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Un centrodestra europeo per fermare le eco-follie di Bruxelles

Angelo Ciocca (Lega): dal “ripristino” della natura agli imballaggi, dagli insetti alla casa green, a rischio le filiere produttive e al verde ci finiscono i cittadini

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Con l’adozione del Green New Deal, l’Unione europea sta mettendo a repentaglio interi settori produttivi in nome della sostenibilità ambientale. La formula legislativa della transizione verde, piena di incognite e sconnessa dal mondo reale, rappresenta un pericolo per milioni di lavoratori e rischia di distruggere l’economia europea così come la conosciamo oggi.

Con Angelo Ciocca, eurodeputato della Lega dal 2016, abbiamo voluto parlare delle eco-follie di Bruxelles: dalla Nature Restoration Law recentemente approvata al nuovo regolamento Ue sugli imballaggi, dalla commercializzazione del grillo domestico al Green New Deal voluto da Timmermans. Infine, una previsione sulla futura maggioranza al Parlamento europeo.

I rischi della Nature Restoration Law

LORENZO CIANTI: Mercoledì 12 luglio è stata approvata la discussa Nature Restoration Law, un provvedimento mirato al “ripristino della natura”. Cosa non la convince di questa legge?

ANGELO CIOCCA: È una legge che, con il pretesto della tutela all’ambiente, rischia di causare gravi danni all’agricoltura e agli agricoltori, i veri garanti del territorio. Questa Ue sta mettendo in campo politiche fallimentari, che porteranno alla distruzione di intere filiere agroalimentari e all’esproprio di terre e campi ad uso agricolo – ora più che mai fondamentali, visto l’aggravarsi della situazione sul mancato sblocco dell’accordo relativo al grano ucraino – e a una nuova impennata dei prezzi per cittadini, famiglie ed imprese.

Con l’approvazione di questa legge, in nome dell’ideologia green da salotto, l’Unione europea corre verso il baratro consegnandoci nelle mani dei Paesi emergenti, killer dell’inquinamento mondiale, e facendo perdere all’Italia la bellezza di circa 1 milione e 250 mila ettari attualmente coltivati, l’equivalente dell’intera superficie agricola della Lombardia, con conseguente perdita di produttività e sicurezza alimentare.

Imballaggi addio?

LC: Il nuovo regolamento Ue sugli imballaggi ridimensiona drasticamente il packaging dei prodotti ortofrutticoli: niente più confezioni monouso per frutta e verdura di peso inferiore a 1,5 chilogrammi. Sarà inoltre impedita la distribuzione di cestini per fragole, reti per il confezionamento di agrumi e pomodori, bottiglie magnum di vino, buste di insalata.

AC: È una euro-imbecillità. L’ennesima di questa Ue che pensa di salvare il pianeta rimuovendo una busta all’insalata, arrecando tuttavia più danni che benefici. Ecco perché mi sono espresso contro: da un lato, perché potrebbe portare a problemi dal punto di vista igienico-sanitario e della conservazione degli alimenti; dall’altro, perché con confezioni molto più grandi si andrebbe incontro a un maggiore spreco di cibo.

Così facendo, non solo si va, paradossalmente, contro i consumatori e la tutela alla salute, ma si ignora anche che il nostro Paese, in tema di sostenibilità, vanta già risultati importanti essendo il primo fra i grandi Stati europei per riciclo pro-capite dei materiali di imballaggio.

La decisione, che fortunatamente sembrerebbe essere stata appena rivista in Commissione ITRE, causerebbe un ingente danno all’intera filiera: l’industria del riciclo cresce con oltre 200 mila occupati. Perché non investire nella circolarità della plastica potenziando il comparto?

Dipendenti dalla Cina

Come ho già affermato in precedenza, le politiche green ideologiche e fallimentari dell’Ue ci rendono ancora più dipendenti dal punto di vista energetico, ma anche sul piano alimentare e delle materie prime, da Paesi come Cina e India, leader dell’inquinamento a livello mondiale, mentre noi andremo a rimorchio. Se l’Ue vuole attuare veramente la transizione verde, lo faccia senza mettere al verde i cittadini e puntando su un’autonomia energetica ed alimentare: vietare le buste di insalata non ci salverà.

LC: Qualche settimana fa ha brandito una busta di insalata in segno di protesta durante un’audizione a Strasburgo, denunciando l’inefficienza delle politiche europee.

AC: Con quel gesto sono felice di aver contribuito attivamente affinché se ne parlasse, al punto di essere rivisto in Commissione industria ed energia scongiurando il licenziamento di migliaia di lavoratori. Per il momento a vincere sembrerebbe essere il buon senso.

