La storia viaggia in treno/1: Orient Express, l’Europa nella sua età dell’oro

Il mitico treno Parigi-Istanbul ha ospitato le élite di diverse epoche. Espressione di un’Europa ricca e pressoché onnipotente, eppure sull’orlo del precipizio

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Molto probabilmente, la storia scorre lungo un binario che qualcuno – raramente ci è dato sapere i nomi esatti dei pionieri – ha posato, con ingegno e fatica, sul pietrisco che, senza quel binario, non permetterebbe di procedere né di tornare indietro. Dal binario non si sfugge e chiunque realizzi una linea ferrata deve avere le idee chiare sulle fermate e sulla destinazione finale del viaggio.

Ferdinando II di Borbone ( 1810-1859) ben sapeva che realizzare la prima ferrovia italiana, la Napoli – Portici, lunga soltanto 27 chilometri, gli avrebbe riservato un posto di assoluto rilievo nella storia, per la verità un po’ ingrata col sovrano del Regno delle Due Sicilie, che gli affibbiò il soprannome di “Re Bomba” a causa del suo carattere impetuoso ed autoritario.

Il treno nelle nostre vite

La figura retorica del treno è parte integrante della nostra vita, fatta di periodi in cui “si viaggia come treni” ma anche di “binari morti” e di “treni persi”. In pieno terzo millennio, ossia nell’epoca dei satelliti e del Metaverso, ancora ricorre l’analogia col treno, quando, alzando gli occhi in una nottata estiva, possiamo scorgere nel cielo il trenino, appunto, dei satelliti da comunicazione della serie Starlink, lanciati più volte dalla Space X di Elon Musk.

Torna il treno, mai passato di moda, perché non tramonta l’idea di qualcosa che segua in sicurezza un tracciato prefissato. Fa parte della nostra natura di mancati eroi apprezzare tutto ciò che ci rassicuri con l’ineluttabilità di una ben precisa rotta, raggiungendo una meta ben determinata e sicura. Così come, nell’immaginario collettivo, il mare aperto ed il cielo sono metafore dell’incerto, quando diciamo “sono in alto mare” oppure “buttare tutto all’aria”, il ritmico e inesorabile sbuffare della locomotiva che arranca col suo convoglio, lenta ma tenace, ci propone l’idea di una grande forza quasi primitiva che si riesca, comunque, a dominare e piegare al nostro volere.

Treni e politica

Innumerevoli gli eventi storici e politici che si svolsero sul treno o lungo una grande linea ferrata. Dai lavori per la costruzione dell’immensa ferrovia Transiberiana al gran lusso delle carrozze Wagon-Lits, dai capolavori della letteratura mondiale (mi piace citare, qui, la celeberrima storia del primo incontro tra Anna Karenina ed il conte Vronksij alla stazione di Mosca), i treni e le ferrovie sono probabilmente l’unica opera umana entrata quasi a far parte della natura, confondendosi in essa come elemento facente parte del paesaggio ove si svolga un fatto degno di nota.

Questo è un minimo racconto di tanti fatti e tanti personaggi a bordo di qualche vagone, quando non fossero alla guida di una locomotiva. Le piccole e grandi storie accadute lungo una strada ferrata (che bella la perdurante definizione francese di “Chemins de fer” per indicare la ferrovia), storie che hanno avuto un peso determinante nella politica (pensiamo agli accordi internazionali firmati su un treno), o le implicazioni che una determinata ferrovia ha avuto in certe scelte politiche o diplomatiche.

Come in ogni viaggio per ferrovia che si rispetti, il treno è fermo sul binario di partenza, tra gli sbuffi bianchissimi ed il sibilo della locomotiva in pressione. Dall’ufficio del capostazione, un ferroviere col cappello rosso, dopo aver dato un’occhiata a tutte le porte del convoglio per verificare che siano chiuse, alza la paletta ed emette un fischio. Si parte. Buon viaggio.

Come nasce il mitico Orient Express

Il nome di Georges Nagelmackers è pressoché sconosciuto, ma l’imprenditore belga (Liegi, 25 giugno 1845 – Château de Villepreux, 10 luglio 1905) che portava questo nome ebbe un ruolo determinante nel costume e nella storia del XIX secolo, in quanto a lui si deve la straordinaria visione di un progetto che avrebbe ben presto surclassato in notorietà la sua originaria finalità di mettere in funzione una linea ferroviaria che unisse Parigi con Costantinopoli (l’attuale Istanbul).

