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Sicuri che volesse andarsene? I veri responsabili di una crisi inspiegabile

Pubblichiamo volentieri la “dissent opinion” del prof. Marsonet sulla caduta del governo Draghi ed i suoi responsabili di oggi

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Pubblichiamo volentieri la “dissent opinion” del prof. Marsonet sulla caduta del governo Draghi ed i suoi responsabili

Capita a chi scrive su un quotidiano online di non concordare con la linea del suddetto quotidiano su alcune questioni specifiche. Dal mio punto di vista, che è quello di un liberale che rifugge da tutti i tipi di estremismo, tanto di destra quanto di sinistra, si tratta di pluralismo necessario e doveroso, tanto più se tale quotidiano – Atlantico, per intenderci – proclama giustamente il suo liberalismo apertis verbis.

Una crisi inspiegabile all’estero

Ho seguito lo svolgimento della crisi dall’estero, e più precisamente dalla Polonia, dove mi trovavo da alcuni giorni per ragioni personali. Inutile dire che nessuno – ma proprio nessuno – in loco ha capito le ragioni di una crisi così devastante. Anche perché, volenti o nolenti, Mario Draghi all’estero è molto stimato. Mentre nessuno – e ribadisco anche questa volta: proprio nessuno – conosce “Giuseppi” Conte.

Ma è davvero lui il responsabile di questa incredibile vicenda, esplosa nel bel mezzo di una crisi internazionale pericolosissima, e mentre il governo era impegnato nella stesura finale del Pnrr? Con il rischio, che si sta in effetti verificando, di vedere di nuovo lo spread schizzare alle stelle? Né le mie impressioni cambiavano seguendo la vicenda crisaiola sulla Cnn e altre emittenti internazionali. Già, poiché anche lì la crisi risultava inspiegabile. Qualcuno azzardava pure che si trattasse di uno scherzo.

I veri responsabili

E allora diciamo che i responsabili sono tanti, anche se formalmente godono dell’immeritato titolo di “onorevoli”. È responsabile Enrico Letta che, a dispetto di ogni evidenza, ha continuato stolidamente a cercare l’alleanza dei grillini, un coacervo di nullità il cui slogan non dovrebbe essere “uno vale uno”, bensì “zero vale zero”.

Sono responsabili Matteo Renzi e Carlo Calenda i quali, invece di sfruttare le loro affinità per cercare di costruire un’alternativa di centro per evitare lo sfascio, altro non fanno che beccarsi a vicenda come i proverbiali polli di Renzo nei Promessi Sposi.

Sommamente responsabile è pure Silvio Berlusconi, nominalmente la parte moderata del cosiddetto centrodestra. Evidentemente il Cavaliere, che ha alle spalle una storia politica notevole, si ritiene immortale e non ha mai pensato seriamente a una figura di spessore che possa sostituirlo in caso di emergenza, vista l’età e gli innumerevoli guai fisici. Ora ha ricominciato a promettere tutto a tutti.

Pensioni a mille euro, un milione di alberi impiantati. Come dicevo dianzi ero all’estero e non so se abbia rispolverato la storia del ponte sullo Stretto di Messina. Se non l’ha ancora fatto lo farà, no doubt about it. E allora diciamo la verità: meglio che “Forza Italia” sparisca, così com’è non serve a niente. Lasci spazio agli estremisti, così gli elettori capiranno meglio la situazione.

Responsabile è Matteo Salvini, le cui pulsioni auto-distruttive non vengono frenate neppure dai governatori leghisti di Regione più capaci e più intelligenti politicamente. E responsabile è pure Giorgia Meloni, ma il suo caso è diverso. Lei ha lavorato alacremente per raggiungere questo risultato. Adesso si tratta di vedere se saprà “monetizzare” l’insperata vittoria.

Esiti illiberali

Ora si andrà a votare il 25 settembre senza avere la benché minima idea delle coalizioni che si contenderanno il diritto di governare. Bel risultato, non c’è che dire. Quanto di più illiberale si possa immaginare.

E non scordiamoci che quando prevalsero per l’ultima volta i fautori dello slogan “Al voto! Al voto!”, il Parlamento fu occupato da centinaia di deputati e senatori grillini, con quali risultati lo abbiamo visto tutti. Non sarà, forse, che molti dei cosiddetti “onorevoli” sono, in realtà, dei miserabili tapini? Io ho questo sospetto, credo ampiamente condiviso.