Una vicenda che è passata in sordina nei notiziari italiani, ma che sta infuocando l’opinione pubblica del Regno Unito, è stata la chiusura dei conti correnti di Nigel Farage, ex leader dell’Ukip e del Brexit Party.
Cosa è accaduto a Farage
Il padre del movimento referendario pro-Brexit ha denunciato la ceo del colosso bancario NatWest, Alison Rose, dopo che i suoi conti sono stati bloccati ex abrupto lo scorso 19 luglio. Il motivo? Farage ha ottenuto un dossier di 40 pagine redatto dalla Coutts Bank e pubblicato integralmente sul quotidiano Daily Mail, nel quale i dirigenti della NatWest hanno espresso commenti al vetriolo sulle opinioni politiche del loro cliente.
Sebbene in primo luogo Rose avesse addotto la scusa di un errore di natura commerciale, è chiaro che gli amministratori dell’istituto non volessero avere nulla a che fare con Farage. Nel documento trapelano alcune frasi che giustificherebbero la cessazione del rapporto bancario tra il leader euroscettico e la NatWest. Alison Rose si è assunta le responsabilità di quanto accaduto e si è dimessa dal ruolo di amministratore delegato della banca, sussidiaria della Royal Bank of Scotland.
Farage è definito un “truffatore” dalle discutibili “posizioni xenofobe, transfobiche, scioviniste e razziste”. Non mancano allusioni alla sua amicizia con Donald Trump e con Ricky Gervais, stand-up comedian contrario al politicamente corretto. L’operazione nei suoi confronti sarebbe stata una “scelta basata su criteri di inclusività”, dal momento che la figura di Farage è “controversa, valutata negativamente dai media e dai social”.
La campagna di Farage
Il 26 luglio Farage ha scritto un intervento sul Telegraph in cui ripercorre lo spiacevole episodio. L’invettiva contro le manovre della NatWest ha il sapore di un manifesto programmatico già dal titolo: “My war on woke banks is about to rapidly expand”. Farage non intende arretrare di un millimetro.
Negli ultimi anni la banca – per il 39 per cento di proprietà dei contribuenti – si è trasformata in un guerriero woke. È diventata ossessionata dalle manifestazioni di political correctness, piuttosto che concentrarsi sul business finanziario. La verità è che, nella sua ricerca per promuovere la diversità e l’inclusione, questo gigante aziendale si è trasfigurato in un mostro che crea divisioni e veleni. Sembra che anche altre banche britanniche stiano marciando lungo questa strada a senso unico. Lo fanno in parte per deviare l’attenzione dei clienti dal fatto che le banche esistano per fare enormi profitti. Vogliono che la gente pensi che le banche siano la fucina delle carinerie, ma sanno che la vita aziendale in una società capitalista non funziona così. Le banche possono essere una forza positiva, ma non discriminando le persone con cui sono in disaccordo.
E ancora:
Ora è il momento di reagire. Un sentimento diffuso in queste ultime settimane è quello dell’impotenza che rasenta la disperazione. È chiaro che nessuno ha parlato a favore delle persone comuni. Intendo essere la loro voce e promuovere i cambiamenti culturali e legali di cui il nostro sistema bancario necessita. Ogni cittadino rispettoso della legge dovrebbe avere il diritto ad un conto bancario. Le dimissioni di Alison Rose sono il primo passo per garantire che ciò accada. Le banche devono tornare ad operare come facevano una volta. Allora – e solo allora – potremmo tornare alla normalità.
Andrew Griffith, deputato conservatore per il collegio di Arundel and South Downs, ha esternato anche lui sul Telegraph il suo sdegno per la conventio ad excludendum contro Farage:
La libertà è il cardine della nostra democrazia. Quando le istituzioni che forniscono servizi essenziali – e in una società moderna vi sono pochi servizi più essenziali dell’accesso ad un conto bancario – penalizzano gli individui per le loro opinioni politiche, minacciano lo stesso sistema democratico. È uno dei motivi per cui sono preoccupato che Keir Starmer, leader del Partito laburista, sia stato finora stranamente reticente.
Il fenomeno del de-banking
Quanto si è verificato rientra nel fenomeno noto come “de-banking”, che consiste nella chiusura dei conti bancari per mere pregiudiziali ideologiche. La Financial Conduct Authority, organismo di regolamentazione economica preposto alla tutela dei consumatori e dei mercati finanziari britannici, ha stimato che nel Regno Unito vengono chiusi ogni giorno circa mille conti correnti. Se nel 2016 i conti chiusi erano poco meno di 50 mila, nel 2022 la cifra è lievitata a 350 mila.
Farage non è l’unico bersaglio della mafia woke. Anche l’esponente dei Tories Grant Shapps ha riscontrato problemi ad accedere ai propri conti su HSBC nello stesso periodo dello scandalo Farage. Come sottolineava Andrew Griffith, l’accesso ai servizi bancari rappresenta un presupposto irrinunciabile della libertà economica. Impedire quest’esercizio a chiunque non sia allineato ai dettami del politically correct, al millenarismo green e alle teorie gender è un precedente pericoloso, ma non isolato.
Il precedente canadese
Justin Trudeau, premier del democraticissimo Canada, ha invocato l’Emergencies Act il 14 febbraio 2022. Altro che decreto di San Valentino: la legge speciale prevedeva il blocco dei conti bancari appartenenti ai camionisti che avevano protestato contro i lockdown varati dal governo di Ottawa lungo l’Ambassador Bridge, al confine tra Windsor e Detroit.
La Royal Canadian Mounted Police (RCMP) ha congelato 206 prodotti finanziari e ha divulgato le informazioni di 56 entità associate a veicoli, persone fisiche e società aderenti al Covoi de la liberté. Come se non bastasse, la polizia canadese ha sospeso un conto di elaborazione dei pagamenti del valore di 3,8 milioni di dollari. Trudeau ha poi fatto marcia indietro, ma il dado era tratto – e la preoccupazione dei comuni cittadini restii all’obbligo vaccinale non è venuta meno.
I nomi dei manifestanti e le loro liquidità sono stati resi di pubblico dominio. Centinaia di truckers sono stati discriminati, allontanati dal posto di lavoro, ostracizzati dai mainstream media. La finestra di Overton messa impunemente in pratica: ciò che prima sembrava inconcepibile è diventato accettabile. Quali coercizioni si potrebbero adottare in futuro per reprimere la contrarietà alle politiche governative?
La minaccia al free speech
L’emergenza del de-banking delinea un quadro orwelliano. E fa capire come i vetero-marxisti siano passati dalla brama di sovvertire l’economia di mercato ad una logica manipolatoria ben più subdola, finalizzata al controllo della finanza globale. Non più un sistema basato sulla libera concorrenza e sull’iniziativa dal basso, ma un capitalismo di Stato che si tinge di venature pechinesi e distrugge il free speech.
La libertà di espressione è sotto attacco. E la giuntura tra economia autoritaria e politically correct rischia di farci sprofondare in una dittatura etica che minaccia chi, come Nigel Farage, ha combattuto l’ipocrisia e il perbenismo tutta la vita.