Cultura

Dagli Usa alla Norvegia, primi dietrofront sulla “transizione di genere”

La lunga lotta per il ritorno alla ragione: sempre più frequenti i casi di ripensamento, pratiche vietate sui minorenni in numerosi Stati Usa e revisione nei Paesi scandinavi

Cultura

I casi sempre più frequenti, nella nostra società, di separazione tra la sessualità fisica e l’identità di genere percepita, sono alla base di una delle principali battaglie condotte oggi dalla sinistra, che mira ad estendere l’accesso, anche per i minori, a pratiche funzionali a “riallineare” questi due elementi apparentemente contrapposti. Tale iniziativa sta tuttavia generando una crescente reazione e normative volte a limitare l’accesso a tali procedure.

La gender affirmative care

La gender affirmative care (GCA) rappresenta una forma di prestazione sanitaria che include servizi medici, chirurgici, mentali e non medici finalizzati ad affermare l’identità di genere di una persona.

Negli ultimi anni si è assistito ad un’imponente crescita del numero di giovani affetti da disforia di genere, che cioè percepiscono un forte malessere e un senso di insoddisfazione legato al mancato riconoscimento del proprio sesso fenotipico di nascita. Alcuni esempi di pratiche legate alla GCA includono ormoni bloccanti, che prevengono l’insorgere della pubertà, ormoni di rimpiazzo volti ad ottenere le caratteristiche fisiche richieste, fino a interventi chirurgici quali orchiectomia e chirurgia plastica.

Tali procedure presentano tuttavia un rilevante impatto sulla struttura fisica, per cui sembra una follia pensare di garantire l’accesso anche ai minorenni, i quali non dispongono della maturità e della capacità di giudizio necessarie per poter prendere una decisione di tale importanza. Come dimostrano i sempre più frequenti casi di ripensamento al raggiungimento della maggiore età.

Un secondo grave problema consiste nella possibilità che l’accesso a tale pratica precluda la reale risoluzione di un problema psicologico pregresso, appunto la disforia di genere. In tal caso una normale procedura di supporto psicologico potrebbe risultare la soluzione appropriata

La reazione negli Usa

Gli Stati Uniti rappresentano un vero e proprio laboratorio delle politiche volte a prevenire l’accesso dei minori a tale pratica. Come da tradizione, nel Paese il processo è partito dal basso, dai singoli Stati.

Nel 2021, l’Arkansas è diventato il primo stato a bandire tali procedure sui minori, ai sensi dell’Arkanas Safe Adolescents From Experiments Act. La legge riconosce come molti individui che incontrano asimmetrie con il proprio sesso fenotipico in giovane età riescano ad accettare quest’ultimo in età adulta, rendendo quindi l’intera pratica non necessaria.

Al contempo i legislatori hanno constatato come molti individui soggetti a disforia sessuale abbiano presentato diversi disturbi psichici, suggerendo quindi il ricorso a tradizionali procedure psichiatriche. L’Arkansas ha quindi fatto da apripista favorendo la successiva applicazione di leggi simili in ben 19 Stati.

Ripensamenti in Norvegia e Svezia

Tuttavia, a sposare tale corrente di pensiero non sono solo gli Stati conservatori degli Stati Uniti, ma anche nazioni tradizionalmente caratterizzate dalla presenza di società progressiste, quali Svezia e Norvegia.

La Norwegian Healthcare Investigation Board, organizzazione governativa indipendente incaricata di condurre indagini circa possibili fattori all’interno del sistema sanitario che possano arrecare danno ai pazienti, ha infatti pubblicato un report sul tema, nel quale ha asserito come le conoscenze scientifiche circa l’impiego di tali procedure sui minori siano insufficienti e che le linee guida norvegesi lascino troppo spazio alle singole interpretazioni per decidere quale trattamento adottare nei confronti dei pazienti affetti da disforia sessuale.

A tal proposito l’organizzazione ha raccomandato una revisione delle linee guida nazionali norvegesi, suggerendo una standardizzazione dei processi, maggiori specifiche sulle controindicazioni e una guida più chiara sulle modalità di coinvolgimento dei parenti prossimi del paziente. Il report conclude inoltre come sia necessario considerare tale servizio come “trattamento sperimentale”.

La SBU Svedese ha asserito come le attuali conoscenze scientifiche non siano adatte a valutare gli efetti della procedura. Il capo del National Board of Health and Welfare ritiene che in attesa di uno studio maggiormente approfondito, tali pratiche vanno eseguite solo in casi eccezionali. Simili iniziative sono state portate avanti in Regno Unito e Finlandia.

Ritorno al senso comune

L’estensione anche ai minori dell’accesso alle pratiche della GCA è un sintomo della crescente polarizzazione politica nelle società occidentali, che tende ad allontanarci dal senso comune. La reazione su entrambe le sponde dell’Atlantico, in società profondamente diverse le une dalle altre, rappresenta un incoraggiante abbandono della cieca fedeltà all’ideologia.

Iscrivi al canale whatsapp di nicolaporro.it
la grande bugia verde