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Contro il Green Pass, una prospettiva libertaria

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento di Giacomo Messina e Fabrizio Ferrari, di Students for Liberty Italy

Da quando si è iniziato a discutere seriamente di Green Pass, il mondo liberale pare essersi diviso in due fazioni: da un lato, la maggioranza, che ritiene il Green Pass uno strumento non solo compatibile con, ma addirittura imprescindibile per la preservazione delle libertà fondamentali in tempo di Covid-19; dall’altro lato, la minoranza dei libertari, noi due inclusi, che ritiene il Green Pass (fintanto che imposto dallo Stato) uno strumento incompatibile con il liberalismo.

Le nostre perplessità su come il mondo liberale ha deciso di approcciare il tema Green Pass (e obbligo vaccinale) sono molte. Tuttavia, qui vogliamo concentrarci su due critiche principali. La prima: per come intendiamo noi il liberalismo, non è possibile separare il concetto di “libertà” da quello di “proprietà”; infatti, riteniamo che ogni violazione (o invasione) del diritto (naturale) di proprietà sia una forma di aggressione, e sosteniamo che il Green Pass – costituendo una violazione, da parte della collettività, dei diritti di proprietà di alcuni individui – sia una misura aggressiva, invasiva, ed illiberale. La seconda: non riteniamo che contagiare il prossimo, casualmente e inconsapevolmente, ogniqualvolta ciò avvenga in seguito al legittimo (cioè, non-invasivo) godimento di proprietà delle quali si è legittimamente in possesso, possa essere classificato come una forma di aggressione.

Prima di tutto, però, una breve premessa: il nostro schierarci contro l’obbligatorietà del Green Pass (e dell’obbligo vaccinale) deve essere letto sul piano filosofico-politico, non su quello filosofico-morale. In altre parole, noi cerchiamo di rispondere alla domanda “ha la collettività il diritto di imporre al singolo l’utilizzo del Green Pass e/o l’obbligo vaccinale?”, non alla domanda “voi due, personalmente, scaricherete il Green Pass e/o vi vaccinerete?”. Esattamente come si può essere favorevoli alla legalizzazione del consumo di stupefacenti pur ritenendoli dannosi per la salute (e non volendone fare uso), così si può essere contrari al Green Pass obbligatorio (e/o all’obbligo vaccinale) pur decidendo, nel proprio privato, di frequentare solo locali che richiedano il Green Pass (e/o di vaccinarsi).

A nostro avviso, “libertà” e “liberalismo” sono concetti che hanno senso solo se associati all’idea di “proprietà”. In altre parole, non riteniamo che esistano diritti diversi dai diritti di proprietà, e riteniamo che ogni “diritto naturale” degli esseri umani possa essere ricondotto al diritto di proprietà di ogni individuo: 1) sul proprio corpo; e 2) sui beni materiali che ha prodotto, o che ha ottenuto in seguito ad un libero scambio o ad una donazione.

Tale “libertà” nell’utilizzo e nel godimento della proprietà deve essere “assoluta”: pertanto, nessun essere umano – e nemmeno un insieme di esseri umani, o la collettività, o la maggioranza – ha il diritto di limitare (o ostacolare) il legittimo proprietario di una risorsa (sia essa il suo corpo o un bene materiale) nel suo godimento ed utilizzo della medesima. Ogniqualvolta una persona – o un gruppo di persone, o anche la maggioranza – introduce limitazioni all’utilizzo ed al godimento di una proprietà privata, si configura un’aggressione (o un’invasione): quindi, per come lo intendiamo noi, il liberalismo – o meglio, il libertarismo – è la filosofia politica che difende il diritto di proprietà contro l’invasione (o l’aggressione) altrui.

Quindi, il primo punto che ci preme sottolineare è il seguente: il Green Pass, limitando il diritto di alcune persone di godere ed utilizzare come meglio credono le loro legittimamente acquisite proprietà private – pensate, ad esempio, al ristoratore e all’avventore che, se sprovvisti di Green Pass, non potranno scambiare una cena in cambio di denaro – è uno strumento incompatibile con il libertarismo. Nella misura in cui il Green Pass impedisce a soggetti privati di associarsi e di disporre delle loro proprietà come meglio credono, deve essere respinto da una prospettiva libertaria.

