Chi giustifica le violenze se ne frega di giustizia e diritti, è mosso solo da odio politico

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Chi scrive fa parte delle milioni di persone che sono rimaste scioccate dalla brutale uccisione di George Floyd. Chi scrive, guardando quel terribile filmato di oltre dieci minuti, fa parte di coloro che hanno detto “non è possibile” e che nella loro testa hanno gridato, a coloro che riprendevano la scena, “ma perché cazzo non intervenite per fermarli?”. Chi scrive, si è emozionato vedendo le scene delle manifestazioni pacifiche e soprattutto le scene che vedevano manifestanti e poliziotti scendere in piazza insieme, marciare l’uno a fianco dell’altro, per gridare che non tutti i poliziotti sono come il criminale che ha ucciso Floyd e soprattutto che la vita delle persone di colore va difesa come quella di tutte le altre.

Detto questo, chi scrive fa parte di coloro che non possono tacere davanti alla violenze brutali e indiscriminate cui stiamo assistendo, e soprattutto davanti ai rappresentanti politici che, per farsi mettere qualche like, pubblicano video di discorsi di attivisti e attiviste che, fregandosene delle conseguenze politiche, giustificano ogni sorta di violenza contro civili inermi e innocenti, o contro le proprietà e le attività commerciali di questi stessi civili, frutto di anni di onesto lavoro di chi, proletario tra i proletari, ha magari ancora anni di mutuo e debiti da pagare.

Ecco allora che sorge un dubbio, un dubbio tremendo: ma questi politici che sono disposti a giustificare ogni sorta di azione dei manifestanti americani, lo fanno perché vogliono giustizia per George Floyd, o lo fanno per un odio politico che travalica il tema stesso delle manifestazioni? Coloro che stanno offrendo alle proteste in America un sostegno incondizionato, lo fanno perché vogliono ottenere un avanzamento dei diritti dei neri americani, o semplicemente perché tutto va bene pur di attaccare gli “yankees” e il presidente Donald Trump? No perché fino a poco tempo fa, lì dove ora siede il “bianco” Donald, sedeva il “nero” Barack Obama e a quanto pare la questione razziale è rimasta sempre la stessa, con la comunità afroamericana rimasta ugualmente ai margini della società.

Peggio: chi oggi giustifica ogni sorta di protesta negli Stati Uniti, resta quasi sempre zitto quando la protesta popolare, quasi sempre pacifica, esplode in Paesi governati da regime autoritari e lontani anni luce dal rispetto di ogni minimo standard di stato di diritto. Regimi dove, quando capita un caso come quello del povero George Floyd, non si licenziano su due piedi i poliziotti, non viene arrestato in pochi giorni il colpevole e, quasi sempre, neanche si avvia una inchiesta. Non serve neanche fare una ricerca precisa per arrivare a capire che molti dei politici (anche italiani) che stanno giustificando le violenze negli States, non hanno mai scritto una sola riga, dedicato un solo pensiero, sulle repressioni del regime comunista di Pechino, su quelle del regime islamista iraniano o su quelle di Hamas nella Striscia di Gaza.

Due pesi e due misure, che in realtà sono solamente il frutto della libertà che anche e soprattutto i cattivoni “yankees” ci hanno aiutato a riconquistare. Non dimentichiamolo mai.

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