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Ci siamo già, caro Monti: informazione instrumentum regni e democrazia ridotta

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Il regime implode in dittatura e subito c’è chi fornisce una normalizzazione teorica: “Bisogna trovare modalità di somministrazione meno democratiche dell’informazione”, dice il senatore a vita Mario Monti, un altro “SuperMario”, in un salotto televisivo ospitale: nessuno che rabbrividisca, nessuno che ci trovi niente da ridire. Grazie, senatore Monti, com’è disumano lei. Cosa intende questo tecnico, anche lui un tecnico, che anni fa s’impegnò per uccidere il cavallo agonizzante? Chiudere Internet? Mandare a prendere chi sgarra sui social? Ma ci siamo già, si tranquillizzi col suo eloquio da dottor Stranamore: la somministrazione, le modalità, la democrazia ridotta, per dire la cittadinanza come massa sperimentale, l’informazione come veicolo di menzogna ad uso del potere. E tutto pare normale, perfino scontato. Ma sì, tanto, al punto in cui siamo… Pare normale anche perché l’informazione ha in larghissima parte rinnegato se stessa e oggi non si distingue da un disco di Fedez.

Mai, nella storia mortificante della libera informazione italiana, libera di correre in soccorso del regime di turno, libera al punto da rivendicare con ostentazione nei partiti i propri “editori di riferimento”, mai si era arrivati ad abissi così orridi: operando per la menzogna sistematica, fomentando per dividere il corpo sociale, per terrorizzarlo, manipolando dati, fatti, circostanze, adottando la narrazione unica che piace al potere, che impone il potere, praticando la censura con modalità anche brutali, comunque scoperte, passando di emergenza in emergenza – basta con la variante Delta, fiondarsi sulla Omicron – confezionando servizietti osceni tipo “la giornata di un no-vax”, a cura del Tg1, qualcosa a metà tra Arancia Meccanica e Ridolini, oppure le discutibili, anche per attendibilità, incursioni nei reparti di terapia intensiva dove no-vax pentiti, ma non ventilati, attendono la morte; e poi lo spazio, tracimante, assurdo, ai virologi influencer, ai provocatori, ai megafoni di regime, la drammatizzazione delle loro scemenze, l’ossessione per la malattia misteriosa perfino nei programmi di varietà, il martellamento ossessivo, demente, incessante per stordire la gente, per distruggerla.

Ma tutto questo al nostro SuperMario Monti, di professione tecnico in pensione, oggi senatore a vita, tutto questo non basta: occorre somministrare dosi di censura ancora più massicce, l’informazione essendo cosa di Palazzo e gli arcana imperii unica verità trasmissibile. La vergogna non sta solo in sé, si deve anche se non principalmente al fatto che di arcana in arcana, di fandonia in fandonia, di militanza in servilismo abbiamo finito per contare 130 mila morti in gran parte evitabili e due anni di libertà sempre più ridotta che hanno cambiato il modo di vivere e la stessa sensibilità democratica, oggi percepita come sacrificabile e comunque non più fondamentale. Ossia quello che un potere inetto, imbelle e fallimentare voleva.

Le uscite potenzialmente eversive si moltiplicano e arrivano sempre da esponenti dei palazzi: oggi un senatore vuole somministrare overdosi di censura, ieri un primo ministro annuncia che i non vaccinati non stanno nel recinto della società civile, il giorno prima un presidente avalla il controllo sociale, convinto che la sicurezza venga prima del diritto al dissenso, poi ancora il premier arriva ad annunciare la militarizzazione dura del Paese, e non si contano gli appelli di osservatori e direttori di giornali: chi evoca i militari al potere, chi vuole abolire le libere elezioni, chi propone le cannonate di Bava Beccaris ai dissidenti, chi nega a questi ultimi il diritto alle cure mediche, chi teorizza l’esclusione dal lavoro, la reclusione a oltranza, e infine i megafoni che vanno alle manifestazioni a provocare e vengono complimentati dal caro leader in persona, che così dimostra di tenere in considerazione gli zelanti almeno quanto in avversione chi non si allinea. E l’avversione da un capo di governo non è mai una cosa da prendere sotto gamba.

Ma di non allineati ne sono rimasti pochi e quei pochi si assottigliano, perfino l’agenzia Dagospia, con ottime entrature nelle camere caritatis, ha subito una mutazione filo-governativa, fa la sua parte nel gioco della strumentalizzazione e della distorsione per cui chi non è disposto a somministrazione ciclica, ad abbeverarsi alla fonte del terrore, viene messo alla berlina. Al senatore a vita Monti non piace come il sistema informativo di regime, al 99 per cento schierato con il governo, agisce nella fase di passaggio tra democrazia e dittatura, sempre meno morbida; trova che ci vada troppo morbido, vorrebbe ben altre somministrazioni e modalità. Ma cosa resta quando un ex premier propone una soluzione nordcoreana per l’Italia devastata?