Dante, immenso Dante Alighieri: era un cristiano medievale e dunque era convinto che la “Donazione di Costantino”, ovvero il presunto testamento nel quale il primo imperatore cristiano riconosceva la superiorità del Papa sulle autorità civili e attribuiva al vescovo di Roma la giurisdizione civile su Roma, l’Italia e tutte le province dell’impero romano d’Occidente fosse autentico (e non un falso medievale come in seguito avrebbe dimostrato Lorenzo Valla).
Il senso della Res Publica
E tuttavia Dante – che gli attributi ce li aveva d’acciaio – dichiarava che quel documento era autentico, ma non legittimo: l’aveva scritto Costantino, ma non aveva il diritto di farlo! Infatti, l’impero non era un bene privato, ma pubblico: l’imperatore non poteva disporne a piacimento ma doveva solo prendersene cura in vista della felicità di tutti.
Concezione antica (il senso romano della Res Publica) e nello stesso tempo modernissima che sgretolava la concezione del potere come “cosa propria” di chi riveste una carica.
Visione umanistica
Sempre Dante, cristiano medievale, nella Divina Commedia si fa accompagnare fino alle soglie del paradiso terrestre da Virgilio che era un pagano, lo riconosce come guida e maestro in un’epoca in cui i credenti erano seriamente convinti che chi fosse fuori dal recinto della chiesa fosse solo destinato al fuoco eterno.
Dante che dichiara illegittimo il documento “di Costantino” riapre la strada alla concezione dello Stato come Res Publica. Il Dante che si fa guidare da Virgilio apre le porte all’Umanesimo. Il nesso tra la visione dantesca che tende alla più ampia conciliazione tra cultura classica e cristiana e la visione umanistica-rinascimentale dovrebbe essere più attentamente considerato.
Si proclamava discepolo di Dante quel Marsilio Ficino che considerava “profeti” del Cristo anche i pagani Zaratustra, Ermete, Orfeo al pari dei biblici Isaia, Daniele, Ezechiele. E discepolo di Marsilio Ficino era a sua volta Pico della Mirandola che immaginava un grande Concilio dei dotti a cui avrebbero partecipato cristiani, ebrei, magi zoroastriani e anche mussulmani. Anche mussulmani…
Più Dante anche per i musulmani
Ecco perché tutti nella scuola pubblica italiana dovrebbero studiare con rinnovata attenzione Dante, soprattutto i mussulmani.
Siccome un testo letterario non è un testo infallibile (ma esistono sulla Terra testi infallibili?) il mussulmano non concorderà sul fatto che Maometto sia mandato da Dante all’inferno e dopo aver legittimamente discordato potrà magari accendersi in lui la luce della consapevolezza che non ha senso “mandare all’inferno” chi semplicemente non condivide la propria fede. Perché poi ognuno di noi ha il tic di mandare gli altri all’inferno e forse se lo fa un poeta sono versi, ma se lo fa un profeta con una vocazione molto marziale sono guai…
Dunque, parafrasando il cavaliere “più Dante per tutti” per entrare nel futuro, in un futuro che – voglia Iddio – non sia la rigida, rissosa prosecuzione delle “identità” dogmatiche del passato.