Cultura

Stupri di gruppo, la soluzione è nella famiglia, non nello Stato

Nessun governo, nessun divieto, né nuova pena come la castrazione chimica, potrà mai sopperire allo splendido ma difficile compito educativo dei genitori

stupro Palermo

Stupri di gruppo, ragazzi che abusano violentemente di ragazze. In un tempo in cui si parla e si agisce tanto, forse inutilmente, contro la violenza come crimine sociale, tra panchine rosse e cortei dell’8 marzo. Perché? Cosa sta succedendo nella nostra società? Che misure dovrebbe adottare un governo per arginare questo delittuoso fenomeno che pare inarrestabile?

Violenza sempre esistita

C’è chi si schiera per la castrazione chimica, chi per il carcere a vita, chi “comprende” i disagi psicologici di questi gruppi, chi ne spiega le motivazioni. Insomma, come sempre nette divisioni tra pareri. Provo a dire la mia.

Episodi di violenza sono sempre esistiti: in famiglia, sul posto di lavoro ed anche in ambienti sacri che dovrebbero essere esempio. Violare fa parte dell’uomo. Non vi indignate, non vi scandalizzate, è ancestrale questa forma di supremazia dell’uno sull’altro. Dalle guerre antiche, in poi. E la donna, specie in antichità, e fino a non molti anni fa, sia in famiglia che sul posto di lavoro veniva considerata inferiore, oggetto di cui disporre.

Certo, e meno male, la società in questo è migliorata, e un atto di violenza è ormai considerato un reato grave da perseguire chiunque lo commetta, e su chiunque venga commesso. Ma, nonostante ciò, si continua a morire per femminicidio, e si continuano a vedere atti di violenza di gruppo. Due fenomeni decisamente diversi.

False soluzioni

L’uno è da riferire ad un senso di fallimento e possesso tradito. Il no, non digerito. L’altro, la supremazia dei tanti a dispetto di una. Come a dire: da solo valgo zero, sono nullità, in gruppo sono forte e posso. È disagio? Sì. È da capire? Sì. Ma da condannare e cercare soluzioni. Che non si trovano nei divieti.

Braccialetti elettronici sì, ma se la vittima non si convince che deve star lontana essa stessa, è inutile. Come è inutile la castrazione chimica. Porterebbe a reazioni socio-psicologiche drammatiche. Immaginate per un attimo la rabbia di questi soggetti cosa potrebbe arrivare a fargli commettere. Leviamoci dalla testa che si possa stuprare solo con con l’organo sessuale!

Vietare il porno, altro errore: il porno fa parte anch’esso di una cultura e impedire a ragazzi (ovviamente maggiorenni) di accedere a siti dedicati a questo sarebbe come non usare le borse o i portafogli perché nella società esistono gli scippatori.

Il ruolo della famiglia

Mi spiace, ma nessun divieto (di stato o di piattaforma) né minaccia di castrazione chimica, potrà risolvere quello che è lo splendido ma difficile compito educativo dei genitori.

La prima agenzia di socializzazione ed educazione, la famiglia: serve parlare costantemente con i loro figli (anche di sesso), confrontarsi, condividere, affrontare con loro ogni giorno la fatica di crescere e così conoscere il mondo. Talvolta ingrato e cattivo. Così come, per quanto possibile, metterli in guardia contro le insidie, formarli al rispetto per le altre persone, fissare il “principio sacro” del non fare male agli altri.

E se necessario punire. Perché no? Punire è crescita. È capire l’errore commesso. Non parlo di scudisciate ma di far pesare con delle privazioni l’atto sbagliato commesso. Che altro?

E poi la scuola. La seconda agenzia di formazione. La scuola è stare in gruppo, è imparare oltre le materie canoniche, a saper stare in società, a rispettare le differenze. Tutte. Nessuna esclusa. Non certo con pupazzetti da costruire con varie parti del corpo a seconda di come si vogliono immaginare ma secondo una normalità che esiste. E che va rispettata anch’essa. 

I no che aiutano a crescere

Nessun governo (di destra o di sinistra) potrà mai sopperire al ruolo dei genitori. È un ruolo che non ha più la valenza di prima, come non esiste più la remora di un linguaggio irrispettoso di contro un diniego o una ramanzina, un vaffa a cui non viene risposto per paura di perdere l’affetto di un figlio. Oggi tutto è stato soppiantato dagli smartphone e dal web. E dal “tutto e subito” che tanto piace sia ai genitori che ai figli per placare talvolta quei sensi di colpa per essere un po’ egoisti.

I no aiutano a crescere, i sì gratificano. Ma se sono sempre questi ultimi a prevalere non si cresce. Si rimane bambini per sempre. E lo si vede bene oggi nelle relazioni, sia amicali che d’amore, cosa accade.

Chi cresce con questi principi distorti è ovvio che poi si trovi a compiere atti anche gravi come questi, semplicemente perché li trova “normali”. Di conseguenza ad un diniego, o semplicemente (si fa per dire) di risposta ad una fragilità sociale, al desiderio di quella supremazia antica mai arginata da una corretta educazione familiare.

Non occorre e non è giusto generalizzare, ovvio che si tratta di massimi sistemi, ma il risultato dell’assenza famigliare, di assenze genitoriali, di ruoli ben definiti come mamma e papà, che servono a dare le dritte del carattere e della personalità al bambino, è questo. Quindi: cari papà e mamma, al lavoro. Voi, non lo Stato.