Trump e Milei, congiunzione astrale da non sprecare per una Nuova Destra

Una frattura netta rispetto al recente dominio della sinistra globalista: la ricetta economica e la battaglia culturale di Milei, il ritorno della razionalità con Trump e Musk

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Solo un anno fa sarebbe stato difficile immaginare uno scenario internazionale così favorevole alla Nuova Destra. L’elezione di Javier Milei in Argentina e di Donald Trump negli Stati Uniti rappresentava una combo che solo pochi ottimisti potevano prefigurare. Eppure sono queste le carte, preziose, che abbiamo in mano in questo momento.

È come se le stelle si fossero allineate, fornendo una mano unica e coerente a tutte quelle forze che non si riconoscono nel wokismo e nel progressismo mondiale. Se aggiungiamo Nayid Bukele in America Centrale e Narendra Modi in India, il quadro si fa ancora più interessante: sebbene i due non possano in senso stretto essere ascritti alla Nuova Destra, è tuttavia indubbio che rappresentino una frattura netta sia rispetto al recente passato politico dei rispettivi Paesi, sia rispetto alla sinistra globalista internazionale.

Il modello Milei

In questo momento, la grandiosa opera di risanamento e di “liberazione” dell’economia argentina portata avanti dal libertario Javier Milei rappresenta un vero e proprio banco di prova destinato a fornire un benchmark per tutti quei Paesi che faticano a scrollarsi di dosso le pastoie di un modello economico turbo statalista quando non addirittura socialista. E il successo del Peluca Milei indicherà inevitabilmente la ricetta da seguire per ritrovare la strada della libertà e della prosperità, seppellendo di fatto le ricette avvelenate dell’interventismo economico.

La rivoluzione copernicana di Milei sta producendo effetti economici eccezionali quanto a dimensioni e velocità: inflazione domata; economia in forte rimbalzo; rischio Paese abbattuto; ripresa impetuosa del flusso del credito all’economia; riduzione draconiana della spesa pubblica e risanamento del bilancio della Banca Centrale. Nessun analista aveva previsto tanto. E infatti oggi, nel momento in cui ogni pubblicazione di un nuovo dato economico e finanziario si è trasformata in un supplizio per i detrattori di sinistra, il silenzio è calato come piombo sull’attualità del Paese gaucho.

Ma Milei non è solo economia, bensì anche battaglia culturale. Grazie anche alla lucidità dell’analisi di intellettuali quali Agustín Laje, il presidente argentino ha sferrato una vera e propria battaglia campale contro tutti i dogmi woke: Agenda 2030, globalismo, ideologia di genere, femminismo radicale, peronismo statalista, ecocatastrofismo e sciamanismi contemporanei vari. Tuttavia, sul versante della battaglia culturale il peso specifico dell’Argentina (e, a maggior ragione, di El Salvador) non è sufficiente a produrre una scossa sismica globale.

Ritorno della razionalità

Ed è qui, con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, che gli astri si allineano. Con un Trump reloaded, con steroidi, e un Elon Musk che manda ai pazzi i soloni progre.

Un Trump che promette di riportare razionalità nell’agenda culturale e ambientale internazionale. Sì, razionalità: perché non c’è nulla di più irrazionale dell’ecocatastrofismo che pretende di soffocare il dibattito sul nascere, o del tentativo di piegare il buon senso ai dettami del narcisismo egolatra e folle dell’ideologia di genere.

Appello ai liberi e forti

In Europa, la reazione è meno strutturata, più confusa ma altrettanto potente. E i tentativi dei soloni del consenso socialdemocratico di soffocarla non fanno altro che alimentarla e renderla più rabbiosa. Il compito della Nuova Destra europea è di unire i tanti che si sentono lontani dalla spocchia socialdemocratica.

Va aggiornato lo sturziano appello ai “liberi e forti”, dove le file dei liberi e forti saranno integrate non solo da maschi bianchi stufi di essere additati come il male assoluto, bensì anche da tutte le donne inorridite da una vittimizzazione funzionale alla concessione di privilegi legali; da eterosessuali e omosessuali che non vogliono essere strumentalizzati; da cittadini e immigrati regolari rispettosi delle regole e desiderosi di rimboccarsi le maniche; da imprenditori che rabbrividiscono di fronte all’espropriazione del frutto del proprio sforzo, così come da lavoratori che rabbrividiscono di fronte ad un’agenda etico-culturale scellerata; da atei e credenti che condividono l’amore per la libertà.

La destra europea deve dimostrarsi all’altezza dell’opportunità unica che questa inusitata “congiunzione cosmica” le ha regalato. Dovrà guardarsi bene dal cadere nell’economicismo e dal dividersi in correnti che si dichiarano (senza esserlo davvero) inconciliabili; presentarsi come custode e portavoce di una finanza pubblica sana; combinare un patriottismo non statalista ad una più robusta sfiducia nei confronti del Leviatano stato-nazione.

Rimandare infine al mittente il progetto di ordine globale uniformante e post-nazionale propalato da organizzazioni internazionali finanziate con denaro pubblico, e da organizzazioni sedicenti non governative (spesso ben felici di essere foraggiate dai governi). Assodato che il socialismo non dorme mai, è ora di darsi una svegliata.

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