Cultura

In difesa del Medioevo/5: i Cavalieri Templari, ascesa e caduta

Monaci-guerrieri, profondi studiosi nell’ombra, testimoni di una Fede (assai distante dal nostro modo di concepirla oggi) salda anche nella tortura e nella persecuzione

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Chi sia intenzionato a studiare il Medioevo, il periodo più denso d’avvenimenti storici d’importanza ancora rilevante ad oggi, non potrà non approfondire la ricerca sugli ordini cavallereschi, fenomeno unico nella storia, tra i quali certamente primeggia l’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme, ossia i Cavalieri Templari.

La crociata dei pezzenti

Come già abbiamo accennato nella seconda parte di questa chiacchierata, questi monaci-guerrieri  vennero istituzionalizzati dal loro fondatore, il francese San Bernardo di Clairvaux, che radunò i reduci dalla Prima Crociata, intorno all’anno 1100, ancora desiderosi di portare avanti la loro missione contro gl’invasori musulmani della Terrasanta.

Come sappiamo, tale vittoria dell’armata cristiana, guidata da Goffredo di Buglione, non fu piena e definitiva, bensì ampiamente determinata dal tradimento dei comandanti musulmani prezzolati dai crociati.

Sappiamo anche che una rilevante parte dei primi liberatori di Gerusalemme apparteneva a quella che venne definita “la crociata dei pezzenti”, capitanata dal predicatore e mistico Pietro d’Amiens, detto anche Pietro l’Eremita (Amiens, 1050 circa – Neufmoustier, 8 luglio 1115), che di arte militare ne sapeva poco o nulla.

E sappiamo che fu animata da un vero fanatismo religioso e basata sul principio “Dio lo vuole”, un’assunzione pretestuosa ed estrema che nella storia si ripropone ciclicamente, passando dal famigerato “Gott mit uns” dei nazisti all’attuale “Allah Akbar” degli estremisti islamici che si fanno saltare in aria. Guarda caso, quando si tratti di compiere nefandezze, per alcuni sarebbe sempre un Dio vendicativo e, tutto sommato, nemico degli uomini a volerlo e non proseguo oltre sul punto.

La “funzione sociale” dei Templari

A parte ogni considerazione sulla reale efficacia dell’armata della Prima Crociata, sta di fatto che, riconquistata la Terrasanta nel 1099 ed investito che fu Goffredo di Buglione nel ruolo di “Difensore del Santo Sepolcro”, le ancora scalpitanti ed eccitate milizie cristiane, ritornate in patria, dovettero porsi un ulteriore obiettivo. Tale scopo venne identificato nella difesa armata dei pellegrini verso Gerusalemme e le altre città sante del cristianesimo. E proprio questa fu la missione iniziale dei Templari.

Ma ciò che è meno noto ai più della “funzione sociale” dei Cavalieri del Tempio fu il compito di difendere il cammino sia dei pellegrini diretti in Terrasanta ed altri luoghi di culto europei, sia di garantire la sicurezza dei traffici commerciali interni lungo le principali vie (un esempio tra le tante, la Via del Sale).

La difesa delle rotte commerciali

Le carovane commerciali, vera innovazione del Medioevo, che percorrevano in largo e in lungo le nostre strade per consentire lo scambio dei beni costieri (principalmente sale marino e prodotti ittici) con l’interno, tanto quanto il trasporto dei manufatti di terra verso l’imbarco a mare, vennero mantenute in esercizio, principalmente intorno al 1200, proprio attraverso la struttura militare protettiva dei Templari, che a tale scopo specifico costruirono molte mansiones lungo le principali vie del commercio.

Su questo punto concordano le (invero poche) tracce documentali sfuggite ai roghi successivi, e certamente è fondata la teoria dei Templari come impositori di dazi di passaggio, che furono uno dei principali cespiti di arricchimento dell’Ordine consacrato come tale nel Consiglio di Troyes da Papa Onorio II nel 1128.

Ma non furono soltanto le cospicue gabelle imposte ai commercianti in cambio di protezione militare (coi Templari anche i più agguerriti predoni evitavano accuratamente di scontrarsi) ad arricchire l’Ordine dei seguaci di Hugues De Payns (ex luogotenente di Goffredo di Buglione alla Prima Crociata).

