Non sarà il caso, dopo l’ennesima ecatombe, di rispolverare la vecchia espressione “scontro di civiltà” introdotta da Samuel Huntington? Si stenta a farlo perché abbiamo – quasi tutti – paura di violare le regole del “politically correct” e del pacifismo, che si sono insinuati così profondamente nella nostra cultura da diventare parte del linguaggio e del sentire comuni. Vediamo insomma il mondo come vorremmo che fosse, non come è.
Eppure che uno scontro di civiltà sia in atto è evidente. Pur tenendo conto, nel caso del massacro di Mosca, dell’estrema ambiguità e della malafede di Vladimir Putin. Ma una vittoria dell’islam non appare a questo punto impossibile, visto il torpore che sembra annichilire il mondo occidentale.
Sfida laica all’islam
Mi ha molto stupito, a questo proposito, leggere le dichiarazioni di un filosofo algerino che non si fa scrupolo di usare l’espressione suddetta, “scontro di civiltà”. “C’è lo scontro di civiltà e noi siamo nel mezzo”, ha dichiarato. Si chiama Hamid Zanaz e ha scritto un libro che gli ha causato un sacco di guai, per usare un eufemismo. Titolo: “Sfida laica all’Islam”. Docente all’Università di Algeri, dopo la pubblicazione del volume ha dovuto fare i bagagli in fretta e furia rifugiandosi in Francia.
Quale la sua colpa? Aver scritto in modo chiaro che l’attività filosofica, per sua stessa natura, può spingere ad abbracciare l’ateismo o l’agnosticismo. È bastato questo in Algeria, Paese che tra l’altro non è neppure il peggiore quanto a diffusione dell’integralismo, per essere bollato subito come nemico dell’Islam e della stessa nazione.
Com’è possibile, ci si chiede, che una persona nata e cresciuta in un contesto islamico parli di scontro di civiltà, mentre chi vive in Occidente deve stare attento, poiché ricorrere a tale concetto implica immediatamente essere bollati come reazionari, oscurantisti o, peggio, fascisti?
Verso la resa
Qualcosa non va, sembra chiaro. Siamo vittime di un corto circuito che ha bruciato ogni capacità di resistenza e ci sta conducendo, lentamente ma in modo inesorabile, alla resa, all’abbandono di tutto ciò che la cultura occidentale ha prodotto negli ultimi secoli. Non solo la completa libertà di espressione, tesoro inestimabile, ma pure la distinzione tra filosofia e teologia, il rispetto per l’opinione degli altri, la tolleranza verso visioni del mondo diverse dalla nostra.
Illuminismo islamico
Premetto subito che, a mio avviso, la connessione tra attività filosofica (e pure scientifica) da un lato, e ateismo o agnosticismo dall’altro, non è affatto scontata. Vi sono fior di filosofi e di scienziati che si proclamano credenti, e questo in Occidente non è mai stato un problema. Al massimo atei e agnostici si mettono a discutere con i credenti. Ognuno porta le sue argomentazioni e nessuno si sogna di espellere gli “avversari” dalla comunità degli studiosi. La discussione va avanti senza posa dal momento che viene percepita quale strumento di arricchimento reciproco.
Nel mondo islamico non è così, e vale tanto per i fondamentalisti quanto per i moderati. Quando l’Università di Genova conferì la laurea honoris causa in filosofia al celebre teologo svizzero Hans Kung, costui fece notare nella sua prolusione che il mondo islamico non ha mai avuto un Illuminismo, e che la parola “laicità” continua a essere considerata anatema.
I tentativi di laicizzazione, come quello operato da Ataturk in Turchia, sono alla fine falliti a causa della perdurante sottomissione delle masse a un clero che non ha mai rinunciato, in nessun momento, a considerare il libro sacro quale unica fonte della verità (e della legge).
Il fallimento del multiculturalismo
Ci siamo illusi, adottando un multiculturalismo indistinto e senza barriere, di neutralizzare un pericolo del quale, in fondo, si è sempre compresa la portata. I risultati si vedono ora in modo chiarissimo. Tempo fa l’ex premier britannico David Cameron fu attaccato con violenza solo per aver detto che il multiculturalismo è fallito. Purtroppo aveva ragione, anche se è forse troppo tardi per trovare rimedi efficaci.
Le lezioni sono sempre preziose, a patto che si riesca a recepirle in tempo utile. Se invece si va fuori tempo massimo accade il disastro. È quanto sta avvenendo, con la prospettiva di precipitare in un buco nero del quale è impossibile scorgere il fondo.