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Se anche Meloni fa suoi obiettivi e linguaggio dell’agenda green

Sudditanza linguistica spia di sudditanza politica. Difficile predicare un approccio pragmatico, dando per buoni assunti e target dei catastrofisti climatici

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Purtroppo la linea del governo italiano che avevamo paventato sulle folli direttive green approvate dal Parlamento europeo, su auto e case, trova conferme nella risposta del premier Giorgia Meloni al deputato Angelo Bonelli durante il question time di ieri alla Camera. Non vi aspettate l’affossamento delle due direttive, l’obiettivo è la riduzione del danno.

Il linguaggio ideologico

Gli italiani non hanno scelto un governo composto da pericolosi negazionisti climatici. Semplicemente, noi riteniamo che, nel rispetto degli impegni internazionali assunti sulla riduzione delle emissioni climalteranti, si debba mantenere un approccio pragmatico e non un approccio ideologico.

Questa la premessa di Meloni. Ma ci chiediamo come sia possibile mantenere e promuovere efficacemente un approccio pragmatico se (1) si danno per intoccabili gli obiettivi fissati dai fautori dell’approccio ideologico e (2) si adottano persino le loro parole d’ordine, il loro linguaggio.

Si utilizza, per esempio, l’espressione “negazionisti climatici”. Non sia mai che si venga confusi con coloro – tra cui autorevoli scienziati – che mettono in discussione l’origine antropica del cambiamento climatico e gli obiettivi decarbonizzazione.

Si parla di “emissioni climalteranti”, dando così per scontato ciò che scontato non dovrebbe essere, se si vuole che prevalga un approccio pragmatico alla questione climatica. Se non si mette in discussione l’assunto che sia la Co2 prodotta dalle attività umane la causa diretta dell’attuale fase di aumento delle temperature, è difficile far prevalere un approccio pragmatico, o anche solo contestare modalità e tempi della transizione imposti dagli allarmisti.

Un problema di tempistiche

Questa sudditanza linguistica è purtroppo una spia di sudditanza culturale e politica. E infatti il governo italiano non intende mettere in discussione i già “definiti target di riduzione delle emissioni”, dunque la decarbonizzazione totale, “net zero”, entro il 2050.

Vanno rimodulate le tempistiche, secondo le stesse parole del premier ieri: “L’azione negoziale italiana, in sede di Consiglio europeo, aveva consentito di rivedere le tempistiche di adeguamento delle prestazioni energetiche degli edifici, in modo da renderlo più graduale e meno stringente, e in modo da garantire la possibilità di esenzione per alcune categorie”. Rinvii e deroghe, dunque. Riduzione del danno, gradualismo.

La neutralità tecnologica

Così come per il governo italiano deve essere assicurata la “neutralità tecnologica”. Ma è sufficiente ottenere un’esenzione per i motori endotermici a biocarburanti per dichiarare salvo questo principio? Come si concilia il principio di neutralità tecnologica con la messa al bando di una delle tecnologie in campo, quella oggi prevalente, i motori a benzina e diesel?

Se quelli elettrici o a biofuel sono davvero motori più efficienti e convenienti, non faticheranno ad imporsi in una logica di mercato, con la gradualità che l’innovazione tecnologica e i costi permetteranno. Il bando stesso è l’approccio ideologico che va scongiurato.

Far rientrare dalla finestra il biofuel non renderà pragmatico l’approccio del nuovo regolamento, così come qualche esenzione e tempi più dilatati non renderanno meno folle la direttiva casa green.

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