Istituzione autonoma

Assai rapidamente, i Templari erano diventati importanti nello scacchiere delle grandi potenze dell’epoca, oltre ad essere difesi e coperti di gloria dal Papato, ed il loro crescente prestigio economico e politico li portò ben presto ad essere una specie d’istituzione autonoma.

Da una parte, il Papato li considerava il suo braccio armato, mentre dall’altra i principati e marchesati locali nulla avrebbero potuto osare contro di loro, pur non amandoli in molti casi, principalmente per un motivo: i monaci guerrieri, dopo la prima “infornata” di invasati, più fedelissimi del Papa che ricchi e nobili, iniziarono a “fare selezione” al loro interno.

Fu così che a scegliere di entrare in un Priorato templare furono sempre più i nobili rampolli delle famiglie più importanti, gli unici che, per dirla franca, si potessero permettere una lunga e meticolosa formazione militare e strategica che a loro veniva impartita talvolta financo per un decennio, prima di ricevere lo spadone che li consacrava combattenti per la gloria e la difesa del Cristianesimo.

Ma durante il rigido periodo “d’accademia” non veniva di certo trascurato lo studio rigoroso delle scritture e l’insegnamento della teologia, il che li poneva in un indubbio ruolo di autorevole superiorità rispetto al clero locale, anche quando fossero usciti dai loro conventi.

Apparenti contraddizioni

Per capire il Medioevo, con la mente libera dalle considerazioni d’ordine etico e scevra dal nostro modo attuale di pensare alla religione, bisogna fare un certo sforzo che permetta di comprendere come si potessero coniugare le regole ascetiche ed auto-penitenziali dei Cavalieri di Gerusalemme con le risorse economiche ingentissime di cui disponevano. Potevano permettersi di vivere nel lusso, ma vissero da poveri.

Allo stesso modo, è talmente difficile per noi “moderni”, e mi vorrete perdonare il virgolettato, mettere assieme i principi della carità cristiana coi laghi di sangue delle vicende belliche dei Crociati da cadere facilmente nella tentazione di negare ogni principio cristiano come appartenente all’indole profonda di quei monaci abilissimi con la spada, definendoli, sbagliando, semplici e feroci guerrieri ammantati fittiziamente dalla rossa croce sul petto e senza alcuna vera fede.

Sostenere, a questo punto, che le religioni si evolvono e cambiano, ci porterebbe troppo lontano dagli scopi che ci siamo proposti e, probabilmente, non coglierebbe nel segno per inquadrare correttamente  un fenomeno che non ha uguali nei secoli seguenti.

Abilissimi finanzieri

Certamente, i Templari, di soldi ne prestarono tantissimi, persino al Papa ed ai re. Furono abilissimi finanzieri ed accorti “partners commerciali” come diremmo oggi, dei potentati dell’epoca.

Vennero persino esentati, nel 1139, da Papa Innocenzo II, dal versare alla Chiesa le tasse per i loro possedimenti, consentendo loro di erigere autonomamente cappelle, chiese e altre opere nei luoghi ove lo ritenessero opportuno e ciò fu un’assoluta eccezione tra gli altri ordini monastici. S’intendeva lasciarli arricchire. Avrebbero potuto venire a taglio in tempi successivi…

Simbologia

Prima del Medioevo mai tanto di frequente si fece ricorso ad elementi simbolici e rappresentazioni grafiche, alcuni dei quali retaggio dei primordi della cristianità ed altri appartenenti ai riti esoterici pagani, per contraddistinguere concetti e dogmi religiosi complessi come furono quelli della Militia Christi.

Proprio i Templari ne fecero amplissimo uso e quelle simbologie ci parlano di loro. Non essendo essi  predicatori come i benedettini, ma coltivando un vero e proprio culto per le cose segrete e per la conoscenza meramente iniziatica, si distinsero per una sorta di “detto e non detto” tutto loro.

Ciò si desume chiaramente anche dal loro primo vessillo di guerra, il Beauceant, una bandiera divisa a metà tra bianco e nero, a simboleggiare col bianco la purezza e l’amore per gli amici, mentre il nero doveva rappresentare il coraggio in battaglia. Chi stesse nel bianco e chi nel nero lo decidevano autonomamente e furono più loro ad imporlo al Papa che viceversa.

La stessa croce templare fu il marchio più diffuso e caratterizzante un’intera epoca del Medioevo. Non la semplice raffigurazione della croce di Cristo, ma la loro croce, solo quella e nessun’altra, quella dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme.

