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Così Silvia Toffanin smaschera l’ipocrisia di “Lea T”

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La produzione di Verissimo, e quindi indirettamente anche la conduttrice Silvia Toffanin, sono state accusate di censura e di discriminazione dalla modella transessuale Lea T, la quale si era raccontata proprio ai microfoni del famosissimo rotocalco televisivo di Canale 5. L’intervista della modella aveva trattato argomenti personali molto toccanti, tra cui il percorso che aveva portato al cambio del sesso. Come avviene abitualmente per i programmi che vanno in onda sulle reti Mediaset, le interviste vengono registrate e poi messe in palinsesto anche in base a ciò che accade ogni settimana e in base a quali sono i temi più caldi che il programma si propone di trattare.

Secondo la modella, la produzione è stata “colpevole” di aver mandato in onda un’intervista a Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Sui suoi canali social la modella brasiliana ha accusato il programma di censura e discriminazione, sottolineando come lei fosse lontana anni luce dal pensiero sociopolitico della trasmissione e ribadendo come il suo desiderio fosse quello che la sua intervista potesse non essere mai divulgata. La modella ha inoltre definito il programma parte di un “sistema miserabile”.

La conduttrice del programma, Silvia Toffanin, ha prontamente rigettato al mittente le accuse, spiegando come le parole discriminazione e censura non appartengano né a lei personalmente né alla trasmissione che conduce. “Qui a Verissimo abbiamo sempre dato voce a tutti, con grande rispetto, attenzione e sensibilità, dando voce a tutti i pensieri”. “Lea T ci accusa di censura perché abbiamo dato spazio a qualcuno che non la pensa come lei? Allora? Chi è che discrimina?”. Con queste parole la conduttrice veneta ha letteralmente smascherato la farsa messa in scena da personaggi come Lea T, i paladini dell’uguaglianza che non accettano di ascoltare qualcuno che non la pensa come loro. Viene così alla luce quanto dannoso sia per la nostra democrazia il pensiero unico del politicamente corretto, il quale vorrebbe letteralmente silenziare chi la pensa in maniera diversa.