Scrive il professor Sergio Fabbrini su Il Sole 24 Ore (11/02/2018) che le prossime elezioni italiane vedranno la contrapposizione tra chi vuole l’Europa di Ventotene e coloro a favore dell’Europa dei quattro paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria). Mentre c’è chi come Antonio Polito, sul Corriere della Sera (16/01/2018), decifra l’attuale campagna elettorale in base alle proposte economiche delle maggiori coalizioni: con il centrodestra che, secondo Polito, proponendo la flat tax (che sia al 15% o al 25%) guarda al Nord Italia in ripresa ed il Movimento Cinque Stelle che con il salario sociale guarda apertamente al sud e ai veri delusi dalla globalizzazione.
Tra queste due chiavi di lettura, entrambi legittime, il centrodestra dovrebbe trarre vantaggio dall’essere saldamente in testa nei sondaggi e fare il cosiddetto extra-mile rimarcando l’unicità della sua proposta politica. A poche settimane dal voto del 4 marzo i leader del centrodestra dovrebbero essere portatori sani di provocazione, impegnandosi a sfatare i miti secondo i quali l’establishment culturale vorrebbe definirli e giudicarli. Da un lato, invocando un sacrosanto taglio della spesa pubblica e applicando un’aliquota fissa agli imprenditori del meridione che vogliono ripartire, senza avere il timore di proporsi come seri promotori della ripartenza del sud.
Dall’altro, affrontando la vera sfida del centrodestra di governo: dimostrare di poter essere europeisti senza essere euro-federalisti. Basti vedere il successo che sta riscontrando oltralpe il primo ministro austriaco Kurz per comprendere come un’alleanza di centrodestra sia l’unica soluzione di governo auspicabile.
Questa sfida passerà in primo luogo, proprio attraverso il dialogo con l’Austria e i paesi di Visegrad, impegnati nella definizione di una nuova Europa della sussidiarietà: dove Bruxelles si occupi bene di pochi temi rispettando le competenze nazionali e regionali, e dove la sovranità e l’indipendenza dei governi nazionali siano difesi da ogni tipo d’ingerenza UE in politica interna.
In secondo luogo, l’altro mito da sfatare riguarda il mantra secondo cui il processo d’integrazione europeo vada soltanto assecondato in base alle volontà espresse dall’asse Parigi-Berlino. Con i francesi impegnati a definire la politica estera UE, il futuro governo di centrodestra sarà chiamato a prendere posizioni nette in tema di immigrazione, con due messaggi chiari: chiudere le frontiere italiane e investire nei paesi di origine dei migranti.
Mentre sul fronte economico, l’azione di governo dovrà essere caratterizzata da due importanti no, rivolti in particolar modo ai tedeschi impegnati nel disegnare il futuro della politica monetaria europea: no al ministro delle finanze unico europeo e no all’introduzione del Fiscal compact nei trattati UE per permetter agli stati membri di essere liberi di scegliere la propria politica economica senza dover chiedere il “permesso” alla Commissione europea.