L’opposizione repubblicano-kemalista l’ha celebrata come la “Rivoluzione dei Senza Baffi”, inondando i social con una foto dei tre nuovi sindaci di Ankara, Izmir e Istanbul, tutti insieme ad un comizio del CHP prima di sferrare un colpo, se non letale, comunque molto forte al presidente Erdogan e al suo AKP, il partito di governo turco.
Per la verità, a Istanbul i risultati sono ancora in bilico, contestati da entrambe le parti; domenica sera la tv di stato turca mostrava il candidato dell’AKP, l’ex premier Binali Yildirim, in testa per 13mila voti, prima di un blackout di diverse ore e la comunicazione da parte della commissione elettorale della vittoria del candidato repubblicano, Ekrem Imamoglu.
Il quadro politico che esce dalle amministrative si è ulteriormente polarizzato con il risveglio del CHP nelle tradizionali roccaforti urbane, e il conseguente arretramento dei populisti in salsa islamica dell’AKP. Finora, anche le città più moderne della Turchia – come la capitale Ankara, e Istanbul, la città dove Erdogan ha compiuto i suoi esordi in politica come sindaco – avevano sempre espresso il loro sostegno a quello che i media hanno definito “Il Sultano”, ma la crisi valutaria legata al crollo della lira turca – che ha perso ancora circa il 2 per cento sul dollaro e sull’euro – e la crescente islamizzazione imposta dal leader dell’AKP hanno portato gli elettori a compiere una scelta diversa e inaspettata, che avrà serie ripercussioni sia sul governo centrale che sull’amministrazione dei territori. Giocare la carta islamo-populista non ha pagato dividendi per il presidente che, per l’ennesima volta prima del voto, ha ribadito, a fini meramente elettorali, che Santa Sofia tornerà e breve a essere una moschea.
Se l’AKP ha comunque mantenuto il comando nel 56 per cento dei comuni in cui si votava, è altresì chiaro che le città perse hanno un peso politico, economico e sociale di prima importanza in Turchia. Erdogan è stato sconfitto anche ad Antalya e in tutto il sud, mentre regge e mantiene il suo predominio nelle zone più conservatrici e tradizionaliste dell’Anatolia. Proprio nella stessa Anatolia è stato eletto però il primo sindaco comunista, mentre quattro donne hanno seguito le orme di Tansu Ciller – l’unica donna premier della storia turca – e sono state elette a sindaco.
L’AKP ha annunciato comunque che farà appello per un riconteggio dei voti ad Ankara, anche se lo stesso Erdogan ha ammesso a caldo la sconfitta subito dopo il voto che ha posto fine al governo del suo partito nella capitale dopo 25 anni, affermando che ora il suo governo si focalizzerà sull’economia.