Esistono aree geografiche del mondo che sembrano fare parte di un piano sovrannaturale, complesso ed ineluttabile. Se volessimo osservare sul planisfero un tratto di matita rossa che unisca i punti geografici di convergenza tra certe “rotte” della storia, ne risulterebbe un groviglio ordinato, per usare un ossimoro, di corsi e ricorsi tra certi avvenimenti apparentemente distanti tra loro.
Basterebbe far ruotare lentamente un mappamondo ed osservarlo attentamente per trovare certe spiegazioni? Chissà. Nella vicenda della guerra russo-ucraina, della quale stiamo perdendo il filo conduttore, ammesso che ve ne sia uno ben preciso, un dato è certo.
Mar Nero e Crimea
Al di là delle residue nozioni scolastiche di geografia politica europea ed asiatica, ben poco sembra che sia rimasto nella memoria collettiva dei fatti storici che hanno riguardato certi teatri di conflitto che, ciclicamente, tornano d’attualità.
A sentire i commenti diffusi tra la gente, potrebbe addirittura sembrare che il Mar Nero sia quasi una scoperta geografica recente, liquidato frettolosamente dall’opinione pubblica come una specie di grande lago sul quale si affacciano nazioni delle quali non conosciamo la storia e che, comunque, con noi nulla sembrano avere a che fare.
Al contrario, alcuni dei luoghi bagnati dal Mar Nero, del quale non ci siamo minimamente occupati fino a pochi mesi orsono, fino allo scoppio della guerra tra Putin e Zelensky e delle loro non si sa quanto consapevoli nazioni, ci riguardano eccome.
Basti pensare alla Crimea, facente parte geograficamente del territorio ucraino ma annessa dalla Russia nel 2014, sul quale si sta puntando l’attenzione nelle ultime ore. La novità consiste in un concentramento di forze ucraine propedeutico a sferrare l’attacco, secondo Kiev finale, proprio in Crimea.
“Questa guerra russa contro l’Ucraina e tutta l’Europa libera è iniziata con la Crimea e deve finire con la Crimea: con la sua liberazione”. Queste le parole di Volodymyr Zelensky di pochi giorni fa.
Qui, non approfondiremo lo stato aggiornato del conflitto, anche perché gli italiani sono, diciamolo, un po’ stanchi di sentir parlare ogni giorno di una guerra di cui non capiscono le vere ragioni e che, comunque, pochissimi di noi reputano, sia pure erroneamente, di nostra competenza diretta.
La “genovese” città di Caffa
Parliamo, invece, dell’importanza storica che la Crimea ebbe per gli italiani. Partiamo da lontano: dal Medioevo, quello straordinario periodo storico ingiustamente ritenuto un buio periodo di pura bestialità e nessuna civiltà. Ebbene, proprio tra l’XI e il XV secolo il nostro commercio con l’immenso Oriente era talmente forte e capillare da favorire e giustificare la nascita delle temibili Repubbliche Marinare.
Parlando di Crimea e di Repubbliche Marinare, non possono non essere ricordate le vicende della città di Caffa, l’attuale Feodosia, affacciata sulle rive del Mar Nero. La città venne fondata intorno al 1340 dai genovesi, che in tale posizione geografica videro lo sbocco al mare della Via della Seta.
Nella sua opera “Le colonie commerciali degli italiani nel Medioevo” (Stab. Tip. Antonelli, Venezia, 1868) Wilhelm Heyd aggiunge un rilevante motivo d’interesse per Caffa, dicendo testualmente: “Nel corso del tempo un altro vantaggio di Caffa si sarà reso palese ai genovesi, vogliamo dire la straordinaria fertilità dei suoi dintorni, fra i cui prodotti essi in seguito coltivarono specialmente il vino“.
Non stupisce, quindi, che la famiglia Doria non abbia esitato ad esporre la sua bandiera proprio a Caffa, facendola così diventare la prima e più importante colonia italiana dell’epoca medievale, in diretta concorrenza con Venezia.
Debitamente fortificata e protetta da alte mura, come se non fossero state sufficienti le alte e frastagliate coste a strapiombo sul mare, a Caffa venne concentrata una potente flotta mercantile in costante interscambio con Trebisonda e Costantinopoli, quest’ultima allora dominata dai veneziani. Si schierò altresì un nutrito numero di navi da guerra, che avrebbero dovuto proteggere il trasporto delle mercanzie orientali verso il Mediterraneo.
Proprio in quel periodo, infatti, le scorrerie terrestri e marine delle bande di predoni asiatici necessitavano adeguate misure di protezione e la cittadella di Caffa, edificata con un sostanziale placet degli eredi di Gengis Khan, forse perché non desideravano affatto inimicarsi la potentissima e ricchissima Genova, divenne in pochissimi anni il nostro più importante porto commerciale fuori dal Mediterraneo.
L’assedio dei mongoli
Sennonché, per ragioni molteplici, altri mongoli, comandati dal Khan Gani Bek, con uno di quei voltafaccia non infrequenti nella storia dei popoli, il nostro compreso, cinsero d’assedio Caffa, nell’anno 1346, costringendo le forze genovesi ad affrontare un periodo di difesa statica durato due lunghi anni, nell’impossibilità per Genova di inviare sul Mar Nero altre navi da guerra, che avrebbero dovuto insinuarsi nella stretta baia dominata dalle galee dei barbari asiatici, per cui pareva soltanto questione di tempo: prima o poi i genovesi avrebbero dovuto chiedere la resa.
Su questo punto, sempre tenendo a mente il conflitto russo-ucraino, si potrebbe sottolineare come una guerra di logoramento possa indebolire qualsiasi potenza militare (e ricordiamo che l’attuale conflitto in Ucraina dura da soltanto sei mesi).
Il primo caso di guerra batteriologica
Ma nell’assedio di Caffa, del tutto imprevisto da ambo le parti in conflitto, sorse l’elemento che avrebbe deciso la sanguinosa vertenza: la peste nera. Gli assedianti, ben presto decimati da quella tremenda epidemia senza scampo, dovettero ritirarsi e abbandonare Caffa.
A questo punto, tuttavia, si verificò quello che gli analisti definiscono il primo caso documentato di effettiva guerra batteriologica della storia. Le truppe di Gani Bek, prima di ripiegare, lanciarono con le catapulte i cadaveri dei loro commilitoni morti di peste all’interno della cinta muraria di Caffa, coi risultati che sono facilmente immaginabili.
Si dice persino che vennero confezionate vere e proprie bombe batteriologiche formate da indumenti e sostanze infette per la peste. A tanto orrore, ovviamente, derivò entro breve tempo, l’inarrestabile contagio dei genovesi, i quali abbandonarono Caffa, ormai resasi luogo completamente infetto.
Le fonti storiche più attendibili riportano, oltretutto, che le navi della flotta genovese e gli inseparabili ratti a bordo di queste, permisero alla peste nera di espandersi nel bacino mediterraneo, al loro ritorno in patria.
Lascio ai lettori tutte le considerazioni, soprattutto quelle più crude e pessimistiche, che potessero derivare dall’irrompere dell’elemento epidemia in un già difficile quadro di guerra. A volte la natura, che non è solo fatta di fiori e ruscelli di montagna, si prende la scena e, talvolta, nel momento più inopportuno.
Ma chi avrebbe potuto immaginare che già centinaia di anni fa si potesse pensare alla guerra batteriologica ? Eppure esattamente questo successe, proprio nella Crimea della cui esistenza sembriamo esserci accorti solo oggi.