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Christine e i Cannibali: la politica monetaria fra ultimatum e contro-ultimatum

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L’offerta della Lagarde – che oggi interviene al Parlamento europeo – alla Corte di Karlsruhe. Basterà? Come reagiranno i tedeschi?

In Europa, prosegue la saga di Karlsruhe. Da Bce, quella corte aveva preteso “una nuova decisione che dimostri in modo comprensibile e comprovato che gli obiettivi di politica monetaria perseguiti… non sono sproporzionati rispetto agli effetti di politica economica e fiscale risultanti dal programma”.

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La posizione del Bundestag – Quella che potrebbe essere la vera posizione tedesca è riflessa nel comportamento del presidente del Bundestag Schäuble, il quale ha provveduto a che non partisse alcuna richiesta: né verso Bce, il che pare normale, ma neppure verso Bundesbank, il che pare in contrasto con la sentenza di Karlsruhe pur se nella parte di quella più debole.

Egli si sarebbe detto in attesa di un qualche atto formale da parte di Bce. Un atto formale che potrebbe somigliare a quello delineato in un importante articolo di Handelsblatt. In esso, prima si esplorava la possibilità che il Consiglio Bce pubblicasse “un chiarimento alla sua politica monetaria, senza fare alcun riferimento diretto alla sentenza”. Chiarimento per modo di dire, però, in quanto esso avrebbe dovuto includere precisazioni del tipo “non reagire alla deflazione nel breve termine – piani per la riduzione dei portafogli obbligazionari – il sostegno dei governi deve essere condizionato”, secondo le indicazioni del professore a Francoforte e consigliere del governo Volker Wieland.

In difetto, l’articolo continuava suggerendo che, se “la Bundesbank dovesse porre fine alla sua partecipazione al programma di acquisto, ciò non avrebbe quasi alcun impatto sulla politica monetaria”, in quanto i suoi acquisti avrebbero potuto essere effettuati da Bce stessa ovvero, in difetto, “i tassi di interesse dei Bund sono comunque inferiori allo zero, molto più importanti sono gli acquisti di obbligazioni da Paesi fortemente indebitati” che potrebbero comunque continuare. L’articolo offriva persino una interpretazione giuridica: l’inclusione dei Bund nel QE non risale a ragioni di politica monetaria, bensì ad una richiesta della Germania, “se la Bundesbank dovesse uscire [dal programma di acquisti], questa richiesta potrebbe essere obsoleta, poiché si sgancerebbe dal Programma proprio il Paese che con la massima enfasi la ha avanzata”.

La partecipazione al QE come privilegio rinunciabile, insomma. Nella prospettiva di un aumento dei tassi in Germania, colà tanto agognato. Vero è che tale aumento dei tassi in Germania non potrà mai esserci, poiché l’uscita di Bundesbank dal QE innescherebbe dal resto dell’Eurozona in Germania una fuga dei capitali, prodromica all’imposizione di un controllo movimenti dei capitali fra l’Euro tedesco e l’Euro di Bce francese… ma questa è un’altra storia.

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L’offerta di Lagarde – Effettivamente, giovedì 4 giugno, Bce ha assunto una “nuova decisione”. Non si sa se direttamente attinente pure al QE che aveva costituito l’oggetto della sentenza. Decisione apparentemente fornita di una valutazione degli effetti collaterali, che verrà pubblicata “more solito” nel resoconto delle minute del Consiglio; ci si immagina vi si troveranno 50 chilogrammi di allegati, altrimenti non si capisce perché mai Karlsruhe dovrebbe poter giudicare soddisfacente ciò che ieri giudicava insoddisfacente al punto di imporre il rimedio drastico del ritiro di Bundesbank dal QE.

Handelsblatt notava l’assenza, nelle parole di Lagarde, di un riferimento esplicito a Bundesbank, al contrario delle parole pochi giorni prima pronunciate da Isabel Schnabel la quale aveva parlato di una “comunicazione fra la Bundesbank e il Bundestag e il governo tedesco”. Siccome la Bundesbank avrebbe fatto nel frattempo sapere di non gradire di essere coinvolta, sembrerebbe che gli eventuali 50 chilogrammi di allegati siano tutto ciò che verrà offerto, immediatamente a Berlino e mediatamente a Karlsruhe.

