolarsi nelle loro spesso insanabili contraddizioni.

L’autoritarismo sanitario

Eppure, se uno volesse percorrere fino alle estreme conseguenze logiche il giochetto messo in piedi dal Pd sul pericolo autoritario, non ci sarebbe bisogno alcuno di piombare dritti nel, lontanissimo ormai, 1922: basterebbe fermarsi con la memoria ad anni assai più recenti, e pandemici.

Gli anni in cui i corridori venivano inseguiti coi droni, gente stesa in spiaggia senza traccia di altro essere umano nel raggio di chilometri veniva raggiunta da minacciosi poliziotti, la produzione normativa totalmente psicotizzata produceva concetti come quello di ‘congiunti’ o di ‘prossimità’ per indicare la legittima distanza che uno avrebbe potuto percorrere fuori di casa senza venire sanzionato, il Green Pass da strumento concernente la mobilità diventava una replica strutturale della tessera annonaria finendo con l’incidere su libertà e diritti costituzionalmente tutelati.

Si dirà: c’era la pandemia, una pandemia mai vista prima, non prevista e dei cui esiti non si poteva sapere. Ma non è in questione la pandemia. A venire all’occhio invece sono gli strumenti adottati, la loro crudele e assai spesso bizantina consistenza, paradiso di burocrati occhiuti e con nostalgie mai sopite per un autoritarismo formalistico e legalistico.

L’economista Riccardo Puglisi ha rilevato come un ottimo metodo per non finire di nuovo in lockdown sia il non votare Pd: gli ha replicato stizzito e a stretto giro di posta il presidente della Regione Emilia Romagna, Bonaccini.

Secondo Bonaccini, Puglisi avrebbe certamente, bontà sua, il diritto di non votare Pd: ma poi, il governatore invita l’economista a riposare per essere più lucido nei suoi giudizi, visto che la pandemia non andrebbe strumentalizzata per fini politici.

La contro-replica di Puglisi si basa su un cristallino dato di fatto: i primi ad aver ideologizzato la pandemia, ad averne fatto paradigma per il ritorno della egemonia della sinistra (letterale) sono stati proprio i politici di sinistra, a partire da quel Roberto Speranza che questi concetti li ha teorizzati e messi nero su bianco nel suo libro.

Nel tempo pandemico, abbiamo assistito a una torrenziale comunicazione e alla mobilitazione totale del senso comune, a rituali, incontri, cerimonie quasi liturgiche, dispendiose e inutili (gli Stati Generali, il furgoncino coi vaccini).

Siamo stati travolti da norme, codicilli, circolari, note, spesso in contraddizione tra loro e rimesse al libero apprezzamento, cioè all’arbitrio, del singolo poliziotto, finanziere, vigile urbano, carabiniere, con una balcanizzazione dei comportamenti e uno sgretolamento della certezza del diritto.

Libertà vilipesa

La fila in religioso silenzio per poter andare al supermercato. La mascherina da indossare a scuola quasi fosse ormai un simbolo di un nuovo mondo e di una nuova normalità. La mascherina sul treno, ma non al corteo o alla manifestazione politica con agenda progressista.

Il divieto di mobilità e di riunione, valevole quasi per tutti, con una piccola casta ideologizzata che come nei Paesi del socialismo reale rappresentava il privilegiato gotha del partito e che poteva continuare a fare ciò che agli altri era negato.

La libertà è stata vista con sospetto, vilipesa, limitata e ‘concessa’, nemmeno fossimo tornati all’antico regime, indulgendo in quella concettuologia che gira e rigira a sinistra va per la maggiore: la libertà è una forma di irresponsabilità, il noi prevale sempre sull’io, la collettività sulla individualità.

Punto di non ritorno

La professoressa Ginevra Cerrina Ferroni, vicepresidente del Garante privacy, lo ha twittato in maniera limpida: “Un giorno, non adesso, questa storia verrà scritta. L’esclusione dal lavoro senza neppure il minimo vitale alimentare è stata, costituzionalmente, il punto di non ritorno. Arduo ricucire un tessuto sociale così lacerato. Ci vorrà tempo per ricostruire un senso di comunità”.

Perché un conto sarebbe stato il puro contrasto alla pandemia, ben altro, come invece si è fatto, travalicare qualunque vincolo e limite e frantumare letteralmente le libertà e i diritti degli individui, prevedendo meccanismi oggettivamente inauditi. Il Green Pass come strumento unico per poter lavorare, la vaccinazione obbligatoria con l’inadempimento sanzionato in maniera priva di precedenti per il nostro ordinamento, corpi cremati e parenti straziati tenuti lontani dai loro cari morenti nemmeno stessimo vivendo gli anni della peste nera medievale.

La sospensione dei lavoratori non vaccinati divenuta sanzione anti-umana, priva persino del riconoscimento del minimo sostegno per ragioni alimentari come invece avviene nelle sospensioni cautelari di lavoratori, conseguenti la commissione di reati.

Pene draconiane prive di qualunque oggettiva razionalità, con una burocrazia feroce e tiranna, nemica del cittadino, rifluito ormai a una tragica condizione di suddito.

Perché, per quanto in questo clima avvelenato possa ormai suonare incredibile e già questo è gramo indice dei tempi, anche un non vaccinato resta un essere umano, con le sue garanzie e i suoi diritti e l’applicazione della Costituzione, che no, non è stata pensata per essere applicata solo ad alcuni gruppi di individui a discapito di altri.

Nemici della libertà

La sinistra pandemica ed emergenziale ci ha donato un atroce clima di sospetto, di delazione, di sfiducia generalizzata nei confronti del proprio vicino, amico o collega; faide e divisioni e lacerazioni sociali, antipatie di condominio divenute materializzazione dell’incubo affrescato da J. G. Ballard in “Il Condominio”.

Una società tribalizzata, divisa per dosi di vaccino e con diritti parcellizzati, condizionati, sempre più sdilinquiti.

E i nomi di chi ha realizzato tutto questo sono ancora là, in bella evidenza tra i candidati del centrosinistra, pronti a replicare nel nome di qualunque emergenza – sanitaria, climatica, energetica, sociale, bellica – il medesimo copione. Ora, come sempre, nemici della libertà.

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