Il giovane A
Mi chiamo A e sono un giovane degli anni 1980. Studio all’Università, anche se con qualche battuta di arresto e qualche esame ripetuto. Ho scelto una Facoltà un po’ difficile, ma spero di farcela anche perché, oltre a studiare, faccio qualche lavoretto per avere qualche soldo in più. Mi piace la musica e suono in un gruppo musicale di amici, esibendoci ogni tanto per poca lira, ma con grande passione e grande divertimento.
Mi sto appassionando di computer ed ho acquistato, prima, un Sinclair ZX 80 e poi un Commodore 64, coi quali sto facendo un mucchio di esperimenti. Quello che mi piace particolarmente dei pc è che se hai un po’ di pazienza e studi un minimo il linguaggio Basic, puoi farci un mucchio di cose interessanti, come creare un database per mettere ordine tra le centinaia di dischi, alcuni dei quali “ereditati” dai fratelli più grandi e persino qualche vecchio 78 giri dei genitori.
La parte più stimolante della programmazione del computer è che non ci sono limiti alla fantasia nei programmi che sto creando e, mese dopo mese, mi sto cimentando con cose davvero magiche, come far comparire sullo schermo a fosfori verdi lo skyline di una città in notturna sotto una nevicata che si fa sempre più fitta e ricopre di bianco i tetti. I miei genitori mi guardano con un po’ di sospetto, però mi dicono spesso che prima o poi riuscirò persino a far suonare il computer (che, ad essere sincero, per adesso, emette suoni striduli e sgradevoli) come fosse un’orchestra.
Piano piano, comunque, sto imparando a ragionare come un cervello elettronico e la cosa mi permette di capire meglio certe complicazioni delle cose di studio e del lavoro, che spesso funzionano allo stesso modo: IF (mettici una variabile qualsiasi) > (mettici la grandezza che interessa) THEN GOTO (mettici qui il numero di una riga del listato), ELSE GOTO (numero di linea del programma a cui mandare la macchina per eseguire un’altra istruzione).
La difficoltà è fare eseguire istruzioni complesse al pc, ma con l’aiuto di qualche rivista specialistica (ne compro regolarmente di informatica, fotografia, musica, oltre ad Autosprint e qualcuna un po’ più scollacciata) riesco a fargli fare cose sempre più difficili e ce la faccio da solo.
Adesso mi sono messo in testa di usare il Commodore 64 per temporizzare l’accensione dell’ingranditore fotografico Durst che uso per stampare le mie fotografie in bianco e nero. Ho qualche problema con l’utilizzo dei relais che fanno scattare l’interruttore dell’ingranditore, ma ho visto su Elettronica Pratica un progettino che potrei adattare a mio uso e consumo. Per adesso ho smontato un vecchio proiettore guasto ed ho recuperato i pezzi che mi serviranno per il meccanismo computerizzato.
Mentre lavoro nel mio “laboratorio”, e lo faccio quasi sempre di sera o di notte, ascolto Radio Luxembourg in onde lunghe (perché Radio Montecarlo smette di trasmettere alle 18) uso la vecchia radio a valvole Phonola, che suona ancora benissimo, dopo averle dato il tempo di riscaldarsi un po’. Se riuscirò a passare il prossimo esame ed avrò qualche giorno di tempo veramente libero, magari cambierò gli ammortizzatori alla Gilera 5V, che sono ormai spompati.
Le ragazze? Vanno e vengono, a volte con qualche problema, ma tutto si aggiusta e di tempo per fidanzarmi con una che mi piaccia davvero ne avrò ancora quanto vorrò. Vado in discoteca ogni tanto, più spesso al pub, ma se devo dirla tutta, la maggior parte delle serate con gli amici le passiamo seduti sul solito muretto, quando, puntuali come orologi, a una cert’ora, riempiamo la piazza vicino a casa. A volte facciamo tardi, seduti in macchina ad ascoltare la musica con l’autoradio Voxon, attraverso le casse acustiche Jensen che ci siamo installati da soli sulla A 112. Ci divertiamo con poco, per fortuna, e la nostra è una gran bella vita, anche se interrotta da quella gran menata della naja. Il nostro peggior nemico? Il tempo che passa troppo in fretta.
Il giovane B
Mi chiamo B e sono un ragazzo del 2024. Frequento l’Università, una Facoltà nuova che non so di preciso a cosa mi servirà ed il corso di laurea persino i miei genitori non sanno dire esattamente il nome. Studio prevalentemente online e altrettanto online sostengo gli esami. Dopotutto, almeno un 21 lo si porta casa senza problemi.
