Rossi o verdi, ecco perché vinceranno ancora loro

Nella povertà bipartisan di riferimenti ideologici e culturali, la sinistra prevale però nella cultura dell’antagonismo: oggi si vota “contro” e in questo sono maestri

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Scrivo queste note dopo la mia dose quotidiana di lettura della rassegna stampa. Niente da fare: i temi d’attualità sono sempre i medesimi. Su tutti, primeggia ancora lo scandalo del momento, la presunzione di malversazioni, interessi personali e palesi violazioni degli obblighi di rettitudine dei politici di ambo gli schieramenti. Già su questo punto potremmo fermarci e rassegnarci alla più banale delle contestazioni, che tutta si condensa in una semplice domanda: chi di noi li ha votati?

Non raccontiamoci storielle: da troppo tempo ci scappa la mano, quella armata di matita copiativa. Non potrebbe essere diversamente, perché non esiste altra spiegazione logica, altra motivazione per aver eletto, seppure democraticamente, una classe politica assolutamente inadeguata al suo compito. Mettetela come volete, ma questo è un dato di base che difficilmente si può smentire coi fatti.

La moralizzazione altrui

V’è poi un altro aspetto caratterizzante il mediocre panorama politico attuale, qualcosa che salta agli occhi di chiunque non li tenga protetti dalle fette di mortadella. La tendenza del popolo della sinistra (che esiste ancora) ad essere forcaiolo e promotore di campagne all’insegna della moralizzazione rigorosamente altrui è ben viva e onnipresente nel dibattito politico e difficilmente potrà cambiare, almeno nel volgere di almeno una generazione.

A nulla serve ricordare a chi sta per tradizione familiare a sinistra, che i ladroni, i collusi, i paracadutati e i paraculati incapaci e dannosi siano stati numerosi anche tra le loro file. Vi risponderanno con temi prettamente e meramente ideologici, girando attorno al cuore dell’argomento, con una sorta di ragionamento machiavellico sui mezzi e sul fine, che nemmeno tiene conto del fatto che lo stesso illustre pensatore fiorentino mai disse che il fine giustifica i mezzi, come gli viene abitualmente attribuito. Basta sconfiggere l’avversario, ogni mezzo va bene: questa la sostanza.

Vero punto focale della questione è un robusto orientamento ideologico. Per la sinistra attuale, la democrazia va bene soltanto se è quella del Pd, partito democratico anche nel nome. E a proposito degli scandali, i colpevoli (ma dovremmo dire meglio: i condannati in via definitiva) se sono di destra, fanno sicuramente parte di un sistema. Se di sinistra, vere mosche bianche in mezzo ai galantuomini e persone che agivano a titolo personalissimo. Questa, in sostanza, la narrazione. Orrido soltanto immaginarlo, ma tale parrebbe l’assunto pregiudiziale di tanta parte della magistratura, quella militane, quella che stravolge gli esiti elettorali. Un vero sistema criminale della destra fascista contro pochi compagni che sbagliano, e qualcuno abbocca miseramente.

Il collante ideologico

Per quanto si dovrebbe considerare che tutte le applicazioni statuali dell’ideologia marxista siano finite malissimo (quasi sempre in un bagno di sangue) è proprio quello il collante che unisce forze politiche assai poco omogenee, le quali, comunque, in un batter d’occhio, sanno formare alleanze di scopo in nome di un’ideologia pervicacemente comunista nei termini, nei metodi, nelle rivendicazioni e persino nelle facce. Basta non chiamarli comunisti, perché s’incazzano moltissimo, e persino fingono di essere veri liberali (ma con riserva), pur parteggiando apertamente per formazioni terroristiche e dichiaratamente antisemite (fatto salvo il consueto fervorino per il Giorno della Memoria).

Ma non erano ben altri quelli che ce l’avevano con gli ebrei? Trascurabili sottigliezze ideologiche tra antisemitismo e antisionismo (peraltro del tutto sconosciute alla maggior parte dei loro elettori) permettono a questa camaleontica (per non dire peggio) sinistra di piacere a molti, probabilmente perché di comunismo non ne parlano mai, tuttavia continuando a vedere fascisti ovunque. Decisamente una formula ben studiata. Una sinistra ancora ben radicata tra i comunisti delle fabbriche metalmeccaniche e fra gli esponenti confusi dell’antagonismo urbano, che, evidentemente, piace ancora. Quindi, anche se non se ne parla mai, possiamo chiederci: esiste ancora il marxismo?

Il marxismo oggi

Essere marxista oggi? Semplicissimo, senza nemmeno dover leggere Il Capitale. basterà essere antagonisti puri, quelli che con qualunque mezzo lecito o illecito (con una certa simpatia per quelli illeciti) si oppongono “alle destre”. Tutto qui. Si fa opposizione ai governi di centrodestra, su tutto e senza ragione, anche quando si finisca per fare il male di quella classe lavoratrice della quale, evidentemente, importa pochissimo.

Ma rimane il colore rosso delle bandiere che sventolano nelle piazze, accompagnate immancabilmente da quelle palestinesi, così come rimangono in auge i saluti a pugno chiuso (curiosamente mai messi al bando come il saluto a mano alzata). Saranno anche post-comunisti ma è curioso notare come i loro avversari non vengano definiti post-fascisti ma fascisti e basta. Cent’anni trascorsi non bastano ai progressisti nostrani.

