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Vaccini anti-Covid, nuovi indizi di eventi avversi dai dati VAERS

Dai dati VAERS raccolti in un nuovo studio emerge il sospetto di un legame fra i vaccini anti-Covid a mRna e una accelerazione della progressione dei tumori

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In questi ultimi due anni, c’è stato un messaggio incrollabile sulla sicurezza e l’efficacia dei vaccini a mRna (come Pfizer e Moderna) contro il Sars-CoV-2 da parte della sanità pubblica, in Italia e nel mondo. Ma l’utilizzo di vaccini a mRna, immessi sul mercato in risposta alla pandemia di Covid-19, non ha precedenti nel contesto delle malattie infettive e pone numerosi dubbi, nonché pesanti interrogativi.

Innanzitutto, come sottolineato dal prof. Giovanni Frajese, endocrinologo dell’Università di Roma “Foro Italico”, questi vaccini potrebbero alterare il Dna: “C’è uno studio svedese che ha dimostrato sulle linee cellulari di fegato che questo accade”.

Perciò il professore già da diversi mesi chiede pubblicamente una commissione d’inchiesta che indaghi “se c’è un effetto genotossico, se può far venire o peggiorare il cancro, se c’è e in quale maniera la comparsa di patologie autoimmuni, e cosa fa al sistema immunitario”.

Un articolo scientifico pubblicato nelle scorse settimane sull’autorevole rivista peer-reviewed Food and Chemical Toxicology alimenta queste preoccupazioni. La ricerca, realizzata da Seneff et al., si intitola “Innate immune suppression by Sars-CoV-2 mRna vaccinations: The role of G-quadruplexes, exosomes, and MicroRnas”, ed è un lavoro piuttosto tecnico che illustrerò qui in parole il più possibile semplici.

Le tre questioni rilevanti

Gli autori affermano che “l’inadeguatezza degli studi di fase I, II e III per valutare gli effetti collaterali a medio e lungo termine dei vaccini genetici mRna potrebbe essere stata fuorviante per quanto riguarda il loro impatto soppressivo sull’immunità innata dei vaccinati”; cioè potremmo averne sottovalutato gli effetti negativi sull’immunità non specifica delle persone, quella presente fin dalla nascita, che è ben più ampia e duratura dell’immunità acquisita attraverso i vaccini.

In questo articolo, Seneff e collaboratori richiamano l’attenzione su tre aspetti molto importanti del profilo di sicurezza dei vaccini anti-Covid:

(1) Il primo è l’ampiamente documentata soppressione dell’immunità innata, che ha una vasta gamma di conseguenze, non ultima la riattivazione delle infezioni virali latenti e la ridotta capacità di combattere efficacemente le infezioni future;

(2) Il secondo è la disregolazione del sistema naturale per la prevenzione del cancro e del poter rilevare una trasformazione maligna geneticamente guidata all’interno delle cellule, nonché il conseguente potenziale del vaccino nel promuovere tali trasformazioni;

(3) In terzo luogo, la vaccinazione con vaccini a mRna potenzialmente interrompe la comunicazione intracellulare effettuata dagli esosomi (vescicole extracellulari che dovrebbero distruggere l’Rna inutile) e induce le cellule che assorbono la proteina spike a produrre alti livelli di esosomi che trasportano la stessa spike, con conseguenze infiammatorie potenzialmente gravi.

“Se uno qualsiasi di questi potenziali dovesse essere pienamente realizzato”, osservano giustamente gli autori dello studio, “l’impatto su miliardi di persone in tutto il mondo potrebbero essere enorme”, con un potenziale disastro sia per il sistema sanitario sia per la vita delle stesse persone che ne fossero vittima.

Potenziali benefici ma anche imprevisti

Inoltre, oggi alcuni produttori di vaccini stanno sviluppando una piattaforma generica in cui il Dna è l’elemento di archiviazione, l’Rna messaggero è il “software” e le proteine che l’Rna codifica rappresentano diversi domini di applicazione.

La visione è grandiosa e le potenziali applicazioni teoriche sono vaste, ma la manipolazione del codice di vita potrebbe portare a effetti negativi del tutto imprevisti, potenzialmente visibili solo a lungo termine o addirittura permanenti.

I vaccini sperimentali a mRna sono stati annunciati come aventi il potenziale per grandi benefici, ma covano anche la possibilità di conseguenze impreviste potenzialmente tragiche e persino catastrofiche.

I vaccini a mRna contro il Sars-CoV-2 sono stati implementati con grande clamore sotto la pressione delle lobby, ma ci sono molti aspetti del loro diffuso utilizzo che meritano di essere presi in considerazione.

