EconomiaPoliticaQuotidiano

Centemero: tre progetti per imprese e investimenti all’Assemblea parlamentare del Mediterraneo

4.6k
Economia / Politica / Quotidiano

Pubblichiamo un intervento di Giulio Centemero, deputato, capogruppo in Commissione Finanze e tesoriere della Lega

Egregio direttore, qualche anno fa partecipai da spettatore a un seminario in cui uno dei relatori era Alessandro Varisco, allora ad di Moschino. Alcune sue parole mi rimasero impresse: “Siamo piccoli, e se sei piccolo devi essere veloce per competere coi giganti, devi essere agile”.

Mi resi conto del significato di quella che sembrava solo la ripresa del tema biblico di Davide e Golia quando l’art director del marchio fondato da Franco Moschino divenne Jeremy Scott. Lo stilista statunitense riscrisse la storia di Moschino e me ne resi conto quando portò in passerella, ad esempio, Katy Perry. Una casa più grande ci avrebbe messo più tempo, il cambiamento avrebbe richiesto maggiori sforzi e probabilmente il processo sarebbe stato più farraginoso. 

Sono rientrato venerdì dalla plenaria dell’Assemblea parlamentare del Mediterraneo che si è tenuta ad Atene. Come co-chair del panel economico dell’Assemblea ho presentato i progetti nati dalla due giorni milanese del luglio 2019 e dedicata ai mercati alternativi dei capitali nel Mediterraneo.

I tre progetti sono: 1) uno StartUp Market; 2) un fondo di impact investment; e 3) un fondo di fondi. I tre progetti partono da un network basato nei Paesi del Mediterraneo, basato su incubatori pubblici e privati, università, agenzie per l’innovazione, piattaforme di crowdfunding, fondi di Venture Capital e networks di Business Angels.

Il primo dei tre consiste in particolare in una piattaforma digitale che connetta domanda e offerta tra le diverse sponde del Mediterraneo, insomma una sorta (me lo conceda, direttore) di Tinder dell’imprenditorialità. Un approccio che permetterà di accorciare le distanze e ridurre gli iniziali costi di fundraising.

Il fondo di impact investing è un fondo di investimento che non ha solo un focus finanziario (ritorno del capitale) ma agli obiettivi finanziari combina obiettivi sociali e di sviluppo. Potrebbe essere anche un mezzo per sottoporre la spesa pubblica a incentivi di mercato rendendola più efficiente ma soprattutto essere uno strumento a sostegno dell’imprenditorialità.

Il fondo di fondi macroregionale sarebbe utile a coordinare tra di esse le azioni a livello locale, insomma una sorta di federalismo degli investimenti strutturato a partire dalle caratteristiche dei territori su cui gli stessi insistono.

Ho iniziato la mia presentazione in plenaria ricordando quanto dicevo qualche settimana fa su questa testata, ovvero che il 22 per cento del Pil mondiale se lo intesta la Cina e il 33 per cento gli Stati Uniti, lasciando un 20 per cento (in decrescita) all’Ue. Insomma, ho nuovamente evidenziato la situazione di bipolarizzazione che si è ricreata a livello globale.

Ho proseguito dicendo che noi Paesi del Mediterraneo “siamo piccoli, e se sei piccolo devi essere veloce per competere coi giganti, devi essere agile”.

Insomma, ci serve un Jeremy Scott che con nuovi punti di vista ci porti a competere sul blue ocean di nuovi territori sia geografici che settoriali e a scrivere una nuova storia su un’area che è sempre stata “spacchettata” tra entità istituzionali differenti (Ue, Nato etc.). Ce la possiamo fare, dobbiamo solo sfidare noi stessi e le nostre consuetudini.

Ci vediamo a Milano il 9 e 10 luglio 2020 per cominciare a implementare i tre progetti e scrivere la prima pagina della nuova storia del Mediterraneo.