Casomai Berlino stesse considerando di contentarsi di tale resoconto, cioè di arrendersi, interessano particolarmente i termini della eventuale resa. Lagarde ha insistito sulla univoca prevalenza dell’obiettivo della stabilità dei prezzi (che è il contrario della proporzionalità pretesa da Karlsruhe), nonché (con parole recitate e ripetute tre volte) spinto il PEPP alla massima potenza in direzione opposta al volere della corte, con attinenza, quanto meno, alla pretesa: che il volume degli acquisti sia limitato sin dall’inizio; che la ripartizione degli acquisti sia strettamente proporzionale al peso di ciascun Paese nel capitale di Bce; che solo in casi eccezionali le obbligazioni acquistate siano detenute fino alla scadenza. Un ultimo paletto, che Bce acquisti unicamente titoli di Stato degli Stati membri che godano di un rating minimo, a dar retta a Fubini pare destinato a cadere a breve.

Lo stesso presidente di Bundesbank Weidmann avrebbe fatto notare a Lagarde che, a tali condizioni, Karlsruhe avrebbe sicuramente giudicato il PEPP non come politica monetaria, bensì come finanziamento monetario degli Stati, vietatissimo dal Trattato. Obiezione alla quale Lagarde ha risposto, in conferenza stampa, con un sofisticato giro di parole, che ha lasciato a taluno l’impressione fallace che pure Weidmann fosse d’accordo.

Insomma, la “nuova decisione” di Bce appare molto ma molto lontana dai summenzionati desiderata di Schäuble, come espressi del professor Wieland e pubblicati da Handelsblatt.

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La reazione in Germania, in Francia e in Italia – Il giudizio di Schäuble è importante in quanto, se Lagarde otterrà la resa incondizionata che pretende, dipenderà dalla reazione del Bundestag. Il quale ne dibatte da settimane, come abbiamo raccontato su Atlantico. A caldo, in Germania Handelsblatt appariva possibilista, mentre la FAZ dava di matto, e v’è da attendersi che, nei prossimi giorni e “more solito”, sia Bundesbank che Karlsruhe facciano trapelare sulla stampa tedesca il proprio disappunto.

In Francia, Les Echos gustava la provocazione, Le Monde riconosceva la monetizzazione del debito, Cochard la descriveva sino alle conseguenze logiche ultime, Libération si appellava alla clemenza della corte, né pare un caso che Alain Minc abbia scelto proprio l’indomani del raddoppio del PEPP per comparire su La Repubblica a ripetere la propria proposta di radicale monetizzazione del debito, che già avevamo presentato su Atlantico.

In Italia, è comparso un sorprendente comunicato di congratulazioni a Lagarde del presidente della Repubblica, lui in persona: circostanza francamente irridente la corte di Karlsruhe; Fubini ammetteva candidamente che di finanziamento monetario degli Stati si tratta; Dragoni tirava la logica conclusione: “Non è più una follia ipotizzare un disfacimento dell’eurozona, ma con un’uscita della Germania anziché dell’Italia”.

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Oggi al Parlamento europeo – Oggi lunedì 8 giugno, Lagarde torna a parlare, questa volta al Parlamento europeo in regolare audizione. Sarà incalzata dagli europarlamentari tedeschi, fra i quali avrebbe preso lo stendardo un tale Sven Simon, del partito di Schäuble. Ella verrà, immaginiamo, fornita dei 50 chilogrammi di allegati al resoconto delle minute del Consiglio, recanti la più approfondita delle valutazioni degli effetti collaterali del QE e del PEPP… ma del PEPP spinto alla massima potenza in direzione opposta al volere espresso della corte di Karlsruhe.

In alternativa, ella potrà annunciare sì i 50 chilogrammi di allegati, ma non al resoconto delle minute del Consiglio, bensì al bilancio consolidato 2019 dell’Eurosistema in uscita l’indomani, martedì 9 giugno. Allegati recanti la più approfondita delle valutazioni degli effetti collaterali, questa volta solo del QE, giacché il PEPP è comparso solo quest’anno… ma non si tratterebbe della “nuova decisione” pretesa da Karlsruhe.

Come reagiranno i tedeschi? Affaire à suivre.

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