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Bruxelles (e Molenbeek) modello di integrazione? Giulia Pastorella (+Europa) risponde ad Adriano Angelini Sut

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Pubblichiamo la replica di Giulia Pastorella all’articolo “No, amici di ‘Più Europa’, Bruxelles non è un modello di integrazione. A Molenbeek l’Europa multicult è fallita” e, di seguito, la risposta dell’autore, Adriano Angelini Sut.

Caro Angelini,
la “fanciulla entusiasta” – ovvero la sottoscritta, Giulia Pastorella, candidata per +Europa nella circoscrizione Nord-ovest, ringrazia per l’attenzione al mio modesto post Facebook. Riprendiamolo qui in toto per correttezza verso il lettore:

Un anno e mezzo fa, ho scelto di vivere Bruxelles proprio perché, anche nei suoi angoli più remoti, mi fa sentire a casa.
E la cosa più bella di Bruxelles sono, appunto, le 104 lingue parlate e la molteplicità di culture che si fondono rendendola la vera capitale di un’Europa aperta e inclusiva. Per questa ragione, quando ho visto il video in cui Isabella Tovaglieri la descrive come una città islamizzata in cui dominano il terrore e l’oscurantismo, ho pensato che parlasse di una realtà che non appartiene a questa città. È vero, un quarto della popolazione è di religione musulmana, ma facciamo i dovuti distinguo: appartenere ad un determinato gruppo religioso non significa automaticamente essere praticanti né, men che meno, essere radicalizzati.
Ciò è dimostrato anche dai dati del “pericolosissimo” partito Islam citato dalla candidata leghista, che proprio a Molenbeek è passato dal 4,1 per cento (2012) all’1,8 per cento (2018), non riuscendo nemmeno ad eleggere un rappresentante all’interno del consiglio comunale. Come dice lei, Molenbeek è proprio “un quartiere dove l’islamizzazione ha preso il sopravvento”.
Isabella, mi piacerebbe venire a trovarti a Busto Arsizio. Possiamo confrontarci e ti racconto la “mia” Bruxelles e la mia Europa. Ci stai?

E ora guardiamo all’articolo che lei ha pubblicato.
In esso si sostiene:
1) Che dico di amare Molenbeek
Rileggendo il post sopra è chiaro che parlo di Bruxelles e non nello specifico del comune in questione.
2) Che dico che Molenbeek è un esempio di integrazione e multiculturalismo
Come scritto sopra, io parlo della città di Bruxelles, capitale d’Europa e seconda città al mondo, dopo Dubai, per percentuale di residenti con origini straniere, come riportato dal World Migration Report. L’unica affermazione vera è che in effetti mi sono trasferita a Bruxelles da Londra, città che di multiculturalismo e di melting pot qualcosa ne sa.

Ora, dopo aver dovuto giustificare l’ovvio, vorrei discutere degli interessanti “dati” che lei cita. Dice “i belgi a Molenbeek non ci abitano”, ebbene guardando le statistiche ufficiali, i cittadini stranieri (non-Ue) che abitano lì erano nel 2013 il 28,2 per cento, in crescita nel 2018 al 28,6 per cento, mentre i cittadini Ue sono passati dal 13.6 per cento nel 2013 al 14.0 per cento nel 2018. Facendo due calcoli risulta che circa il 55 per cento degli abitanti di Molenbeek sono Belgi.

Non sono naive quanto lei mi descrive per negare che questo quartiere sia stato terreno fertile per l’emergere di radicalismi ed estremismi come quello terrorista, ma spero che lei pure non sarà così ipocrita da generalizzare e negare che da allora ci siano stati progressi. Ribadisco inoltre il concetto, espresso nel mio post in maniera che pensavo chiara ma forse che tale non è, che un conto sono i fedeli musulmani, un conto sono gli estremisti islamisti. Lo stesso vale per i cattolici moderati e gli estremisti.

Infine, parliamo delle conclusioni del suo articolo. Dire ad un partito come +Europa che ha le sue origini nel movimento radicale che noi non abbiamo a cuore le conquiste liberali e democratiche è una contraddizione in termini oltre che un palese negare una storia di militanza ed attivismo che ha portato l’Italia e l’Europa a grandi conquiste di diritti. Come se i radicali non avessero mai difeso i diritti delle donne, tanto per dirne una, o lottato contro qualsiasi forma di credo estremista che si trasforma rapidamente in fascismo e limitazione delle libertà.

Quanto al bacio omoerotico suggerito da lei davanti ad una moschea, ci sono andata vicino, in una mia recente immagine pubblicata su Facebook come provocazione contro l’Europa di Orban e Salvini. Io non ho paura ad espormi per sostenere le mie tesi, a patto che si discuta nel merito di ciò che ho detto o scritto. Purtroppo non sono in molti che la pensano come me, visto che alla mia provocazione la vice-sindaca di Busto Arsizio ancora non ha risposto.

Giulia Pastorella

Gentile Giulia,

In realtà è lei che ha parlato di Molenbeek nel manifestino. Noi quello abbiamo citato. A parte che fra i “belgi” che ci vivono, come dice lei, bisogna vedere quanti sono i “belgi” di seconda generazione, cioè gli immigrati naturalizzati. Comunque sia, sull’Islam resto non solo scettico (le distinzioni fra islam moderato e islam radicale le lascio ai politicamente corretti), ma contrario. E poi da laico, ed ex radicale, le dico che i radicali degli anni ’70 non avrebbero mai e poi mai messo una donna velata (simbolo di oppressione e sottomissione) su un manifestino politico. Semmai, avrebbero messo una donna che se lo toglieva, il velo. Concludo con le parole della grande Oriana Fallaci che riassume per me il concetto base dell’Europa, che io e altri riteniamo ormai quasi islamizzata. Queste sue parole furono espresse dopo gli attentati di Londra del 2005, compiuti da terroristi islamici, e la domanda era se si dovesse procedere a esiliare tutti i musulmani che vivevano in Europa.

“L’esilio è una pena che già nell’Ottocento l’Europa applicava con le molle, e solo per qualche individuo. Ai nostri tempi si applica soltanto per i re e le famiglie reali che hanno perso la partita. In parole diverse, non si addice più alla nostra civiltà. Alla nostra etica, alla nostra cultura. E l’idea di trasformarci paradossalmente da vittime in tiranni, da perseguitati in persecutori, è per me inconcepibile. Mi fa pensare ai trecentomila ebrei che nel 1492 vennero cacciati dalla Spagna, ai pogrom di cui gli ebrei sono stati vittime nell’intero corso della loro storia. Naturalmente, se volessero andarsene di loro spontanea volontà, non piangerei. Anzi, accenderei un cero alla Madonna.”

Adriano Angelini Sut