Nessuna malinconia, nessun’acredine, nessun risentimento. Siamo sufficientemente adulti, qui ad Atlantico, per conoscere alcune abitudini e attitudini italiane: della politica, dei media, degli editori, dei “potenti” di ogni ordine e grado. E per conservare, a dispetto di tutto, ottimismo, determinazione, volontà di far circolare idee (speriamo buone).
Qui, nel nostro piccolissimo, armati solo di qualche mozzicone di matita, ma forse con qualche strumento di lettura originale e non provinciale della realtà, abbiamo “visto prima” un po’ di cose in questi anni: da Brexit a Trump, dalle crisi bancarie alle fragilità europee, passando per le tensioni in Germania. Quando quasi tutto e quasi tutti sostenevano il contrario, con una sicumera indimenticabile.
Prima con una piccola newsletter personale, e poi con questa testata che è un’orchestra di voci (a partire dall’intelligenza e dalla profondità di analisi di Federico Punzi), ho e abbiamo cercato di fornire un punto di vista diverso, e proseguiremo a farlo. Letteralmente, “un punto di vista”: cioè un punto da cui vedere, o provare a scorgere, quello che a volte sfugge a chi ha chiavi di lettura diverse.
Personalmente, devo anche essere molto grato a due testate – La Verità e Italia Oggi – che mi hanno consentito di proseguire – e in qualche misura estendere – una ricerca, una riflessione, usando il più possibile sfumature e nuances liberali, pro mercato e atlantiste.
Su un altro piano – in questo caso da lettore – ho altrettanto motivo di gratitudine per un pugno di personalità, di commentatori, giovani e meno giovani, che a loro volta, dove e come possono, mi pare compiano un tentativo analogo, immagino con passione e fatica simili.
Eppure, di tanto in tanto, ti trovi ad avvertire un filo di sconforto. La grande stampa, il sistema radiotelevisivo, l’informazione mainstream e i loro editori di riferimento, pur disponendo di mezzi e risorse incredibili, di centinaia e centinaia di firme, di volti e di voci, sembrano incredibilmente chiusi alle persone e alle idee liberali.
Vedo in tv (e mi è simpatico, anzi forse meglio le sue improvvisazioni di molto altro e di molti altri…) l’ex senatore Razzi, con spazi addirittura quotidiani (?!?); vedo intrattenitori mediocri e inconsistenti, e fieri di quella inconsistenza, alla guida di rilevanti segmenti di informazione politica radiotelevisiva; vedo e leggo piccole furbizie editoriali; vedo ovunque le stesse facce di “esperti” che da anni non ne azzeccano una, ma sono sempre lì a pontificare; vedo e leggo direttori artisti della censura (forbici d’oro?), non appena si trovino a disporre di tribune rilevantissime; vedo e sento – in radio di tutti i tipi – propaganda furbetta, attitudine a escludere voci, a selezionare ciò che “può” e ciò che “non può” esser fatto circolare. In altre parole, avverto, con rare e preziose eccezioni, un ostracismo tenacissimo verso chi (e verso ciò) che è percepito come non omologato, come non classificabile, come liberale irregolare.
Ci si sente un po’ stranieri in patria, qualche volta. Ma non è una buona ragione per perdere sorriso, buona volontà, serenità di analisi, e costante desiderio di andare oltre schemi, schemini e pregiudizi. Proseguiremo a farlo.