Un anno fa Tatler, il mensile che racconta l’upper class britannica, in un articolo sulle nuove etichette da adottare durante cene ed eventi sociali, suggeriva di bandire dalle conversazioni l’argomento Brexit per evitare spiacevoli sorprese e bocconi andati di traverso. Un valido suggerimento per tutti. Già durante la campagna referendaria del 2016 alcune famiglie si erano trovate su fronti opposti e le rubriche di quotidiani e riviste che ospitavano i commenti dei lettori riportavano le storie di coppie scoppiate, pratiche di divorzio avviate e genitori contro figli. Quando si mangia tutti fratelli, quando si parla di politica spuntano i coltelli. Brexit però non si è ancora materializzata, gli elettori britannici parteciperanno alle Europee di maggio e così le scosse telluriche in seno alle famiglie proseguono lasciando il segno anche in alcuni clan politici sulla cresta dell’onda.
Quello dei Johnson è il più mediatico e numeroso del Regno Unito: sei in tutto tra fratelli e sorelle. Tra questi spicca Boris, ex ministro degli esteri, ex sindaco di Londra e agguerrito commentatore per il Daily Telegraph. Per i detrattori è una testa calda, uno bravo solo con le parole e non con i fatti, ma resta il candidato più accreditato per guidare i Conservatori grazie alle posizioni pro Brexit. Altrettanto decisa e determinata è la sorella Rachel, solo che si batte per la causa opposta. Giornalista e opinionista, conduce la trasmissione The Pledge su Sky News e lo scorso inverno per la sua crociata contro Brexit è rimasta in topless davanti alle telecamere. Molto vicina ai Liberaldemocratici, i più europeisti tra i partiti tradizionali di Westminster, ha deciso di candidarsi al Parlamento europeo per il nuovo movimento Change UK, formato da fuoriusciti conservatori e laburisti, perché non vuole che i suoi figli “siano privati della possibilità di viaggiare, vivere e lavorare in Europa”. Escluso il voto di Boris, riuscirà ad ottenerne qualcuno in famiglia? Improbabile quello del padre Stanley, deputato tra gli anni ’70 e ’80, con alle spalle incarichi presso la Banca mondiale e la Commissione europea: nel 2016 si era espresso per il Remain, in seguito ha cambiato posizione. Diversamente l’altro fratello impegnato in politica, Jo, si è dimesso a novembre dal governo in contrasto con l’accordo raggiunto da Theresa May e ha sposato la causa di un secondo referendum.
Ha sei figli anche Jacob Rees-Mogg, il volto più noto della corrente euroscettica nel Partito conservatore, nonché esponente di una famiglia saldamente Tory plasmata dal padre William, direttore per quasi vent’anni del Times. Per lui i problemi non arrivano dai discendenti, ancora troppo piccoli, piuttosto portano il nome di Annunziata, la sorella che si è candidata con il Brexit Party, fondato dal redivivo Nigel Farage e primo assoluto nei sondaggi. Due fratelli con un intento comune, uscire dell’Ue, ma strade diverse. “Il Brexit Party è fortunato ad avere una candidata di tale valore, sono però dispiaciuto che Annunziata abbia abbandonato i Conservatori”, ha twittato Jacob appresa la notizia. Un trascorso da reporter finanziaria, Annunziata non ha mai avuto particolare fortuna con le elezioni, fallendo sia nel 2005 che nel 2010, ma il vento soffia dalla sua, mentre il partito del fratello rischia di andare a sbattere contro il risultato peggiore dal 1834 ad oggi.
C’è una terza famiglia che a Londra attraversa un periodo di alti e bassi e questa volta non c’entra la Brexit. William e Harry, nipoti reali, per lungo tempo si sono spalleggiati da bravi fratelli, ma il brusio delle malelingue è aumentato di volume dopo l’arrivo di Meghan Markle a palazzo: prima il carattere intrattabile dell’ex attrice americana che è costata la testa a diversi membri del suo staff, poi la presunta rivalità con la cognata Kate – anche a colpi di post su Instagram dopo che i duchi di Sussex hanno inaugurato un proprio profilo. Lontano però dalle copertine, dai rumour e dalle congetture romanzate, ci sono i due destini diversi per i fratelli Windsor: un dato di fatto che dura da tempo, sin da quando il piccolo Harry si rendeva conto delle attenzioni che famigliari e membri della corte riservavano al futuro sovrano, fatta eccezione per la madre Diana, come traspare dai racconti di chi per anni ha collaborato con la principessa del Galles. Così Harry, una volta cresciuto e messo su famiglia (a giorni è attesa la nascita del suo primogenito), ha potuto iniziare il suo percorso autonomo, già espresso in tenera età dallo sfogo di fronte al rimprovero materno: “Non diventerò re, quindi posso fare quello che mi piace”. Ha festeggiato in lungo in largo, infilandosi spesso in situazioni imbarazzanti per la Casa reale; ha intrapreso la carriera militare, operando in prima linea in Afghanistan; ha organizzato campagne di sensibilizzazione per i reduci dal fronte e chi soffre di malattie mentali. Ora vuole dedicarsi ad altro con la moglie al proprio fianco. Non è in guerra con William. Semplicemente i due fratelli hanno preso strade diverse, come capita spesso in qualsiasi famiglia.