Abbiamo accennato alcune – ma non tutte – di queste preoccupazioni qui, e vogliamo sottolineare che tali preoccupazioni sono potenzialmente serie e potrebbero non essere evidenti per anni o addirittura avere un impatto transgenerazionale.

Dunque, l’applicazione del principio di precauzione avrebbe dovuto guidare l’impiego selettivo di questi vaccini sulle sole categorie a rischio, in barba agli interessi delle lobby.

Danni collaterali a medio e lungo termine

L’articolo di Seneff et al. esplora la letteratura scientifica che suggerisce come “la vaccinazione con un vaccino a mRna avvii una serie di eventi biologici che non soltanto sono diversi da quelli indotti dall’infezione, ma sono in molti modi dimostrabilmente controproducenti sia a breve che a lungo termine per quanto riguarda la competenza immunitaria e la normale funzione cellulare”.

Infatti, è stato dimostrato che nell’uomo i vaccini anti-Covid sottoregolano i percorsi critici correlati alla sorveglianza del cancro, al controllo delle infezioni e all’omeostasi cellulare. E non è poi così strano, se si riflette sul fatto che essi introducono nel nostro corpo materiale genetico altamente modificato.

In pratica, le numerose alterazioni dell’mRna del vaccino nascondono l’mRna dalle difese cellulari e promuovono un’emivita biologica più lunga e un’elevata produzione di proteina spike. Tuttavia, la risposta immunitaria al vaccino è molto diversa da quella a un’infezione da Sars-CoV-2, come rivelato dal preprint di un altro articolo scientifico (Ivanova et al., 2021).

Inoltre, le cellule immunitarie che hanno assorbito le nanoparticelle del vaccino rilasciano in circolazione un gran numero di esosomi contenenti proteine ​​​​spike insieme a microRna critici che inducono una risposta di segnalazione nelle cellule riceventi poste in siti distanti.

Gli autori identificano anche il potenziale profondo disturbo nel controllo regolatorio della sintesi proteica e nella sorveglianza del cancro. Questi disturbi potenzialmente hanno un nesso causale con malattie neurodegenerative, miocardite, trombocitopenia immunitaria, paralisi, malattie del fegato, ridotta immunità adattativa, ridotta risposta al danno del Dna e tumorigenesi.

In particolare, per una serie di ragioni, esiste il rischio che i vaccini anti-Covid possano interferire con i meccanismi di riparazione del danno nel Dna. D’altra parte, è ben noto che l’accumularsi di danni al Dna può portare allo sviluppo (e/o alla progressione) di tumori. E la riparazione inefficiente del Dna è considerata dagli esperti una forza trainante fondamentale dietro il cancro.

È dunque essenziale che vengano condotti ulteriori studi per determinare la portata delle potenziali conseguenze patologiche delineate nel lavoro qui sintetizzato. Non è più accettabile che le vaccinazioni anti-Covid siano considerate parte di una campagna sanitaria pubblica senza un’analisi dettagliata dell’impatto sanitario sugli esseri umani del potenziale danno collaterale.

Ora è solo attraverso l’osservazione di dati fisiologici ed epidemiologici pertinenti generati dalla somministrazione su larga scala dei vaccini anti-Covid al grande pubblico che tutte queste domande potrebbero ricevere risposta.

E ciò è possibile solo se c’è un accesso gratuito a una segnalazione imparziale dei risultati, cosa che sembra improbabile data la diffusione della censura delle informazioni relative al vaccino a causa della necessità percepita di dichiarare il successo a tutti i costi.

Campanelli d’allarme dai dati VAERS

Infine, gli autori mostrano, a sostegno della loro ipotesi, dati tratti dal database VAERS degli effetti avversi segnalati da cittadini degli Stati Uniti, una risorsa imperfetta ma preziosa per identificare potenziali reazioni avverse ai vaccini (sebbene vengano segnalati solo circa l’1 per cento dei casi realmente occorsi, come mostrai a suo tempo nel mio articolo “Una stima realistica degli effetti avversi dei vaccini anti-Covid e del rapporto rischi-benefici”, pubblicato dalla Fondazione Hume il 9 novembre 2021).

Istituito attraverso una collaborazione tra CDC e FDA, il VAERS è “un primo sistema di avviso nazionale per rilevare possibili problemi di sicurezza con vaccini aventi licenza negli Usa”. Secondo i CDC, che riconoscono come gli eventi avversi segnalati al VAERS rappresentino “solo una piccola frazione degli eventi avversi effettivi”, esso è “particolarmente utile per il rilevamento di modelli insoliti o imprevisti di segnalazione di eventi avversi che potrebbero indicare un possibile problema di sicurezza con un vaccino”.

