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Biden indeciso e alleati riluttanti: impraticabile una doppia linea dura con Russia e Cina

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Il problema ucraino continua a turbare i sonni dell’Occidente e, in particolare, quelli degli Stati Uniti. È opportuno notare, innanzitutto, che Joe Biden deve affrontare una situazione di estrema difficoltà. Il suo “Forum sulla democrazia”, come molti si attendevano, non ha avuto il successo sperato. Gli alleati sono riluttanti a praticare una linea dura, contemporaneamente, con Russia e Cina per molti motivi.

Per quanto riguarda Mosca, gli europei hanno il problema delle forniture energetiche russe che risultano, a questo punto, indispensabili. Pechino invece può far leva sugli intensi rapporti commerciali e sull’export verso la Cina che per molti Paesi europei – Germania in testa – sono altrettanto essenziali.

Ciò significa che una doppia linea dura con Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese è, in buona sostanza, impraticabile. La situazione sarebbe diversa se Biden potesse contare su un Paese unito e disposto a seguire in modo compatto le sue linee di politica estera.

Tutti sanno, tuttavia, che non è affatto così. Una parte consistente dell’opinione pubblica americana è tuttora convinta che le ultime elezioni Usa abbiano privato Trump della vittoria e insediato un presidente che, in realtà, aveva perso nelle urne.

Né si possono trascurare le ultime rivelazioni sul celebre episodio dell’assalto al Campidoglio, con l’ex presidente accusato, senza neppure troppe perifrasi, di aver promosso una sorta di “golpe” poi abortito anche grazie alla resistenza dell’allora vicepresidente Pence e di atri esponenti repubblicani di spicco. L’impressione, comunque, è che le rivelazioni abbiano l’unico scopo di mettere in difficoltà Donald Trump.

A mio avviso, un sano realismo politico dovrebbe consigliare a Biden di non impegnare gli Usa in una doppia battaglia difficile da vincere. E di tentare, invece, di separare Russia e Cina anche facendo leva sulla storica diffidenza che da sempre caratterizza i rapporti sino-russi.

Non a caso Henry Kissinger si chiedeva tempo fa dove stessero andando gli Usa, e se davvero convenisse all’Occidente continuare ad allarmare Mosca allargando sempre più la spinta della Nato verso Oriente.

Il fatto è che è sbagliato porre in termini ultimativi la domanda se l’Ucraina debba stare con l’Occidente o con la Russia. Considerata la storia, questo Stato slavo, per sopravvivere, dovrebbe invece essere un ponte tra le due sponde che oggi sono un po’ meno lontane rispetto ai tempi della Guerra Fredda. E che hanno – o dovrebbero avere – pure interessi comuni: per esempio la lotta contro il radicalismo islamico.

Da un lato la Russia dovrebbe capire che non è possibile ridurre l’Ucraina alla condizione di Stato satellite. Ma americani ed europei devono dal canto loro comprendere che i russi non potranno mai considerare l’Ucraina alla stregua di un qualsiasi Paese straniero per un motivo molto semplice: Kiev è la vera culla della civiltà russa, e alcune delle più importanti battaglie della sua storia sono state combattute proprio sul suolo ucraino. Perfino molti famosi dissidenti dell’era sovietica, da Solzhenitsyn a Brodsky, consideravano l’Ucraina parte integrante della storia russa.

Non solo. Stiamo parlando di un Paese poliglotta dove la componente russofona è presente in modo così vasto da non poterne ignorare l’esistenza, e risulta nettamente maggioritaria nella sua parte orientale. Una politica americana saggia dovrebbe cercare ad ogni costo un modo per far cooperare tra loro le due parti in conflitto, senza spingere perché una prevalga sull’altra.

Della Ue, poi, è meglio non parlare. In effetti non si capisce quale Europa gli ucraini antirussi abbiano in mente. La realtà è che il sogno europeo è stato in larga misura tradito, e l’Unione che abbiamo oggi è ben diversa da quella che avevano in mente i padri fondatori. Ecco perché sarebbe meglio accogliere almeno una parte delle richieste russe. Per esempio fermando l’avanzata della Nato verso Oriente e concedendo una certa autonomia ufficiale al Donbass, autonomia che di fatto esiste già sul terreno. Se davvero – come sembra – l’amministrazione Biden ritiene che la Cina sia l’avversario di gran lunga più pericoloso, questa è l’unica strada per consentire a Usa e Ue di non perdere la partita. E soprattutto, per staccare Putin da Xi Jinping.

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