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“Chi sarà il prossimo?”. L’atto d’accusa di Charlie Hebdo al potere politico, impotente di fronte al jihadismo dilagante

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“La Repubblica Decapitata” dice il sottotitolo del nuovo numero di Charlie Hebdo in edicola e Riss disegna le teste mozzate di diverse professioni, compresa quella del presidente della Repubblica. “Non ispirati da Dio, scrive Riss, solo miserabili esseri umani”… Un vero e proprio schiaffo al potere politico incapace di sconfiggere il male endemico del radicalismo jihadista che dilaga in Francia

Il settimanale satirico Charlie Hebdo torna alla carica dopo il barbaro assassinio del professore Samuel Paty e il sussulto democratico di tutta la Francia, scesa in piazza per manifestare a favore della libertà di espressione e della libertà d’insegnare. E lo fa a modo suo, ovvero con una prima pagina irriverente, un vero e proprio schiaffo al potere politico incapace di sconfiggere il male endemico del radicalismo jihadista che in Francia è oramai come una gramigna, una pianta parassita che cresce ovunque ed ha ricoperto società civile e potere politico. Il titolo è emblematico, “la Repubblica decapitata”, ed è accompagnato dai disegni di teste mozzate di diverse professioni. C’è la testa di un pompiere, di un postino, di un giudice, di un infermiere e persino del presidente della Repubblica Emmanuel Macron, con la domanda: “Chi sarà il prossimo?”. Il messaggio è chiaro: prima erano i giornalisti, poi ragazzi che vanno ad un concerto al Bataclan, poi un professore che tra l’altro aveva avuto la gentilezza di chiedere ai ragazzi di confessione musulmana di uscire se non volevano sentirsi offesi dalle vignette che avrebbe mostrato per il suo corso sulla libertà di espressione (non è bastato, perché con i terroristi non si puo’ discutere, non si può dialogare). La domanda è dunque pertinente: chi sarà il prossimo?

“Le libertà di insegnare, di esprimersi, di discutere e di interrogarsi a vicenda – scrive Riss nel suo editoriale – costruiscono, parola dopo parola, il nostro linguaggio comune, la base di ogni democrazia. Non c’è dubbio che attraverso le loro vittime, questi assassini vogliono decapitare la democrazia nel suo insieme”.

Un atto ed una violenza senza precedenti, afferma Riss, un evento che farà la storia e ci costringerà ad ammettere che esiste un “prima” e un “dopo”. “All’indomani di un tale crimine, la domanda che ci perseguita è quale azione intraprendere per sconfiggere questa ideologia. Ci rivolgiamo a Charlie, come se Charlie avesse la soluzione, ci rivolgiamo ai politici come se i politici avessero la soluzione (…) e alla fine ci rivolgiamo agli insegnanti come se gli insegnanti avessero la soluzione”, continua. “Bloccati dalla determinazione dei terroristi, finiamo per comportarci, senza nemmeno rendercene conto, come se quest’ultimi fossero realmente ispirati da una forza superiore, capace di scatenare la violenza divina. Ma in realtà sono solo esseri umani, poveri esseri umani, miserabili esseri umani, insignificanti esseri umani”.

L’attentato al professore Samuel Paty è avvenuto tre settimane dopo l’attentato all’ex redazione di Charlie Hebdo a Parigi. Il giornale satirico, dopo gli attentati del 2015, continua a pubblicare ma da una redazione blindata e segreta ed i giornalisti che vi lavorano sono sotto scorta. Il processo per gli attentati del gennaio 2015 che hanno decimato la redazione del settimanale è iniziato tre settimane fa e dovrebbe chiudersi il 10 novembre prossimo. Il tempo per chiudere il processo è relativamente poco ma cronologicamente ce n’è abbastanza per far cadere qualche altra testa, per pugnalare un malcapitato per strada o per far scorrere altro sangue nelle strade di Parigi.