Quasi il 60 per cento di tutte le somministrazioni di vaccini a mRna e degli eventi avversi correlati si sono verificati entro 48 ore dall’iniezione. È importante sottolineare che solo nel 14 per cento dei decessi da Covid-19 segnalati al VAERS a giugno si può escludere la vaccinazione come causa (McLachlan et al., 2021).

Ciò suggerisce fortemente che questi vaccini senza precedenti esibiscono meccanismi insoliti di tossicità che vanno ben oltre ciò che si vede con i vaccini più tradizionali. Insomma, è un fortissimo campanello di allarme!

Le statistiche del 2021 sui principali disturbi del cuore, tra cui miocardite, arresto (cardiaco, cardiorespiratorio e sinusale), aritmia (inclusi sopraventricolare, nodale, sinusale, tachiaritmia e aritmia ventricolare), infarto del miocardio (incluso acuto e silente) e insufficienza cardiaca (anche acuta, cronica e congestizia) mostrano che ci sono stati 8.090 eventi di Covid-19 correlati a queste condizioni cardiache, che rappresentano quasi il 98 per cento di tutti gli eventi per tutti i vaccini per questi sintomi nel 2021.

I forti segnali di pericolosità dei vaccini anti-Covid, evidenti nei dati del VAERS se si fa un confronto con i vaccini “normali” – come ad es. quelli antinfluenzali – erano già in parte stati segnalati nel mio articolo sugli effetti avversi di un anno e mezzo fa.

Ma nel paper di Seneff et al. c’è una nuova parte molto interessante che riguarda i segnali del VAERS per il cancro. Infatti, è inutile prenderci in giro: gli effetti cardiaci a breve e medio termine non fanno piacere a molta gente, ma i tumori fanno davvero paura a tutti.

Indizi di progressione dei tumori

Il cancro è una malattia che generalmente si ritiene richieda mesi o, più comunemente, anni per progredire da un’iniziale trasformazione maligna in una cellula allo sviluppo di una condizione clinicamente riconosciuta.

Nel VAERS, le segnalazioni di eventi avversi si verificano principalmente entro il primo mese o anche i primi giorni dopo la vaccinazione (Rose, 2021), per cui potrebbe sembrare che l’accelerazione della progressione del cancro dopo la vaccinazione sia un segnale difficile da riconoscere.

Inoltre, la maggior parte delle persone non si aspetta cancro come un evento avverso che potrebbe essere causato da un vaccino, e quindi non riescono a inserire un rapporto quando il cancro si sviluppa poco dopo la vaccinazione.

Tuttavia, come Seneff et al. hanno sottolineato nel loro articolo, “se i vaccini a mRna stanno portando a una diffusa disregolazione dei controlli oncogeni, della regolazione del ciclo cellulare e dell’apoptosi, i rapporti VAERS dovrebbero riflettere un aumento delle segnalazioni di cancro, rispetto agli altri vaccini, anche se i numeri attesi sono verosimilmente piccoli”.

L’esperimento che dimostra la menomazione dei meccanismi di riparazione del Dna da parte della proteina spike del Sars-CoV-2 è in vitro e fornisce prove convincenti che i vaccini potrebbero accelerare il tasso di mutazioni del Dna, aumentando il rischio di cancro (Jiang e Mei, 2021).

Ma per la loro analisi dell’evidenza dell’aumento del rischio di cancro dai dati VAERS, Seneff e collaboratori si sono focalizzati su due approcci alquanto distinti che ora vedremo brevemente.

Uno, rappresentato dai risultati riassunti nella Tabella 6 dell’articolo, era semplicemente quello di raccogliere i conteggi per tutti i termini che contenevano parole chiave chiaramente legate al cancro: ovvero “cancro”, “linfoma”, “leucemia”, “metastasi”, “carcinoma” e “neoplasia”.

Nel complesso, hanno trovato 1.474 voci che collegano questi termini ai vaccini contro il Covid-19, che rappresentano il 96 per cento di tutte le voci per uno qualsiasi di questi termini per qualsiasi vaccino in quell’anno.

La tabella 6 citata nell’articolo di Seneff et al. (2022). Essa mostra il numero di sintomi riportati nel database VAERS, relativo quindi agli effetti avversi dei vaccini nella popolazione statunitense, per vari termini legati al cancro, con i conteggi totali sia per i vaccini contro il Covid-19 sia per tutti i vaccini. I vaccini anti-Covid sono responsabili di ben il 96 per cento delle segnalazioni di questi sintomi

L’approccio complementare consisteva nel trovare termini che coinvolgono il cancro in organi specifici, ovvero seno, prostata, vescica, colon, cervello, polmoni, pancreas e ovaie, come mostrato nella Tabella 7. Sebbene tutti i numeri siano piccoli, il più alto è stato di gran lunga per il cancro al seno (246 casi), con quasi quattro volte più citazioni rispetto al cancro ai polmoni, il secondo genere più comune.