La fine inaspettata

La fine dell’Ordine dei Cavalieri Templari arrivò, inaspettata, attraverso la loro sistematica eliminazione fisica, ad uno ad uno, e venne decisa da un Papato che li ritenne ormai troppo ingombranti, ma anche i regnanti non furono da meno nel mandarli al rogo senza troppi scrupoli né debiti di riconoscenza.

Dimentichi del fatto che Re Luigi IX di Francia (poi proclamato Santo) quando, ancora giovanissimo e pervaso da una determinazione straordinaria nel perseguire la strada di Cristo e partecipante di persona alla Settima Crociata, nel corso di una successiva missione in Egitto (correva l’anno 1250) cadde in mano musulmana, furono proprio i Templari a prestare al Re di Francia la somma che il Sultano d’Egitto Ayyubide richiese per lasciarlo tornare libero in Francia.

A quanto consta dalle scarse documentazioni scritte, tale debito non fu mai saldato dal Regno di Francia, preferendo invece sbarazzarsi dei suoi finanziatori, accusandoli di praticare sistematicamente la sodomia tra di loro e di essere adoratori di Satana, ed estorcendo loro confessioni mendaci attraverso orrende torture durate anni interi, come nel caso del loro Gran Maestro, Jacques de Molay.

Fu Papa Clemente V, con la bolla pontificia Pastoralis praeminentiae del 22 novembre 1307, ad ordinare ai re cristiani europei di arrestare tutti i Cavalieri Templari e di confiscare i loro beni e, così facendo, anche il Papato, semplicemente bollandoli di eresia, sodomia ed idolatria, senza uno straccio di prova concreta di queste accuse, se li tolse di mezzo.

Poco importa se, l’anno successivo, lo stesso Papa Clemente V fece dietrofront e ritirò ogni accusa, proclamando la totale innocenza dei Templari arrestati, poiché venne costretto nuovamente a dare la propria benedizione a quella che potremmo definire la prima persecuzione di regime mai perpetrata. Così voleva il Re di Francia, Filippo il Bello, e, facendola breve, il Papa si adeguò.

Chiusura del cerchio

Con l’ingloriosa fine dei Templari, attraverso la quale i loro debitori morali e materiali si liberarono dalle loro obbligazioni coi metodi spicci della peggiore Inquisizione ispanica (l’Auto da Fè – Atto di Fede – col quale il condannato proclamava la propria colpevolezza per morire in grazia di Dio) si chiude il cerchio.

Dall’idea del cistercense San Bernardo alla destinazione dei beni confiscati ai Templari proprio a favore dei cistercensi (ed altri ordini assistenziali) la parabola di quelli che furono tra i più straordinari protagonisti del Medioevo si materializza nella nemesi dei più eminenti crociati.

Morte a testa alta

Della loro esistenza concreta ci restano numerosi ritrovamenti di opere contraddistinte da una simbologia affatto caratteristica, unica.

Ancora oggi, lo studio dei simboli e delle raffigurazioni del credo dei Templari, di cui costellarono puntualmente gli edifici a loro appartenuti, costituiscono uno straordinario libro aperto, seppure di non facile ed univoca lettura interpretativa, perché i Templari furono essi stessi dei simboli della loro salda ideologia così spiccatamente medievale.

Furono, allo stesso tempo, rilucenti guerrieri nei bagliori accecanti dei campi di battaglia, ma anche profondi studiosi nell’ombra e nel silenzio dei loro monasteri e dei loro acquartieramenti, ad indicare l’importanza della testimonianza di una Fede (per quanto assai distante dal nostro modo di concepirla oggi) che coerentemente si mantenne salda anche nell’abominio della tortura.

Non sappiamo con esattezza quanti furono a non rinnegarsi, nemmeno sull’orlo della pira ardente, ma le cronache dei processi contro di essi sono sopravvissute ai secoli e ci parlano di molti Cavalieri del Tempio che non abiurarono i loro principi ed affrontarono la morte a testa alta.

Conclusione

Con le vicende dei Templari concludo questa scorribanda veloce nel Medioevo, che, per fortuna, è stato trattato ben più dettagliatamente da ben più autorevoli studiosi. Per quanto mi riguarda, m’accontenterei di aver suscitato in alcuni lettori, che ringrazio per la pazienza, lo stimolo ad approfondire la conoscenza  di un capitolo ingiustamente ritenuto meno rilucente, colto e fascinoso di altre pagine che compongono il grande libro della Storia.

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