Grilli nel piatto

LC: Il regolamento di esecuzione Ue 2023/5 dello scorso gennaio ha autorizzato la commercializzazione del grillo domestico (Acheta domesticus). Crede vi sia il tentativo di imporre delle modifiche surrettizie alle nostre abitudini alimentari?

AC: Dopo settant’anni di politiche inconcludenti, in un momento di estrema crisi energetica e alimentare, l’Ue continua a stanziare miliardi per farci mangiare gli insetti, ma nessuna risorsa viene erogata per aiutare i nostri agricoltori e i raccolti a rischio.

Ognuno mangi ciò che vuole in Europa, ci mancherebbe. Ma in Italia, un Paese con grandi capacità agricole che vanta la dieta mediterranea, recentemente candidata come patrimonio immateriale dell’umanità, e che possiede un made in Italy apprezzato nel mondo in termini di salubrità e sostenibilità ecologica, non accetteremo diktat sulle politiche alimentari.

Se in Ue qualcuno ambisce a promuovere questo tipo di alimentazione, a noi non interessa: in Italia impediremo, con l’entrata in vigore di decreti ad hoc, la commercializzazione indiscriminata del novel food a danno della salute dei consumatori e di tutto il comparto. Non è accettabile che i soldi dei contribuenti vengano utilizzati per promuovere stili e modelli alimentari che culturalmente non ci appartengono. La maggioranza degli italiani si è già detta contraria.

La direttiva case green

LC: Timmermans allunga le mani anche sulle nostre case. La direttiva sulle case green porterà a spese ingentissime. Silvi Costruzioni Edili stima costi di 60 mila euro per adeguare un singolo immobile entro il 2030. È in corso un attacco al patrimonio immobiliare italiano?

AC: Certo! Una vera e propria nuova patrimoniale sulla casa grazie alla complicità del Movimento 5 Stelle, del Pd e dei Verdi, che condannerà milioni di cittadini italiani ad essere families green (“famiglie al verde”) senza la possibilità di ricevere un aiuto concreto da parte della stessa Ue.

Ue che nel frattempo predica bene ma razzola male, tenendo aperte doppie sedi del Parlamento europeo, tra l’altro non efficientate come la stessa direttiva europea chiederebbe. Se l’Europa chiede nuovi sacrifici, allora metta in campo gli strumenti necessari per poter far fronte alle numerose imposizioni green richieste – non ultimo l’efficientamento del 75 per cento del patrimonio immobiliare italiano – senza che gli investimenti fatti con il credito di imposta rientrino nel patto di stabilità.

Non è pensabile che i costi, calcolati in 400 miliardi in dieci anni, siano a solo carico di aziende e cittadini, oggi già in difficoltà per via dell’aumento generale dei prezzi e dell’inflazione galoppante. A rischio, senza un aiuto concreto da parte della Commissione europea, sarebbero anche un milione di posti di lavoro nel solo settore edilizio, come ho recentemente sottolineato ospitando, ad un evento da me organizzato al Parlamento europeo, l’associazione “Esodati 110%”. Bisogna impedire quest’euro-follia. Non è possibile che a rimetterci siano sempre i cittadini.

Un centrodestra europeo

LC: Ritorniamo alla Nature Restoration Law per parlare delle prossime elezioni europee. Hanno prevalso di misura i voti favorevoli: 336 sì, 300 no e 13 astenuti. Il PPE – con la sola eccezione del Fine Gael – si è schierato contro la legge insieme a ECR, ID e pezzi di Renew Europe. È possibile una futura maggioranza europea di centrodestra? Se sì, quale sarà il contributo della Lega?

AC: L’agenda Von der Leyen è fallimentare e non tiene in considerazione il futuro delle aziende europee, ma ci vuole succubi di altri. Tuttavia, qualcosa di positivo c’è: alcuni nel PPE hanno cambiato idea rispetto alle politiche della Commissione europea e sono venuti dalla nostra parte.

Il nostro augurio è che alle prossime elezioni europee sarà possibile formare una nuova maggioranza: siamo ottimisti. Questo ennesimo ravvedimento da parte del più grande gruppo politico al Parlamento europeo ha evidenziato tutte le spaccature, le contraddizioni e le storture di una coalizione che, nei fatti, non esiste più. Motivo in più per spingere verso una coalizione europea di centrodestra, come già avviene in Italia.

La Lega ha sicuramente le carte in regola per portare avanti questa trattativa. Non è pensabile scendere a compromessi con chi fino ad ora ha prodotto solo disastri a scapito dei cittadini, dei lavoratori e delle imprese con pretesti puramente ideologici e strumentali.

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