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Da quando la sinistra non vince più, Internet è diventato una “fogna” da ingabbiare se non chiudere

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Dopo la disfatta della coalizione giallorossa in Umbria puntuali, come al solito, sono giunte le critiche a internet e ai social media. In quest’ultima occasione, forse per una coincidenza, sono partite da Luigi Marattin. Il deputato di Italia Viva ha infatti proposto di obbligare chiunque apra un profilo social a registrarsi usando un documento d’identità per evitare i fenomeni di odio. Non contento, ha pubblicato un tweet rilevando che il web è diventato “una fogna che sta distorcendo le democrazie, invece che allargarle e rafforzarle”.

Il tweet di Marattin è emblematico e spiega molto degli attacchi a internet e ai social. Se è vero che si stanno verificando fenomeni preoccupanti che devono essere sradicati, non tanto istituendo commissioni illiberali quanto attraverso sensibilizzazione e formazione, è pur vero che è difficile spiegare le sconfitte dei progressisti (la marattiniana distorsione della democrazia) con l’odio e la propaganda online. Cosa che invece si sostiene sempre più spesso. Potremmo sintetizzare questa scorciatoia intellettuale in quattro punti:

  1. Il candidato che deve vincere, ed è impossibile che perda, secondo i partiti progressisti e i media mainstream, perde;
  2. La sconfitta non viene adeguatamente rielaborata. Per evitare riflessioni complesse che richiederebbero analisi impegnative, ci si focalizza sugli elettori. Elettori che, avendo scelto il candidato sbagliato, non sono stati in grado di capire i fenomeni politici, risultando così una massa di ignoranti manipolati dalla propaganda sul web;
  3. Il mezzo di manipolazione da cui sono stati condizionati è chiaramente internet perché, come noto, pullula esclusivamente di odio e fake news. Senza verificare scientificamente il loro effetto decisivo sui comportamenti elettorali parte il processo ad internet e ai social (da rileggere l’intervista del professor Luigi Curini qui su Atlantico);
  4. Da tale processo risulta che internet e i social, come sostiene Marattin e come ha più volte dichiarato Renzi, devono essere “riformati”, perché distorcono le democrazie.

Questi quattro punti, pur nella loro semplicità, aiutano dunque a capire gli attacchi alla rete. Un mezzo di comunicazione che da strumento per allargare e rafforzare le democrazie è diventato in pochi anni una “fogna”. Sorge spontaneo chiedersi se, in seguito ad una vittoria di un candidato che deve vincere, ci sarebbero le stesse prese di posizione sul ruolo dei social. A rileggere le reazioni dopo la vittoria di Obama pare proprio di no.