Politica

Utero in affitto reato universale, una scelta a tutela di donne e bambini

Il legittimo desiderio di avere un figlio non è un diritto. Una legge che tutela le donne dallo sfruttamento e i bambini dalla compravendita

© atakan, Vahe Aramyan, RaStudio e markos86 tramite Canva.com

L’utero in affitto è finalmente diventato un reato universale, grazie a una storica decisione promossa e sostenuta dall’attuale governo. Questa nuova legge segna una svolta significativa nella tutela dei diritti umani, proteggendo le donne e i bambini dallo sfruttamento e dalla mercificazione del corpo femminile.

“Universale”, perché mette fine al turismo gestazionale, cioè a tutte quelle persone che si recavano all’estero perché in Italia non era consentito, e si rivolgevano a quelle donne disponibili, a pagamento. Prima firmataria della legge Carolina Varchi, di Fratelli d’Italia.

Ma quali sono le implicazioni di questa svolta? E cosa significa per il futuro della maternità surrogata e delle famiglie che ne facevano ricorso?

Il governo ha giustificato la decisione di criminalizzare la maternità surrogata in tutto il mondo con l’obiettivo di difendere le donne, specialmente quelle provenienti da contesti vulnerabili, che spesso accettano di diventare madri surrogate per motivi economici. La scelta di rendere l’utero in affitto un reato universale riflette la volontà di proteggere queste donne dal rischio di essere sfruttate o di subire pressioni economiche e sociali insostenibili.

Non meno importante, la legge pone un freno alla pratica di considerare i bambini come “prodotti” del mercato della riproduzione, rafforzando il concetto che la vita umana non può essere oggetto di compravendita.

Questa decisione è stata accolta con entusiasmo da numerosi attivisti per i diritti delle donne e da organizzazioni femministe, che da tempo chiedevano una regolamentazione più severa contro la pratica della surrogazione. Per molti, l’utero in affitto rappresenta una forma di schiavitù moderna, in cui i corpi delle donne vengono utilizzati per rispondere alle esigenze riproduttive di terzi, spesso in condizioni di squilibrio economico e sociale.

La criminalizzazione universale dell’utero in affitto apre indubbiamente a una serie di riflessioni sulle implicazioni legali e sociali. Il divieto globale significa che qualsiasi forma di maternità surrogata, anche realizzata all’estero da cittadini italiani, sarà perseguibile in Italia. Ciò ha generato controversie, specie per la possibilità di creare una famiglia attraverso la maternità surrogata che rappresenta, per molti, una soluzione alle difficoltà di avere figli, specialmente per coppie infertili o omosessuali.

Le riflessioni sul concetto di libertà vanno fatte. I politici di sinistra sostengono che criminalizzare universalmente l’utero in affitto non riconosca le donne come soggetti autonomi e capaci di decidere sul proprio corpo. “Se posso donare un rene, perché non posso donare il mio utero ed un figlio!”, urla la grillina Pirro in Senato, aggiungendo che è “forte e violenta la discriminazione delle coppie omosessuali”. 

Si dà il caso che un rene sia un organo, un figlio sia una creatura vivente, un essere umano. Il legittimo desiderio di avere un figlio non è un diritto. Ed in molti casi, le donne che accettano di diventare madri surrogate lo fanno per necessità economiche, e la loro decisione potrebbe essere influenzata da una posizione di debolezza e vulnerabilità.

L’attuale governo ha giocato un ruolo chiave nell’impulso alla criminalizzazione dell’utero in affitto a livello globale, portando avanti una visione chiara incentrata sulla protezione delle donne e dei bambini. La sua campagna è stata sostenuta da un ampio consenso internazionale, con molti paesi che hanno appoggiato la proposta, ritenendola una misura necessaria per fermare l’escalation di un’industria della surrogazione che rischiava di diventare sempre più deregolamentata e pericolosa.

Il legame tra madre e figlio inizia sin dal concepimento ed è impensabile, contro natura, stilare un contratto di vendita di un essere umano. Ancor di più lo è scegliere i connotati, i colori degli occhi, il colore della pelle e anche le caratteristiche del Dna. 

Le battaglie per la genitorialità sono giuste e legittime, ma dovrebbero essere dirette ad una maggiore possibilità delle adozioni, molto spesso impossibili. Anche per le coppie omosessuali o single. Ma giù le mani dai bambini, sempre!