La non notizia è che Roberto Burioni ha umiliato una disabile. Alessia è una ragazza di trent’anni, attiva sui social dove confida tenerissimi ingenui desideri: studiare all’università, cantare nei locali.
Il virologo, uno dei tanti travolti da immeritata fama, l’ha messa alla berlina, ironizzando sul suo aspetto e per cosa? Assolutamente niente, una sciocca polemica con un esponente della Lega, cui la giovane era del tutto estranea.
Non è una notizia e non dovrebbe stupire nessuno, Burioni essendo il principe del pessimo gusto, quello che insulta gli scettici del vaccino, di cui è profeta senza tentennamenti salvo non fare una piega quando è costretto ad ammettere che quelle pozioni hanno deluso.
Premiato con la notorietà
Burioni è un individuo fuori controllo. Una specie di influencer, con tutta la volgarità del caso. Si è segnalato, al sorgere della pandemia, per una serie di diagnosi scentrate, con tanto di previsioni ancor più infelici, motivo per cui è stato premiato con una notorietà televisiva.
Non è un adolescente immaturo, va per i 60: e non c’è giorno che non regali qualche infantilismo agghiacciante: definisce i no-vax “cani” e “sorci”, chiama asino chi eccepisce, propone rappresaglie, annuncia che una certa catena di negozi bio non l’avrà più tra i suoi clienti, è arrivato a paragonare i refrattari al vaccino a gente che puzza. Meno male che c’è lui, profumato dal ciuffo in giù.
Il fatto che tanto gli venga consentito, a fronte di una severità moralistica altrimenti diffusissima, si spiega con la connivenza di un sistema politico-sanitario che ha apparecchiato il regime perfetto. In poche parole: il Pd regna (anche) in tivù.
Senza limite e misura, il virologo del San Raffaele non coglie l’inopportunità di sfilare sul tappeto rosso di un festival cinematografico in smoking, né di sovraesporsi con toni tanto imbarazzanti e grossolani.
Nella comunità scientifica non sembra godere di particolare visibilità, stando alle classifiche internazionali, ma compensa con la mondanità. Ma non è vero che il virus è una catastrofe generale, per qualcuno è stata, e continua ad essere, un’occasione irripetibile. Finché c’è emergenza c’è speranza, e c’è modo di irridere una donna sfortunata: medico, cura te stesso e la tua, di espressione.
I televirologi e la sinistra
Ora, Burioni è o almeno era dato nella manica di Renzi, ministro in pectore; un suo concorrente è Walter Ricciardi, altro personaggio degno di nota, consigliere di Speranza, potenziale reggente al dicastero sanitario per conto di Calenda; poi Antonella Viola, in quota Zan, e Ilaria Capua, già montiana oggi contigua a Letta, così come nell’alone piddino figurano Pregliasco e praticamente tutti i compagni di merende vaccinali (compresi certi transfughi da Lega e Fratelli d’Italia: più che voltagabbana, voltacamice).
Quanto a Roberto Speranza, è stato imposto da D’Alema e Bersani con l’acquiescenza prolungata, a maggior ragione responsabile, di Mattarella. Questa è la sinistra, signori. Questi i loro valori. Questa la loro sensibilità e la loro attrezzatura “scientifica”.
La farà franca
La notizia, ma anche questa volendo non la è, è che Burioni, per i motivi di cui sopra, la farà franca. L’Ordine dei Medici, che non ha esitato a radiare la Barbara Balanzoni per i suoi toni eccessivi, non farà una piega, come sempre negli ultimi trenta mesi di insulti e provocazioni di questa inedita setta di iniziati.
Che tempo che fa, feudo piddino che tiene Burioni come un santino, tirerà dritto come al solito. Si aspettano notizie dal San Raffaele, ma senza troppe illusioni.
Povera scienza e poveri noi
Se questi sono i competenti, gli specialisti, se questa è la scienza, povera scienza; e poveri noi tutti.
Difatti, i risultati si vedono ogni giorno di più. Una delle tragedie nella tragedia della pandemia, o, più esattamente, della sua gestione a metà tra lo sciagurato e il malavitoso, è di aver portato a galla una genia di sanitari imbarazzanti, alla prova dei fatti poco ferrati, a volte clamorosamente incompetenti, comunque gente che, di norma, offre comportamenti, e facce, delle quali risulta arduo fidarsi.
Qualcuno annunciava “tremila morti al giorno” a febbraio e lo stesso lo vediamo ancora lì, come niente fosse, a pontificare sul prossimo olocausto pandemico. Qualcuno si fa intervistare con la mascherina sul muso. Qualcuno rompe le palle perché, oh bella, si è infettato dopo tre dosi ma l’ha fatta franca con le terapie monoclonali impedite al volgo e se ne vanta pure: “Sono un luminare, io valgo”. Ed è il vecchio sessantottino irredento a parlare.
Superato ogni limite
Eccoli tutti lì, cataratti all’imbarazzo, infrangibili al ridicolo e ai rimorsi di coscienza. Forse, l’unica notizia autentica è che si è superato ogni limite e nessuno prova più vergogna di niente.
Che bisogno c’era di irridere una ragazza per la sua sofferenza, questo non lo sa neanche il Padreterno; forse lo sa Burioni, ma è inutile chiedergliene conto. Alessia, il suo bersaglio, non si è neanche sprecata a replicare. Lei sì che vale. Speriamo solo che, come al solito, non finisca per accaparrarsela il Pd: questo sì che sarebbe oltre il grottesco, oltre lo squallido, oltre lo schifo.