La conferenza stampa tenuta da Conte venerdì scorso rappresenta la pietra tombale su qualsiasi collaborazione tra maggioranza e opposizione. E svela che tutta la sua retorica sul dialogo e sul confronto era un clamoroso bluff. Il premier non vuole gestire la crisi in modo collegiale ma, al contrario, vuole assumersi tutte le responsabilità ignorando i moniti del capo dello Stato.
Non si possono che interpretare così le sue scelte delle ultime settimane. L’abuso dei Dpcm, l’assenza di rispetto per il Parlamento e da ultimo l’attacco frontale al centrodestra ne sono la dimostrazione plastica. Conte ha deciso in autonomia che si accollerà tutta la responsabilità della gestione della crisi sanitaria e anche della futura ricostruzione. Un passaggio delicatissimo, forse uno dei più delicati della storia della Repubblica, a meno di improbabili colpi di scena, rischia di essere interamente nelle sue mani. Era chiaro da giorni che il premier non vedeva di buon occhio la collaborazione con le opposizioni. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che nel corso di una conferenza stampa a reti unificate il presidente del consiglio avrebbe potuto scavare definitivamente un fossato per relegare all’opposizione il centrodestra. Sia per il carattere istituzionale del momento – Conte stava comunicando la proroga del lockdown non stava facendo un comizio – sia per l’ampiezza e la gravità della crisi sanitaria. E invece il premier, calpestando apertamente gli inviti di Mattarella, ha eliminato qualsiasi possibilità di war cabinet. Con una mossa molto pericolosa, dal momento che il governo gode di scarsi consensi (il 63,5 per cento degli italiani non ha fiducia nell’Esecutivo secondo una rilevazione di Tecnè), ha deciso di fare da solo, inimicandosi la maggioranza del Paese. E così si appresta a governare con più della metà degli italiani contro, dovendo assumersi delle responsabilità che saranno enormi.
A fronte di una decisione tanto drastica, spicca il sostanziale assenso del Quirinale. Il presidente della Repubblica, nell’agosto scorso, aveva avallato senza proferir parola il Conte bis, permettendo al premier di passare comodamente da un’alleanza con la Lega ad una con il Pd. Una manovra politicamente pericolosa, visto che la maggioranza di governo era minoranza nel Paese, ma costituzionalmente possibile. Ora che l’esperimento d’agosto si sta rivelando fallimentare, si assiste a un Colle certamente irritato ma non troppo attivo. A parte qualche telefonata e qualche scialbo appello agli italiani, Mattarella continua a lasciar correre. Certo, la figura di Vittorio Colao che guiderà la task force per la fase 2, come evidenzia anche la nota di Francesco Galietti su Atlantico, potrebbe infastidire Conte, considerato il gradimento dello stesso Mattarella e di tanti esponenti del Pd. Ma un cambio di regia simile richiederebbe una manovra di ampio respiro di cui il Quirinale, ad oggi, non sembra volersi rendere protagonista.