In un caso da manuale di “il nemico del mio nemico è mio amico”, Joe Biden, pur di aumentare le proprie chance di sconfiggere il mostro Donald Trump, ha chiamato a raccolta e si è alleato con i musulmani d’America. L’ex vicepresidente, candidato Democratico in pectore alla Casa Bianca, ha promesso che se verrà eletto presidente porrà fine alla messa al bando degli arrivi da alcuni Paesi voluta dal suo avversario: “Cancellerò il muslim travel ban il primo giorno. Il primo giorno. E lavorerò con il Congresso per approvare leggi contro i crimini di odio”, ha detto Biden ai partecipanti al Million Muslim Votes Summit, una conferenza online ospitata da Emgage Action, il principale gruppo politico musulmano americano, “dimenticando” che il bando non riguarda (peraltro per motivi piuttosto fondati) solo una manciata di Paesi a maggioranza musulmana, ma anche la Corea del Nord e il Venezuela.
Biden ha affermato che le comunità di religione islamica “sono state le prime a subire l’assalto di Donald Trump nei confronti dei neri e dei marroni (sic) con il suo vile divieto ai musulmani. Fu il primo atto di quelli che sono stati quasi quattro anni di costante pressione, di insulti e di attacchi”. L’ex vicepresidente ha parlato di aumento dei crimini di odio segnalati in America negli ultimi tre anni e di figure di nomina politica riconducibili a Trump che avrebbero espresso opinioni apertamente islamofobe. Biden ha poi discusso della necessità per i palestinesi di avere un proprio Stato e dell’importanza del contributo dei musulmani nella lotta contro la pandemia di Covid-19. Ovviamente non ha menzionato il terrorismo o l’estremismo islamico. Si è invece rammaricato per il fatto che nelle scuole americane non si insegnerebbe abbastanza l’islam: “Ciò che la gente non capisce è che veniamo tutti dalla stessa radice, dal punto di vista delle nostre credenze di base fondamentali”. Qualcuno dovrebbe spiegare all’ex presidente che però a non capirlo sono soprattutto gli islamisti. Biden, che ha anche citato un detto di Maometto, ha poi promesso che se a novembre verrà eletto la sua amministrazione comprenderà anche musulmani: “Voglio il vostro voto – ha sottolineato il candidato Democratico – non solo perché Trump non è degno di essere presidente, ma anche perché voglio lavorare in collaborazione con voi e fare in modo che le vostre voci siano incluse nel processo decisionale”.
Prima delle primarie, solo Bernie Sanders (oltre a Julián Castro) aveva risposto positivamente all’invito a partecipare alla convention annuale della Islamic Society of North America, uno dei più grandi raduni dei musulmani statunitensi. I leader musulmani avevano criticato il fatto che in autunno così pochi candidati Democratici si fossero impegnati con loro. Tuttavia, Emgage Action – che ha sostenuto Sanders durante le primarie democratiche e che ora appoggia Biden in vista delle presidenziali – è rimasto in contatto con l’entourage di colui che i sondaggi danno come prossimo presidente: “Abbiamo chiarito che – ha sottolineato il ceo di Emgage Action Wa’el Alzayat – per ottenere il nostro endorsement sarebbe servito un impegno diretto da parte di Biden in un evento a caratterizzazione musulmana di una certa visibilità”. Per Alzayat non si tratta più di stabilire se i Democratici coinvolgeranno la comunità musulmana, ma di capire come lo faranno, perché gli elettori musulmani potrebbero rivelarsi decisivi. I musulmani costituiscono una minima percentuale dell’elettorato – circa l’1 per cento della popolazione totale degli Stati Uniti – ma si trovano in numeri considerevoli negli Stati elettoralmente chiave come la Florida e il Michigan: “Secondo le nostre ricerche, ci sono circa 150.000 elettori musulmani registrati nel Michigan”, ha detto Alzayat, ricordando che nel 2016 Trump vinse nello Stato del grande lago con un margine di soli diecimila voti.
Quello di Biden è un notevole strappo. Storicamente, i Democratici sono stati cauti nel blandire apertamente gli elettori musulmani. Clinton non ha mai parlato pubblicamente con gruppi musulmani e Obama, nonostante il discorso del Cairo di inizio 2009, da presidente non ha mai messo piede in una moschea fino all’anno in cui ha concluso il proprio mandato. In occasione delle elezioni del 2000, invece, Bush, Repubblicano, corteggiò i musulmani più del Democratico Gore e visitò una moschea proprio nel Michigan. In cambio, un certo numero di musulmani lo appoggiò. Di lì a poco, però, ci fu l’11 settembre e il mondo non fu più lo stesso. Da vari anni, lo è ancora meno. Un dettaglio che evidentemente a Biden e ai suoi, “forti” della lezione obamiana, deve essere sfuggito.