Mi piace l’informatica e uso smartphone, tablet, piattaforma di gaming e, qualche volta, il computer. Se devo essere sincero, non ho la minima idea di quali e quanti linguaggi di programmazione esistano, ma, non avendo scelto di fare il programmatore informatico, chi se ne frega. Fanno tutto le macchine. Basta scrivere sul motore di ricerca cosa vogliamo e, tac! … compare subito sullo schermo ad altissima definizione, con tanto di suoni e musica di altissima qualità.
Non ho la minima idea di cosa sia un database e, soprattutto, non ho la minima necessità di organizzare e catalogare alcunché. Non avendo hobbies di sorta, non avverto la necessità di mettere assieme con ordine le cose che potrebbero servirmi. Se ho bisogno di cercare qualcosa, lo chiedo a Google e faccio prima.
Ogni tanto sento parlare di logica booleana (anche se non saprei dare una definizione compiuta di “logica”, tanto per iniziare) ma sono tutte cose di un passato che non tornerà, ergo: non me ne frega niente. La musica la sento esclusivamente col telefonino, attraverso le cuffiette wireless, non spendo un centesimo per scaricarla dalla rete e i diritti d’autore non so cosa siano.
La fotografia non mi dispiace ma conosco solo quella che si fa col telefonino. Apertura del diaframma e tempo di esposizione sono concetti del tutto inutili e misteriosi per me, ma chi se ne frega… Assai di rado organizzo le mie foto in cartelle sul computer, una noia… e poi se voglio farle vedere ad altri basta postarle.
Con gli amici ci vediamo e sentiamo quasi sempre via social e quando, magari una sera ogni quindici giorni, ci vediamo al bar, abbiamo il fidato smartphone sempre in mano perché quasi tutto quello che c’interessa lo trovi su internet. Non mettiamo mai mano su apparecchiature elettroniche o informatiche. Mai tolte le viti di un coperchio. Se si guastano, si cambiano, tolto il caso del vetro del telefonino che lo facciamo cambiare per pochi euro senza sbattimenti di sorta.
Tutto ciò che possediamo si compra già fatto e pronto all’uso e davvero non capisco perché si dovesse studiare un libro per fare certe cose complicate da soli. Riviste? Cosa sono? Mai comprata una. Trovi tutto in rete, che problema c’è ? E poi, diciamolo francamente, sui libri troviamo troppi termini di cui ignoriamo completamente il significato, per cui si capisce pochino. Noi parliamo e leggiamo come mangiamo (con la stessa qualità, ma non importa…)
La ragazza? Siamo fidanzati in casa dall’età di sedici anni e dormire nel lettone con la ragazza, con buona pace dei nostri genitori, è la norma. L’importante è che i genitori conoscano la famiglia dei fidanzati e delle fidanzate. Se, poi, a diciott’anni noi si faccia la vita degli sposati e si sia vecchi dentro che sarà mai? Tanto, prima o poi, ci si lascia comunque e poi, sai la comodità di non doversi nascondere per un bacino, dai! Noi siamo avanti.
In discoteca ci andiamo, rigorosamente dopo aver fatto pit stop al bar ed avere bevuto (in quantità che va bene) qualcosa. Si esce un po’ brilli (e talvolta pure sballati) e Dio ce la mandi buona sulla strada del ritorno. Siamo guerrieri o no?
La radio? Sì, quella l’ascoltiamo (esclusivamente in auto) e scegliamo tra quelle tre o quattro che ascoltano tutti. Se sentiamo parlare troppo (e non siano parolacce) cambiamo canale. La radio, dopotutto, è roba da vecchi. Noi siamo multimediali e multitasking. Riusciamo, ad esempio, a guidare parlando al telefonino, fumando, mangiando, bevendo e dando pure un’occhiata ai social.
Altro che quelli che facevano una sola cosa per volta! Se mi avanzeranno abbastanza soldi, questo mese comprerò il paio di scarpe esattamente identiche a quelle dei miei amici, tanto per non fare la figura del barbone. Il nostro peggior nemico è la noia ed i soldi in tasca che non ci bastano mai per il tenore di vita che vorremmo.
A e B sono figli della stessa società, a distanza di soltanto una generazione. Questo passa il convento e non ci possiamo fare assolutamente niente.