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Una sanatoria camuffata: ecco perché la protezione speciale va abolita

Da eccezionale è diventata la forma più frequente di permesso di soggiorno, una scappatoia per chi entra illegalmente senza requisiti per lo status di rifugiato

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La “protezione speciale” è un permesso di soggiorno in Italia accordato, a determinate condizioni, agli immigrati irregolari extraeuropei ai quali non può essere concessa protezione internazionale, secondo quanto prevede la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e il diritto internazionale, dal momento che non fuggono da guerre, persecuzioni, situazioni estreme di violenza, anche se è adducendo queste motivazioni che hanno fatto richiesta di asilo.

L’abuso del permesso per motivi umanitari

È stata istituita nell’ottobre del 2018, nell’ambito del decreto sicurezza e immigrazione, dall’allora ministro dell’interno Matteo Salvini, in sostituzione del “permesso di soggiorno per motivi umanitari”, fino ad allora accordato a troppe persone, decine di migliaia, arrivate in Italia illegalmente.

Nel 2015, ad esempio, il 5 per cento dei richiedenti asilo ha ottenuto lo status di rifugiato, ma il 22 per cento ha potuto restare in Italia grazie a un permesso per motivi umanitari; nel 2017 lo status di rifugiato è stato riconosciuto all’8 per cento dei richiedenti, il permesso per motivi umanitari al 25 per cento: donne fuggite e arrivate senza documenti perché – queste alcune delle giustificazioni – minacciate di morte dal marito o da un parente cattivo, ragazzi in fuga da creditori insistenti o da famigliari in collera per esserne stati derubati.

La “sanatoria” Lamorgese

La protezione speciale invece, nelle intenzioni, doveva essere un provvedimento del tutto eccezionale, speciale, appunto: adottato principalmente per consentire l’accesso alle cure mediche nel caso di stranieri arrivati in condizione di salute particolarmente gravi tali da non permettere l’esecuzione di un provvedimento di espulsione senza metterne in pericolo la salute; e inoltre per contingenze di eccezionale gravità e per atti di particolare valore civile.

Nel 2020 l’hanno ottenuta 737 persone, pari al 2 per cento delle richieste esaminate. Ma il successore del ministro Salvini, Luciana Lamorgese, subentrata nel settembre del 2019, a fine ottobre 2020 ha modificato il decreto sicurezza ampliando le possibilità di divieto di espulsione, aumentando i requisiti per ottenere protezione speciale e rendendoli meno vincolanti.

Così la protezione speciale da concessione eccezionale è diventata, come il precedente provvedimento per motivi umanitari, la forma più frequente di permesso di soggiorno, concessa ogni anno a migliaia di persone che non ottengono protezione internazionale. Nel 2021 il numero dei titolari di protezione speciale è salito a 7.092, pari al 14 per cento delle richieste esaminate.

Abolire la protezione speciale

La decisione di abolire la protezione speciale annunciata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni in visita in Etiopia vede concordi Fratelli d’Italia e Lega. “Aboliremo norme permissive che abbiamo ereditato dai governi precedenti – ha dichiarato il senatore FdI Lucio Malan – è un passepartout per qualsiasi immigrato irregolare”. “La protezione speciale crea condizioni attrattive per l’immigrazione e la azzereremo” conferma Nicola Molteni, sottosegretario all’interno, è diventata una specie di sanatoria.

Entrambi, e con loro il presidente Meloni, replicano alle prime veementi reazioni negative, ricordando che inoltre, per accogliere chi non può ottenere lo stato di rifugiato ma rischia tuttavia di subire violenze e danni gravi se rimpatriato, esiste in Italia una seconda forma di protezione, quella sussidiaria, in linea con quanto disposto a livello di Unione europea con una direttiva del 2004. Nel corso degli anni è stata concessa in percentuali pari o maggiori allo status di rifugiato.

FdI e Lega hanno ragione quando affermano che la gestione sconsiderata dell’istituto della protezione speciale ha contribuito a indurre un numero crescente di emigranti irregolari a mettersi in viaggio affidandosi a organizzazioni criminali di trafficanti e a scegliere l’Italia per la maggiore probabilità, rispetto alle altre due principali destinazioni via mare, Spagna e Grecia, di non essere respinti e di poter contare su mesi e anni di permanenza assistita.

I risultati del decreto sicurezza

Il maggiore rigore nei confronti dell’immigrazione illegale del decreto sicurezza del 2018, e di alcune disposizioni già adottate dal precedente ministro dell’interno Marco Minniti, aveva dato risultati tangibili.

Nel 2017 erano arrivati in Italia via mare 119.368 emigranti illegali. Gli sbarchi sono scesi a 23.370 nel 2018 e a 11.471 nel 2019. Poi hanno ricominciato a crescere fino ad arrivare nel 2022 a 105.131. Quest’anno, dal 1° gennaio al 14 aprile gli arrivi sono già 32.769 contro gli 8.432 del 2022. Invece, nello stesso periodo in Grecia sono arrivati solo 3.882 emigranti illegali e in Spagna 4.819.

Le critiche delle opposizioni

Tra le prime reazioni ostili, spicca quella del segretario del Pd, Elly Schlein che annuncia battaglia perché cancellare la protezione speciale sarebbe una “vergogna”. Schlein evoca anche una inesistente sentenza di condanna della Corte costituzionale a proposito del decreto sicurezza del ministro Salvini.

Critico anche il giudizio di Riccardo Magi di +Europa che però confonde Cas, hotspot e centri per il rimpatrio dimostrando di conoscere assai poco il sistema di accoglienza salvo dire che verrà smantellato.

Dice anche che il governo aumenterà gli irregolari di migliaia. Questa è una critica ricorrente, riformulata a ogni tentativo di stretta sull’emigrazione illegale. Ovviamente è infondata. Più rigore, nel giudicare le richieste di asilo, ha come risultato di individuare un maggior numero di irregolari, non di aumentarli.