Nell’immediato Dopoguerra il mondo si diede determinati organismi internazionali per impedire anzitutto il ripetersi di una tragedia come la Seconda Guerra Mondiale e per mantenere la pace fra le nazioni, oltre a dare impulso allo sviluppo economico e sociale dei popoli. L’avvento più importante fu senz’altro quello dell’organizzazione delle Nazioni Unite il 24 ottobre 1945. L’Onu nacque indubbiamente grazie alla spinta di nobili intenzioni e valori universali, ma con il trascorrere del tempo sia l’immagine che la sostanza delle Nazioni Unite hanno subito un progressivo deterioramento. Dal Palazzo di vetro in tante circostanze non è uscita la forza sufficiente per fermare o scongiurare diversi conflitti della storia più recente come, per esempio, i numerosi massacri perpetrati in Africa, e quando si è trattato, dopo l’attentato alle Torri Gemelle di New York, di dover combattere il terrorismo islamico su scala globale e certi regimi conniventi con il terrore, l’Onu non ha saputo fare altro che balbettare, rivelandosi un carrozzone tanto costoso quanto inutile nelle fasi di vera emergenza. Ciò che continua a minare la credibilità di questa organizzazione è inoltre l’influenza attribuita a Paesi non democratici, che genera il paradosso in base al quale emissari di governi liberticidi vanno ad occupare uffici dedicati nientemeno che alla promozione dei diritti umani. Il diritto all’esistenza e alla sicurezza dello Stato d’Israele viene visto con costante pregiudizio e per finire, non mancano neppure corruzione e sperpero di denaro, venuti purtroppo alla luce in alcune missioni Onu nel mondo.
Sono le emergenze globali a dimostrare il buon funzionamento o meno delle istituzioni internazionali, e se in alcuni momenti della storia, le guerre e i terrorismi, abbiamo già visto la superficialità delle Nazioni Unite nel loro complesso, in questo disgraziatissimo 2020 funestato dal Covid-19 abbiamo invece assaporato la disonestà e la scarsa trasparenza di una delle più importanti agenzie specializzate dell’Onu, ovvero l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Se le origini dell’Oms sono più che dignitose, come il diritto alla salute per tutta l’umanità, dall’inizio della pandemia ad oggi sono emersi perlopiù due aspetti di tale organismo, uno più criminale ed inquietante, e l’altro vagamente tragicomico. L’aspetto peggiore è senz’altro rappresentato da una pericolosa complicità con la Cina ai danni del resto del mondo, sulla quale, al netto di media e governi compiacenti, le certezze sono più numerose dei dubbi. Una correità che si è sviluppata nell’iniziale occultamento del virus nato a Wuhan, forse in circolazione all’interno e all’esterno della Repubblica Popolare già a partire dalla fine del 2019, ed è proseguita tramite le rassicurazioni in merito ad una falsa situazione tenuta sotto controllo dalle autorità cinesi. Come sappiamo, l’annuncio della pandemia si è rivelato poi inevitabile, ma ai piani alti dell’Oms si è pescato nel torbido per molti mesi. In questi casi, o si è degli incapaci (incapaci di circoscrivere il più possibile un’epidemia prima che essa si trasformi in pandemia, quindi di limitare i danni), oppure si è collusi.
Il lato tragicomico, ma non per questo meno dannoso per la salute anche mentale dell’umanità, è quello delle cosiddette “raccomandazioni”, che diventano sempre più ridicole e lontane da qualsiasi tipo di utilità. Ultima delle quali, la mano sul cuore per salutare il prossimo, perché anche il saluto con il gomito, secondo chissà quali studi e ricerche, potrebbe generare il contagio. Dopo le innumerevoli e contraddittorie versioni sull’uso delle mascherine e di altre precauzioni, e sulla carica virale degli asintomatici, siamo arrivati anche a questo. L’Oms è animata da una pletora di funzionari e consulenti, fra i quali l’italiano Walter Ricciardi, e sembra che la linea venga dettata di volta in volta dalle dichiarazioni estemporanee del primo che si sveglia al mattino. La sigla Oms potrebbe essere così riformulata: organizzazione mondiale delle stupidaggini, ma anche delle scempiaggini, considerata la connivenza con la Cina.
La scelta di Donald Trump di sfilare gli Stati Uniti dall’Oms appare sempre più come una mossa di assoluto buon senso, così come è saggio che il presidente Usa continui a tenere il punto sulle responsabilità ed omissioni di Pechino. Così come dovrebbe essere seguita da altri Paesi la decisione del governo britannico di subordinare parte dei fondi destinati all’Oms alle indagini sull’origine del coronavirus. L’esclusione di Taiwan dall’Organizzazione è di per sé vergognosa, perché mossa dalla volontà di non irritare la Cina comunista, ma a pensarci bene questa forzata solitudine e l’assenza di diktat da parte dell’Oms hanno prodotto risultati significativi per i taiwanesi. La Repubblica di Cina, perché si chiama anche così, piaccia o meno a Xi Jinping, ha saputo finora tenere testa al Covid in maniera molto più efficace rispetto a tanti Paesi membri dell’Oms. E se occorre pensare ad un modello per la lotta al coronavirus, è meglio guardare a Taiwan piuttosto che all’Italia, pur elogiata, oltreché dagli scontati giallo-rossi, proprio dai burocrati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.