La tabella 7 citata nell’articolo di Seneff et al. (2022). Essa mostra il numero di sintomi riportati nel database VAERS, per il cancro in organi specifici, con i conteggi totali sia per i vaccini contro il Covid-19 sia per tutti i vaccini. I vaccini anti-Covid sono responsabili di ben il 97,3 per cento delle segnalazioni di sintomi per questi tumori

Inoltre, tutti i casi di cancro al pancreas, alle ovaie e alla vescica erano legati ai vaccini Covid-19, con zero casi per qualsiasi altro vaccino.

Complessivamente, gli autori hanno tabulato 534 casi di cancro di organi specifici collegati ai vaccini contro il Covid-19, che rappresentano il 97,3 per cento di tutti i casi per qualsiasi vaccino somministrato nel 2021. Dato che percentuali simili si riscontrano per miocarditi e altri effetti sicuramente correlati ai vaccini anti-Covid, si tratta di un segnale tanto chiaro quanto pessimo.

Il disinteresse delle istituzioni italiane

Seneff e collaboratori ritengono, pertanto, che una valutazione completa del rapporto rischio/beneficio dei vaccini mRna metta questi ultimi in discussione come contributori positivi alla salute pubblica, esattamente il contrario di quel che ci è stato fatto credere.

Infatti, i governi sono reticenti a considerare la possibilità che questi vaccini potrebbero causare danni in modi inaspettati, e soprattutto che tale danno potrebbe (specie oggi) superare i benefici raggiunti nella protezione dalla patologia più severa.

La politica pubblica sulla vaccinazione di massa anti-Covid ha generalmente proceduto partendo dal presupposto – tutt’altro che scontato e in realtà mai dimostrato, come ora sta pian piano emergendo – che il rapporto rischio/beneficio per i nuovi vaccini mRna fosse favorevole in modo schiacciante. Oggi sappiamo che non è affatto così, almeno nelle persone sane e, soprattutto, non anziane.

Con la campagna di vaccinazione massiva si sono lanciati esperimenti sui vaccini su scala mondiale. Per lo meno, dovremmo prendere e sfruttare i dati disponibili da questi esperimenti per saperne di più su questa nuova tecnologia mai sperimentata prima in tale contesto.

Invece, come vediamo dal disinteresse più totale verso gli effetti avversi dei vaccini da parte delle istituzioni italiane, siamo molto lontani da questo comportamento di buon senso e la gente se ne sta rendendo sempre più conto.

Nei giorni scorsi, il presidente della Società scientifica italiana degli anestesisti rianimatori (SIIARTI) ha sottolineato come oggi solo il 13,5 per cento dei ricoverati in terapia intensiva sia positiva al Sars-CoV-2 e appena il 5,1 per cento di questi abbia sintomi respiratori.

Dunque, complice la comparsa di varianti meno pericolose, il rapporto rischi/benefici dei vaccini si è ora spostato verso i rischi. Forse all’Istituto Superiore di Sanità e al governo sarebbe il momento di prenderne atto e non fare – irresponsabilmente – finta di nulla.

Riferimenti bibliografici

Ivanova E.N. et al., “Discrete immune response signature to Sars-CoV-2 mRna vaccination versus infection”, medRxiv preprint, 2021.

Jiang, H., Mei, Y.-F., “Sars-CoV-2 spike impairs Dna damage repair and inhibits V(D)J recombination in vitro, Viruses, 2021.

McLachlan S. et al., “Analysis of Covid-19 vaccine death reports from the vaccine adverse events reporting system (VAERS) database”, Scienceopen.com preprint, giugno 2021.

Menichella M., “Una stima realistica degli effetti avversi dei vaccini anti-Covid e del rapporto rischi-benefici”, Fondazione Hume, 9 novembre 2021.

Rose J. et al., “Critical appraisal of VAERS pharmacovigilance: is the U.S. vaccine adverse events reporting system (VAERS) a Functioning pharmacovigilance system?”, Sci. Publ. Health Pol. the Law, 2021.

Seneff S. et al., “Innate immune suppression by SARS-CoV-2 mRNA vaccinations: The role of G-quadruplexes, exosomes, and MicroRNAs”, Food and Chemical Toxicology, giugno 2022.

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