La destra senza centro

È dunque una lotta impari, soprattutto considerando che la destra (non chiedetemi del centrodestra perché credo nemmeno esista ancora, come non mi pare esista più il centro) è ormai priva di ogni ispirazione ideologica, avendo giustamente preso ampie distanze dal Ventennio e dai rigurgiti neofascisti che ne formano una sparuta minoranza, di fatto irrilevante alle urne.

Abbiamo quindi una sinistra che del comunismo reale, del marxismo e del leninismo sembra fottersene alla grande, rivendicandone però gli ideali (vagamente) umanitari e popolari; una sinistra che va in chiesa e che nel clero trova importanti endorsement anche a livelli apicali, e un centrodestra ormai composto da pochi esuli del partito di Berlusconi i quali, tolti quei tre/quattro fedelissimi, contano ormai quanto il due di picche. Quindi, togliamo pure il centro e parliamo della destra o di ciò che ne rimane.

È sotto gli occhi di tutti come tutto ruoti intorno alla tenacissima e capace Giorgia Meloni, in un partito ormai senza più colonnelli ma bensì con qualche parente di troppo. Fratelli d’Italia è forse oggi l’unico partito in costante evoluzione verso un futuro molto diverso dall’epoca Almirante (quella della molta ideologia) e pure da quella Fini (autore del primo passo verso sinistra e quindi tacciato da molti dei suoi come unico artefice della rovina di Alleanza nazionale). Un futuro, quello della nuova destra meloniana, ad oggi tutto in salita, con tanti problemi non facili da risolvere. Uno fra tutti? La Lega di Salvini, altro partito in cerca d’autore e privo ormai di una sua chiara collocazione ideologica. Prevedibili colpi di coda da Via Bellerio e Giorgia lo sa.

La rivincita

Dunque, non ci vuole molto a predire una probabile rivincita della sinistra italica. Basterebbe fare riferimento al movimento ecologista e ai tanti innamorati della c.d. sostenibilità che attraversa trasversalmente la società. Come sempre più furbi, a sinistra hanno prontamente cavalcato l’onda di tale nuova sensibilità popolare, giusta o sbagliata che sia.

In un certo senso, potremmo affermare che il movimento dei verdi della fine secolo scorso, fortissimo in una Mitteleuropa giunta alla sovraproduzione ed alla implosione su se stessa, e persino costantemente in crescita pure da noi, è stata la testa di ponte di quella nuova forma di marxismo a-storico che, facendo leva sulla teoria dell’imminente fine della civiltà industriale, sempre più ha guadagnato consensi, soprattutto fra i più giovani e nell’ambiente delle scuole di ogni genere e grado.

Consensi che hanno portato inaspettati risultati elettorali, tracciando, di fatto, una linea netta di cesura tra “amici del Pianeta” e i suoi “nemici”, questi ultimi, definiti tali e bollati d’infamia dai primi. Non basterà il prevedibilissimo disastro delle auto elettriche a disarmare un ecologismo di maniera e fortemente proteso a sinistra per togliere consensi a chi ha sostituito Marx con Greta Thunberg con il mefitico “Non c’è più tempo da perdere”, che autorizzerebbe, d’ufficio e acriticamente, a perseguire le politiche economiche più dissennate e votate al suicidio in quanto dichiarate sostenibili, spesso da totali incompetenti e quasi sempre da interessati affaristi che stanno diventando i nuovi padroni del mondo.

Del disastro risultante ce ne accorgeremo dopo, ma ci dicono che adesso bisogna agire, e subito, contro quella civiltà che tanto abbiamo faticato a costruire. Anche in questo caso, spingere la gente contro, paga eccome! Mossa vincente.

In conclusione, se non pare assennato sostenere che sia l’ideologia marxista a crescere (e come potrebbe, nel terzo millennio?), di sicuro possiamo dire che i tanti neomarxisti, accomunati con quelli storici unicamente dal principio della lotta di classe, stanno ormai virando inesorabilmente verso il colore verde, al punto da contraddistinguere tutto ciò che è buono e giusto per l’umanità con quel colore, come ci insegna la pubblicità.

I pubblicitari, soprattutto quelli bravi, mirano a colpire l’immaginazione dei consumatori con riferimenti di gran moda in quel momento, pronti a cambiare registro appena cambi l’aria. Per adesso, ecologia estremista, teorie transgender e cultura woke tirano tantissimo e non sono soltanto i creativi ad accorgersene, ma anche e soprattutto i politici.

La cultura dell’antagonismo

Privi ormai di riferimenti ideologici e sociali di spicco (mancano le teste, facciamocene una ragione) è oggi di gran lunga prevalente la cultura dell’antagonismo: più che essere a favore di una parte politica, oggi si vota contro un’altra, questa la vera novità dal punto di vista sociologico.

Che in tale esercizio di scaltrezza elettorale siano di gran lunga più bravi a sinistra, con il sapiente aiutino di una magistratura fortemente a loro amica, lo vediamo ogni giorno. Se fossi uno scommettitore, non punterei di certo su una parte ormai priva di riferimenti culturali e ideologici tutti italiani, prova ne sia che, per parlare di liberalismo moderno si fa riferimento alla sola Margareth Thatcher o a Ronald Reagan, mentre a sinistra basta dirsi “amici del Pianeta” per far scordare le nefandezze del comunismo reale. Ecco perché vinceranno loro.

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