Affascinato dal lusso e dal confort delle prime carrozze ferroviarie Pullman, dal nome del costruttore americano George Mortimer Pullman, sulle quali aveva potuto viaggiare negli Sati Uniti, decise di approfondire la sua conoscenza personale con Pullman in persona e, probabilmente, da quel connubio tra lusso e comfort dei vagoni americani di punta, nacque l’idea di realizzare l’ambizioso progetto di mettere su rotaia il concetto di trasporto di lusso già efficacemente sperimentato dalla compagnia di navigazione Cunard (quella degli splendidi transatlantici Queen Mary, Queen Elizabeth ed Aquitania), con i quali dirigenti si confrontò direttamente.

Inizialmente denominata come Georges Nagelmackers & Company, ebbe l’intuizione di più accuratamente caratterizzare la nascente compagnia di trasporto ferroviario, cambiandone il nome in Compagnie Internationale des Wagons-Lits (CIWL) nel corso del 1873. Era nato l’Orient Express, il treno più famoso al mondo, anche tramite il coinvolgimento finanziario del Re del Belgio, Leopoldo II, appassionatissimo sostenitore del ruolo essenziale dei trasporti ferroviari.

Viaggiatori illustri

Lungo il tracciato dell’Orient Express, nome, per la verità, inizialmente non ufficiale ed inventato dai giornalisti, e solo in seguito accettato ufficialmente, si coniugò efficacemente l’arte alberghiera e ristorativa di gran classe, al punto da divenire un punto di riferimento di assoluto primato. Fu così che, ben presto fecero a gara a farsi ritrarre a bordo i potenti di quel mondo, i politici e gli artisti di maggior rilievo del secolo, dal Principe del Galles (poi Re Edoardo VII) all’Imperatore Francesco Giuseppe, a Lawrence d’Arabia, per giungere a Greta Garbo e Marlene Dietrich negli anni ’40, oltre ad Agatha Christie, che vi ambientò il suo celeberrimo romanzo “Assassinio sull’Orient Express”.

Innumerevoli le storie che videro la CIWL come protagonista di primo piano, perché quel treno significò, in sostanza, l’espressione di un’Europa ricca e pressoché onnipotente che in Oriente (benché Costantinopoli non fosse geograficamente in Oriente) vi andava soltanto per lussuoso diletto o per stringere importanti accordi commerciali.

Il brivido dell’avventura

Fino alla Prima Guerra Mondiale il treno blu letteralmente impazzò nell’opinione pubblica, ma, allo scoppio del conflitto, venne fermato: quel convoglio non avrebbe mai potuto e dovuto trasportare truppe o supporti bellici. Rimase sempre orgogliosamente un treno destinato alle élite di tutto il mondo, e proprio per questo, s’intese “tenerlo fuori dai guai”, modificando nel 1919 il suo percorso originario, e facendolo percorrere il Passo del Sempione, evitando di attraversare la Germania. Si chiamò da lì in avanti, Simplon Orient Express.

Un lato interessante, dal punto di vista sociologico, dell’epopea dell’Orient Express si rivelò essere quando i ricchi passeggeri, non di rado, dovettero affrontare il gelo e la neve in attesa di un treno-soccorso che cavasse d’impaccio le lussuose carrozze blu rimaste bloccate dai rigori del clima. Ma ciò aumentava il fascino di quel viaggio da raccontare ai posteri: era possibile trovarsi coinvolti in vere e proprie avventure a lieto fine, un lieto fine assicurato da un’organizzazione logistica perfetta.

Declino nel secondo Dopoguerra

Ma, ancora una volta, una nuova guerra, questa volta la Seconda Guerra Mondiale, ne fermò le corse. Nel secondo Dopoguerra iniziò, inesorabile, il declino, manifestatosi frammischiando il convoglio, composto, fino ad allora, dalle sole pregiatissime carrozze blu con fregi in oro della CIWL, con altre decisamente più moderne ma decisamente prosaiche.

Ciò accadde per coprire i costi ingentissimi di quella linea, benché fosse diventata nel frattempo meno esclusiva e costosa, fino all’anno 1977, quando le corse dell’Orient Express cessarono.

In anni più recenti, ed ancora oggi, la CIWL è un semplice marchio e qualcosa che assomiglia all’Orient Express e che ne riporta la dicitura ancora circola, esercito da compagnie americane che, absit iniuria verbis, hanno inesorabilmente trasformato il più bel treno del mondo in una “americanata”. Meglio serbare il ricordo di quello originale, coi ristoranti di bordo allestiti con vasellame e cristallerie di assoluto gran pregio e con i suoi elegantissimi fattorini, degni dei migliori Grand Hotel del pianeta.

Vero e proprio fenomeno di costume, l’Orient Express fu un treno rivolto alla nobiltà, ai più ricchi imprenditori, agli artisti più esclusivi e non se ne vergognò mai. Cercare di renderlo più “democratico” ed accessibile al grande pubblico ne segnò la fine.

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