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Borrell chiama al suo fianco una buona amica di Teheran, già consigliere di Lady Pesc Mogherini

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Mogherini che esce dalla porta, occhi e voce della Mogherini che rientrano dalla finestra. È così che potremmo sintetizzare il senso della nomina di Nathalie Tocci, direttrice dello IAI, come consigliere dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, ufficializzata l’8 luglio scorso. Anche perché Nathalie Tocci è stata special advisor della Lady Pesc uscente, Federica Mogherini appunto. Un incarico che ora si va a sommare a quello di membro del board di Eni, ottenuto dalla Tocci nell’aprile scorso grazie al sostegno soprattutto del Pd, ma anche dei 5 Stelle, con i quali negli anni ha saputo costruire un buon rapporto.

Secondo il mandato, la Tocci dovrà consigliare Borrell sulla elaborazione della strategia globale dell’Ue. Non si fa fatica, mettendo insieme i pezzi, a capire quali suggerimenti darà a Mr Pesc.

Il suggerimento principale sarà quello di scatenare una dura opposizione alla politica dell’amministrazione Trump sul dossier iraniano, da anni vera e propria ossessione dello IAI e della Tocci stessa, che ha portato l’istituto e la sua direttrice a elevare il ministro degli esteri di Teheran Zarif ad una sorta di statista mondiale e ad assumere posizioni che hanno spesso imbarazzato gli esperti. Come quando, intervistata il 15 ottobre del 2017 da Tasnim News (agenzia vicina ai Pasdaran), la Tocci si espresse contro l’inserimento delle Guardie Rivoluzionarie nella lista delle sanzioni americane. Facendo finta di non sapere che, dietro le IRGC, c’è un mondo di gruppi terroristici finanziati e armati da Teheran (compresi gruppi terroristici sunniti come Hamas e talvolta persino al-Qaeda e Isis). 

Peggio, ancora più imbarazzo crearono le parole della Tocci nel 2018 quando, di ritorno da Teheran, dichiarò che le proteste popolari svoltesi in Iran tra fine 2017 e inizio 2018 per ragioni economiche, erano state “mediaticamente esagerate”. Davanti alle critiche sui social, la Tocci non trovò modo più serio di difendersi, se non quello di pubblicare un video in cui denunciava di essere vittima di sessismo. Per la cronaca, durante quelle proteste, almeno 20 manifestanti vennero uccisi e quasi 5 mila arrestati, la cui sorte è per molti tuttora ignota. Potremmo continuare, ricordando ad esempio quando disse che gli attacchi di Teheran alle petroliere nel Golfo dell’Oman erano una risposta “neanche troppo estrema” alle azioni americane.

Nessuna sorpresa, dunque, se vedremo Borrell sposare la versione di Teheran in ogni occasione, soprattutto alla vigilia della delicatissima decisione di rinnovare o meno l’embargo Onu sulla vendita di armi all’Iran (in scadenza il 18 ottobre prossimo). Così come molto probabilmente consiglierà a Borrell di mantenere una posizione critica nei confronti di Israele, sempre e comunque, chiudendo gli occhi davanti alle minacce iraniane di voler armare tutta la Cisgiordania.

Tutto scritto, tutto fin troppo prevedibile, e nella direzione sbagliata.