L’espressione “pizzo di Stato”, usata dalla premier Giorgia Meloni durante un comizio, ha generato inevitabilmente l’onda di ritorno delle opposizioni che la accusano di aver pronunciato “un’affermazione grave che legittima l’evasione e ancor più grave perché associa l’attività dello Stato a quella mafiosa”.
No, affatto. Ciò che Meloni ha voluto trasmettere è il concetto che l’evasione si debba combatterla dove realmente si annida, big company, banche, e non accanendosi sul piccolo commerciante a cui (appunto) “chiedi il pizzo di Stato” come metodo ingeneroso, solo perché devi fare caccia al gettito più che all’evasione fiscale.
Aiutare, non vessare
La presidente del Consiglio, intervenendo a Catania all’evento di chiusura della campagna elettorale a sostegno del candidato sindaco del centrodestra Enrico Trantino, ha voluto mostrare vicinanza ai piccoli commercianti spesso vessati da “un intollerante sistema di potere”, la presenza di uno Stato non prevaricatore.
Uno Stato “amico”, quello che vorremmo, che deve essere, che non punisce chi stenta a pagare le tasse ma concede loro meno pressioni e più dilazioni. Più sostegno.
La lotta all’evasione la si può fare solo abbassando la pressione fiscale e aiutando le piccole categorie economiche. Quelle che spesso sono in gravi difficoltà. Non è accanendosi contro questi che si può recuperare (a mò di pizzo, appunto) il mancante, ma è supportandole e affiancandole che si può davvero cambiare sistema.
Ciò non significa avere un occhio di riguardo solo verso alcuni, ma tutelare quelle imprese piccole (artigiane, spesso) che a differenza dei colossi economici soffrono di tasse esorbitanti.
La vera rivoluzione
Ma quale strizzata d’occhio alla mafia? Ma quale appoggio agli evasori? Giusto il mainstream della sinistra può avere la mente così perversa da pensare (e scrivere) una cosa del genere.
Semmai denunciare un sistema che non funziona, dichiarare di volerlo cambiare in meglio e dare più possibilità di “pagare meno per pagare tutti”, è la vera rivoluzione. Mai fatta dai governi di sinistra, i cui esponenti oggi urlano il loro sdegno, e da sempre rivendicano di stare al fianco di chi lavora.
Perché chi lavora, lo sappiano i signori della sinistra, non è solo chi è dipendente, bensì tutto un mondo che si arriccia le maniche e spesso non dorme per poter offrire occupazione e salario. Ed anche una fiorente economia alla nostra Italia.