Quindi, posto che 1) il libertarismo ha per oggetto la definizione di un sistema di regole che permetta l’assoluto godimento e l’assoluta fruizione di ciò di cui un individuo è legittimamente proprietario, e che 2) ogni limitazione o restrizione del diritto di proprietà sia da considerarsi un’aggressione (e quindi illegittima), rimane una questione da risolvere: quando Tizio contagia Caio, possiamo affermare che il primo ha aggredito il secondo? A questa domanda, molti (pseudo) liberali rispondono – in modo decisamente troppo frettoloso e superficiale – con un deciso “sì”. A nostro avviso, invece, la risposta corretta è “dipende”.

Dipende da cosa? Molto semplice: per dirimere la questione, è necessario capire se ci sia stata, o meno, un’invasione di un diritto di proprietà – cioè, un’aggressione. Il modo migliore per chiarire questo punto è servirsi di un esempio. Chiediamoci: un pugno è un’aggressione? La risposta, come avrete intuito, è “dipende”. Dipende, infatti, dal contesto e da come i proprietari degli oggetti coinvolti (in questo caso, i proprietari dei corpi umani e dello spazio che questi corpi occupano quando il pugno viene sferrato) hanno deciso di godere e disporre delle loro proprietà.

Infatti, se Tizio passeggia nel proprio cortile e Caio decide di sferrargli un pugno senza motivo, è chiaro che Caio sta invadendo il diritto di proprietà che Tizio ha sul suo corpo e sul suo cortile: gli sta impedendo di godere di queste due sue legittime proprietà come meglio crede. Al contrario, se Tizio e Caio decidessero di sfidarsi in un incontro di pugilato in quello stesso cortile, l’aggressione non sarebbe rappresentata dai pugni che si scambierebbero, ma dal tentativo da parte di qualcun altro – Sempronio, o la collettività, o lo Stato – di interrompere l’incontro: infatti, Tizio e Caio starebbero liberamente disponendo e godendo dei propri corpi e delle proprie proprietà materiali, mentre Sempronio (o la collettività, o lo Stato), impedendo loro di godere e disporre delle loro legittime proprietà, starebbe commettendo un’invasione.

Se l’esempio del pugno e del pugilato vi è chiaro e vi risulta sensato, allora comprenderete il nostro scetticismo di libertari nei confronti del Green Pass: così come non riteniamo che un terzo – o la collettività – abbia il diritto di impedire (nemmeno a fin di bene) a Tizio e Caio di intrattenersi in un incontro di pugilato organizzato nel cortile di uno dei due (o su uno spazio affittato per l’occasione), analogamente non riteniamo che lo Stato abbia il diritto di impedire a due cittadini (ad esempio, un ristoratore ed un avventore) sprovvisti di Green Pass di scambiare beni e servizi in cambio di denaro.

Se un avventore decide di pranzare in un ristorante il cui proprietario non richiede l’esibizione del Green Pass, sia l’avventore sia il ristoratore stanno semplicemente esercitando il loro diritto di proprietà sui propri corpi, sul proprio denaro (l’avventore), e sul ristorante (il ristoratore). Se, invece, un avventore accetta di pranzare in un ristorante il cui proprietario si è impegnato ad accettare solo clienti provvisti di Green Pass, ma quest’ultimo viene meno al proprio impegno (cioè, permette l’ingresso anche ad avventori sprovvisti di green pass), allora l’avventore – non solo se venisse contagiato, ma per il semplice fatto di essere stato frodato (cioè, per il fatto di aver pagato per un servizio che non gli è stato corrisposto) – avrebbe subito un’aggressione da parte del ristoratore. In ogni caso, la questione non può essere decisa dallo Stato per tutti: l’unica prospettiva libertaria logica e consistente è quella di garantire la massima libertà – salvo frodi e inganni – di associazione tra gli individui.

Sostenere che il Green Pass serva a garantire il diritto a non essere aggrediti, come fanno molti (pseudo) liberali, è tanto assurdo quanto sostenere che il pugilato (o qualsiasi altro sport di contatto) debba essere messo fuori legge per prevenire gli infortuni degli atleti coinvolti. Infettare, o percuotere, può essere o meno una forma di aggressione a seconda del contesto.

In conclusione: non abbiamo nessun problema col fatto che una larga fetta – probabilmente, la maggioranza – dell’opinione pubblica sia favorevole al Green Pass imposto dallo Stato: non viviamo in un Paese con una forte tradizione liberale – ne siamo consapevoli. Quello che ci risulta più problematico accettare, invece, è la posizione dei “Liberali per il Green Pass”. Come abbiamo argomentato, tale posizione ci sembra insostenibile e fondata su un liberalismo molto superficiale e poco rigoroso.